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giovedì 19 aprile 2012

"Parto dagli Arcimboldi perchè amo le sfide"

 «Non mi piacciono le cose facili. È tosta partire subito con il Teatro degli Arcimboldi: sono agitato, ma tanto carico. Non vedo l'ora di sali­re su quel palcoscenico». Marco Mengoni questa sera è a Milano (ore 21; biglietti da 28,75 a 40,25 euro; infoline 02.48.05.731) per il debutto del tour teatrale pensato con Elisa e il suo compagno e pro­duttore 
Andrea Rigonat. 
«Il concerto agli Arcimboldi è rin­novato rispetto a quello dello scor­so novembre al Forum, dove c'era troppa roba. Questo live è più mini­male nella scenografia, ma più ric­co di musica».
L'impronta "black" della giovane popstar di Ronci­glione, che la co­mi ca Geppi Cuc­ciari ha ribattezza­to "le sopracciglia più belle della mu­sica italiana", è ac­centuata dalla pre­senza nella band di sassofono, clari­netto e tromba.
«Una sezione fiati così corposa spri­giona un'energia più forte e coin­volgente. Assieme a Elisa e Rigonat abbiamo reinventato uno spettaco­lo in cui traspare la mia anima più r&b, soul e Motown». 
Qual è il contributo di Elisa? 
«Abbiamo semplicemente parlato molto e confrontato le nostre idee».
Il vostro rapporto artistico pro­seguirà in futuro?
«Io lo spero, ma già questa espe­rienza per me è preziosa e gratifi­cante. Sono un fan di Elisa, che stimo molto, ma purtroppo abbia­mo entrambi pochissimo tempo. Vorrei continuare a collaborare an­che con Rigonat».
Nel "Re matto Tour" del 2010 si era affidato a Luca Tommassini, direttore artistico di "X Factor", che ora su Facebook le rimpro­vera di ignorare la vostra amici­zia.
«Io non litigo con nessuno: la mia vita sta prendendo una direzione buddistica. Preferisco che questi fatti personali rimangano confinati nella sfera privata. Mi piace il rap­porto umano, il confronto faccia a faccia, e non mi va di rispondere sul web, anche perché frequento poco i social network. Per me la vicenda si è già risolta in privato».
Assieme alle hit dei due dischi "Re matto" e "Solo 2.0", con il nuovo singolo "Dall'inferno" di ­ sponibile su iTunes dal 24 aprile, nella prova generale di domeni­ca scorsa ha cantato alcune co­v er.
«Sì, "I Can't Help Falling In Love" di Elvis Presley, "In­nuendo" dei Queen, "Nutbush City Limits" di Ti­na Turner, "Si­gned, Sealed, De­livered I'm Yours" di Stevie Wonder e "Sunny" di Bob­by Hebb. Ho scelto brani che mi stimolano e sono on­nivoro: dai Beatles ai Planet Funk, tutti con arrangiamenti più soul».
Interpreta anche " Rehab" in omaggio ad Amy Winehouse.
«È stata sottovalutata la grandezza di una voce secondo me immensa. Non voglio paragonarla a Billie Ho­liday, ma lei apparteneva a quella schiera di grandi artiste. Si è dato scarsa rilevanza a quello che ha fatto: poche produzioni, ma tutte arricchite dal suo incredibile talen­to».
Fra i ricordi più belli di Marco c'è la collaborazione con Lucio Dalla, che ammirava la persona­lità di Mengoni e dopo il duetto "Meri Luis" l'ha paragonato a Prince.
«Lucio Dalla era un vulcano in eru­zione: conoscerlo e, anche se per poco, poter stare in studio con lui a lavorare, mi rende orgoglioso e for­tunato. Mi ha trasmesso vitalità e amore per questo nostro mestiere, che spesso invece ti tormenta. Mi dispiace solo che in Italia non si facciano i tributi ai grandi della musica, ma che si aspetti quando non ci sono più e non possano godere il loro successo».
Lei scenderebbe a qualche com­promesso per non perdere la po­polarità e il successo di cui gode ora?
«Mai. Bisogna essere sempre se stessi. Non mi va di fare dischi con lo stampino o clonando una hit sentita in radio. Il mio è un percor­so di ricerca e conoscenza che non voglio interrompere: cerco di inci­dere dischi di qualità, senza l'assil­lo della classifica». 

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