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mercoledì 11 dicembre 2013


Marco Mengoni al Medimex - Foto di Marianna Minafra


Sapevamo che l'appuntamento al Medimex era qualcosa da non mancare. Sapevamo che l'incontro con Ernesto Assante sarebbe stato importante. Perché era il Medimex, il luogo in cui si incontra il futuro della musica (sia da un punto di vista tecnologico che “filosofico”); perché c'era Ernesto Assante, la voce più stimata della critica musicale italiana che certo non avrebbe fatto le solite domande; perché c'era Marco Mengoni, cui il Medimex non ha assegnato neanche uno straccio di premio, che ha fatto segnare il record di presenze in loco, ma anche il record di partecipazione sui social messi in campo dall'evento barese. 

Abbiamo dovuto aspettare un po', ma – lo sapevamo e ci contavamo – ecco che sono arrivati puntuali (e benedetti!) i video che hanno permesso a tutti di seguire l'incontro di domenica 8 dicembre (trovate tutti i link in fondo al post). Un'oretta scarsa di chiacchiere che invitiamo ad ascoltare come fosse musica. Perché è musica. Per le nostre orecchie, per il nostro cuore, per la nostra curiosità.

Domanda dopo domanda, ecco che Assante ci presenta il Marco Mengoni che pochissimi conoscono: quello “di tutti i giorni”, che svolge un lavoro quotidiano faticoso (quanto quello di tutti, più o meno, ma con qualche responsabilità in più) perché poi, una volta pubblicato un disco o quando si sale su un palco non si può più dire “questa è venuta male: rifacciamola”. 


Lavoro. Un lavoro che parte da lontano, come Marco ricorda. Una storia che ascoltiamo come un racconto a lieto fine. Quello che invece qui vogliamo sottolineare è un altro aspetto messo in luce dalle risposte concrete e oneste del musicista: la sua consapevolezza


Consapevolezza che non sembra affatto conquistata con l'età, ma che sembra esserci da sempre, fin da quegli anni giovanissimi (14/15 anni) in cui “temeva” la musica perché la sentiva importante, così tanto da non sentirsi pronto. Fino all'incontro con Gabriella Ferri, fino alle serate karaoke con gli amici, fino alle “noiose” lezioni di pianoforte e di chitarra. 


Consapevolezza che esplode durante lo stage di jazz (sempre lì, attorno ai 16 anni), frequentato «senza neanche conoscere Summertime», da cui la voglia di ascoltare le grandi voci come Aretha Franklin e Billie Holiday per poi restare folgorato dalla "collosità" della voce di David Bowie, che suona sporca e imperfetta. 


Consapevolezza di sé e dei limiti incardinati dalla timidezza, sconfitta pian piano con un lavoro da ragazzino, dietro il bancone di un bar prima, poi come aiuto in uno studio di registrazione. Consapevolezza dell'importanza delle tecnologie in un mondo che non può prescindere dall'usarle, e consapevolezza nell'affrontare una vita adulta lontano da casa. 


Consapevolezza che cresce insieme con l'età. «Non mi sentivo pronto così giovane ad affrontare un tema importante come quello del testo dell'Essenziale»
, dice. Con onestà, così come racconta del suo rapporto con la sua voce, strumento potentissimo, ma che cambia, si modifica, come accade in tutti gli adolescenti. «Avevo paura e mi accorgevo di strafare», racconta prima di confessare, con semplicità, «la mia voce è cambiata tantissimo quest'anno, ora forse non arrivo più al Mi bemolle (ma subito precisa: "forse a un Re, un Do") ma non ho più paura», perché sa cosa vuole, dove vuole andare e come farlo. 


Una consapevolezza che c'è da tempo, visto che gli sentiamo dire «in tutte le canzoni che ho cantato ci sono io, perché porto stronzamente tutti i pezzi – anche quelli non miei – verso un modus che è mio». Niente è preso per quello che è, dunque, ma tutto è lavorato, interiorizzato, “mengonizzato”. 


La consapevolezza è fatica. Fatica nel dover affrontare giornate di lavoro lunghissime in cui confrontarsi con lo staff («io disegno il vestito, poi ho bisogno dei miei sarti perché lo si possa cucire proprio come lo voglio»), così come accaduto con Morgan, lì nelle sale prove di XFactor, quando si discuteva su tutto, «come affrontare una parola, una frase, la linea di basso per riarrangiarlo».


Consapevolezza che si svela in tutta la sua reale possenza quando dice «il mio mondo musicale non è pop», confermando di sentire alcuni dei pezzi da lui cantati fin troppo stretti, ché il suo orizzonte è molto più largo di quanto abbiamo ascoltato e che sa benissimo quanto sia tortuosa la strada che lo porterà, con forza e credibilità, a raggiungere la musica che sente essere la sua (bellissimo il discorso tutto attorno al “compromesso”). 


Consapevolezza anche del suo “successo” (lo mettiamo tra virgolette solo per rispetto al protagonista, che sembra non aver ancora preso confidenza con il vocabolo), di fronte al quale dice di sentirsi a proprio agio: «è vero che sono timido, ma per fare questo mestiere ci vuole una bella dose di egocentrismo», lasciando intendere che lui lo è, e che gli piace il rapporto cordiale e rispettoso instaurato con i suoi estimatori.

Non stiamo qui ad annoiarvi con i dettagli tecnici che sono venuti fuori sulla costruzione di una canzone o sul lavoro che c'è dietro ogni singola rima cantata, e torniamo a Marco Mengoni, al giovane uomo di 25 anni – quasi – che ci fa scoppiare in una risata quando, alla domanda «Uscito da XFactor non ti è capitato di perdere la testa, trovandoti di fronte una folla di fan, rischiando di sentirti un dio?» risponde: «Per uno nato il 25 dicembre, dico, sentirsi un dio è più che lecito!». 


Timido ed egocentrico. Consapevolmente artista.


Medimex - Incontri d'Autore - Mengoni/Assante - parte 1
Medimex - Incontri d'Autore - Mengoni/Assante - parte 2
Medimex - Incontri d'Autore - Mengoni/Assante - parte 3
Medimex - Incontri d'Autore - Mengoni/Assante - parte 4
Medimex - Incontri d'Autore - Mengoni/Assante - parte 5
 


 
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venerdì 6 dicembre 2013





Eccoci qui a condividere un'altra tappa di questo viaggio. Sì perché la vita è un viaggio... ed è bello poter sbagliare strada, tornare indietro, viaggiare con gli amici, viaggiare di giorno di notte. In silenzio. Con la musica nelle orechie. Anche viaggiare da soli. La cosa importante, per me, è poterlo raccontare! Mi piace pensare alla vita come un continuo godimento, consapevole che ogni momento è unico e non si torna indietro. quando mi trovo in bilico tra stanchezza e quotidianità che comincia una ricerca spasmodica di condividere. Storie, culture diverse, situazioni assurde, divertenti, pianti, sguardi che diventano lacrime e poi righe di espressione, quell'espressione di amicizia, quella voglia di sentirsi INSIEME. Tanto di questo rimane impresso nella mia mente ma non sempre riesco a scriverlo nelle canzoni, a raccontarvelo in qualche modo. Questo LIBRO VIRTUALE, come lo chiamo io, è un'altra tasca di quel portafoglio di ricordi, colori, di un anno, di un viaggio INIZIATO CON VOI e che continuerà a riempirsi delle mie e delle vostre emozioni... GRAZIE

Così Marco Mengoni presenta il concept di questo i-Book Author, un “libro” che iTunes gli ha proposto di fare, sulla scia di quelli già pubblicati dai Coldplay (nel novembre del 2012) e dai Led Zeppelin (marzo 2013). 

E sebbene già così questa nuova produzione ci sembra bellissima – sì, di i-Book Author al mondo ci sono solo questi tre – lo è ancor di più se pensiamo a cosa sia. Perché un i-Book, nonostante sia inserito negli stores come “libro”, in effetti è un canale aperto con il suo autore. E Marco è qui che è riuscito a fare la differenza, nonostante la grandezza dei suoi due predecessori.

Nel dettaglio, i Coldplay hanno messo dentro, in pieno stile glam, tutto il loro vissuto del Mylo Kyloto Live Tour, con immagini, interviste, video da backstage e varie altre curiosità, bellissime e molto interessanti. Ci sono pure le foto dei fogli di carta su cui sono nati – scritti a mano – i testi dell'album. I Led Zeppelin hanno pubblicato l'essenza della cult-band: miriadi di foto (alcune inedite) e memorabilia, interviste, commenti e chi più ne ha più ne metta. Il tutto introdotto magistralmente da Stevie Nicks.

Qui, nell'i-Book di Marco Mengoni, non ci sono le 312 pagine dei Led Zeppelin, né le 183 dei Coldplay. No. Qui ci sono – al momento – solo 46 pagine. Ma c'è Mengoni. Lui. Non uno che scrive per lui o un suo “presentatore”. C'è lui, direttamente, con tutta la quotidianità del suo essere un giovane artista che sul palco è il Re, ma dal backstage in poi è un giovane uomo di 25 anni (mancano pochi giorni, ormai possiamo dirlo) con i suoi amici, i suoi scherzi, i suoi momenti di riposo, il suo lavoro e soprattutto le sue risate.



Questa è la differenza fondamentale tra i due mitici predecessori e questo italianissimo, nuovo, rivoluzionario modo di intendere lo strumento i-Book Author. E se i selfies, gli autoscatti fatti con il cellulare, sono il must di questi nostri giorni, Marco ne ha fatto uno strumento ancora più totale, perché è attraverso queste pagine – che potremmo dire tutte selfies – che potrà restare “Marco” per tutti i suoi fan, anche se come musicista è sempre più “MarcoMengoni” (sì, tutto attaccato), l'artista di successo, quello bravo, quello cui affidare, ad esempio, il capodanno più trendy della Penisola.

Al momento ci sono solo 8 capitoli, pieni di pensieri, immagini e video. Ma l'i-Book è un canale aperto, in cui aggiungere pagine – o anche solo una foto – ogni volta che si vuole, ogni volta che il suo scrittore avrà voglia di condividere qualcosa in modo diretto, personale, semplicemente come “Marco” con tutti i suoi lettori.

Ora, che ci siano tanti o pochi aggiornamenti in fondo non importa: avere questo libro sul proprio i-Pad è un po' come avere sempre un contatto diretto con chi sta dietro quell'icona. E questo, visto dalla parte di un fan, ci sembra davvero il più bel regalo che si possa ricevere.
 

P.S. Questo tipo di "libro virtuale", che è possibile aggiornare costantemente senza dover obbligare a nuovi acquisti, è costruito su una piattaforma particolare, tecnologicamente avanzata, sviluppata da Apple per i supporti touch. Da qui non è possibile leggerlo con altri apparecchi che non siano i-Pad o computer Mac di ultima generazione (non hanno il touch, ma sono in grado di leggere il puntatore del mouse che farà sfogliare le pagine). E visto che la proposta è stata proprio dell'apple i-Tunes, al momento non c'è in commercio alcun software in grado di convertire un i-Book in un formato e-book "normale". Una limitazione oggi, certo. Ma è questo il prezzo che si paga quando si pensa mettendo i verbi al futuro. E gli artisti, quelli veri, è proprio così che pensano!

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domenica 1 dicembre 2013







Studio milanese di Michele Canova. Tra altoparlanti e mixer, Marco Mengoni risponde alle domande di una fan. E bisogna ammettere che le domande poste da questa ragazza ci sono sembrate molto più interessanti di quanto di solito sentiamo dai microfoni di blogger e presentatori di varia emittenza. 

Ci piace sottolineare un paio di passaggi dell'intervista che trovate sulla pagina web di Mediaset/video, passaggi che riguardano la musica e il modo di viverla di Marco quando non è su un palcoscenico, ovvero quel “momento” che noi fan non conosciamo. 

Il bello dell'essere in studio – racconta Mengoni – è che «puoi prenderti i tuoi momenti per scrivere», oppure per «chiuderti di là suonando il piano». Parole che ci proiettano un film in cui il musicista si assenta da ogni collegamento con il mondo esterno per scrivere quello che gli è arrivato come emozione, come ricordo, come immagine degna di essere raccontata; oppure lo vediamo seduto al pianoforte per mettere insieme accordi su accordi fino a trovare la sequenza giusta, che “suona” proprio come lui vuole... 

Si continua scoprendo un po' di quella che è – ad oggi – la sua idea di futuro. Marco parla del suo pubblico, che è sempre di numeroso e sempre più variegato, trasversale. Un pubblico al quale sente di dover dare «sempre cose nuove» ma che siano sempre sincere, “cose” che provengono da lui, dalla sua vita, dal suo sentire. Quindi, senza mai tradire l'ingrediente fondamentale che sta alla base del suo meraviglioso rapporto con i fan: l'onestà della comunicazione. 

E parlando del suo ultimo singolo, #Non Me Ne Accorgo, ecco che si continua a parlare di futuro. Perché è un brano che – secondo proprio quanto dice l'artista – lasciarebbe intravedere un po' della musica che ci aspetta, musica che non trascurerà parti classiche insieme con ritmi più sostenuti, senza fare a meno di un testo “forte”. 

Certo, magari domani cambierà tutto perché domani si “sentirà” in modo diverso... Ma intanto noi ci teniamo questi segnali, restando pronti a inaspettarci di tutto!

Stay tuned! 

 
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mercoledì 30 ottobre 2013



Marco Mengoni all'IIC di Los Angeles - Ph_Gianfilippo De Rossi per Hit Week


Che cosa ci vuole? Ci vuole carattere.  E forza e pazienza,  e la capacità di saperle  usare al momento giusto.
Ci vuole talento, certo, come in tutto, ma ci vuole soprattutto il cuore per tirarlo fuori e non inciampare su quell'ultimo gradino che porta sul palco.

Il palco è bello, elettrizzante, un trampolino da cui ci si butta nell'infinito, una rampa di lancio. Ma è anche il luogo in cui si è esposti come in nessun altro, in piena luce davanti a tutti quegli sconosciuti che da te cercano un'emozione, bella o brutta, qualcosa che valga la pena di essere ricordato.

E allora, sotto quelle luci con tutto un teatro, un palazzetto, un'arena che ti sta guardando vale la pena di starci solo per qualcosa di vero, per un momento che valga la pena non solo per il pubblico, ma soprattutto per l'artista che sera dopo sera si sta raccontando.

Marco Mengoni ha scandito in quaranta date la sua parte live del 2013, ed in ognuna di queste ha ringraziato e abbracciato nel modo più sincero tutti quei visi, quegli occhi che l'hanno circondato. Alcuni da sempre, altri da tempo e molti altri per la prima volta, coinvolti dall'entusiasmo di chi aveva già vissuto i suoi concerti dal vivo, oppure incuriositi da quel ragazzo così giovane che aveva vinto Sanremo. Ma sono stati tanti a riempire i teatri e le arene per due, tre, quattro, cinque volte con dei sold out così rapidi da stupire persino gli addetti ai lavori.

Marco ha lavorato a fianco dei massimi livelli di professionalità italiana sia a livello musicale che organizzativo e tecnico: le luci dello spettacolo erano tutt'uno con la geometria degli interventi strumentali ed il suono era curato il più possibile rispetto alle varie situazioni acustiche. Così la sua creatività, la sua naturale propensione a variare i pezzi ogni sera si è potuta appoggiare ad una base solida ma nello stesso tempo aperta ai suoi scatti di fantasia.

Ci vuole orecchio, ma anche occhio e un istinto innato a capire entro la fine del primo brano se il pubblico già ti conosce -e diventa quasi un alter ego, un compagno di giochi- o va conquistato piano piano, porgendo ogni pezzo con la delicatezza che lascia il tempo di gustare ogni passaggio, di far sentire quanta bella musica c'è dentro ogni canzone.

Con Marco si è ballato sotto la luna, si è sognato davanti al mare e si è riso ai suoi racconti, sempre più estesi ed articolati, di momenti surreali che un giovane artista può trovarsi a vivere; o ci si è commossi di fronte alla sua gratitudine intensa, sincera nei confronti del suo pubblico.

E sono arrivati i grandi numeri: i milioni di visualizzazioni, i premi, i platino e multiplatino, l'incredibile permanenza nelle classifiche e la fortissima presenza sui social network. Ma anche così si respira aria di partenza (e non di arrivo) di slancio, di avventura. 

E ci vuole tanta testa insieme a tanto cuore per stare davanti al gotha della produzione e del giornalismo musicale americano con solo una chitarra ed una tastiera a sostenerti, e far capire quanto vali a chi, in quel campo, la sa più di tutti, a chi non si beve un effetto per coprire il tremore nella voce o un vocalizzo tanto per prendere tempo. A quel punto ci vuole solo l'anima, quella che hanno solo i veri artisti, e il modo di farla venir fuori nei pochi minuti di una canzone.

Non ha più importanza dove, come e di fronte a chi si canta: c'è solo la musica e l'anima. E un brano cantato cento e cento volte, un brano tuo, uno che canti da quando non eri che un ragazzo qualunque si riempie di quel nuovo te che rinasce ogni giorno coi suoi dubbi, i suoi ricordi e la sua grande, inarrestabile forza.

Perché sì, ci vuole forza ma anche qualcosa di più. Ci vuole Marco Mengoni. (mlml)


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venerdì 11 ottobre 2013




Finalmente! L'elenco delle sale cinematografiche collegate al circuito Nexo Digital in cui verrà proiettato il film-documentario #PRONTOACORRERE-ILVIAGGIO è stato pubblicato sulla pagina Marco Mengoni - l'evento al cinema

La locandina del film-documentario #PRONTOACORRERE-ILVIAGGIO

Ben 172 sale cinematografiche, in 18 regioni italiane, il prossimo 6 novembre proietteranno in diretta via satellite l'anteprima di quanto poi verrà messo a disposizione (dal 12 novembre) con il cofanetto/dvd in cui - oltre alla registrazione del concerto live tenuto da Marco a Taormina lo scorso 26 agosto - siamo certi non mancheranno tanti bellissimi contenuti extra.

Torniamo all'evento, torniamo a #ILVIAGGIO nei cinema perché c'è ancora un "piccolo" dettaglio da riportare. Marco, collegato in diretta con tutte le sale cinematografiche in questione, avrà a disposizione un qualche strumento tecnologico (pad o computer o supercellulare, non lo sappiamo) sul quale leggere tutte le domande che gli spettatori presenti nelle sale cinematografiche gli faranno tramite social network, semplicemente scrivendole su facebook o twitter insieme con l'hashtag #marcomengoniilviaggio (occhio alla doppia i!). Come il Nostro risponderà non lo sappiamo: ci sarà una parte con Marco sullo schermo? oppure risponderà "stesso mezzo", ovvero rispondendo su twitter e/o facebook?

Intanto, che si apra la corsa al biglietto: anche se non tutte le 172 sale cinematografiche hanno iniziato la vendita proprio l'11 ottobre, non dubitiamo che in paio di giorni si apriranno tutti i botteghini. E facendo la citazione, vi salutiamo con un "Buona visione! no, Buon ascolto! no, Buona Visione..." insomma, Stay Tuned!

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sabato 5 ottobre 2013

Marco Mengoni a Taormina - Foto di Germano Pozzati

Era il 31 maggio 2013 quando alcuni protagonisti dell'Essenziale Tour 2013 rilasciavano le interviste di cui qui riportiamo stralci e video. E lo facciamo nonostante il fatto che ne abbiamo già letto e discusso abbondantemente perché vogliamo ribadire un paio di concetti che a volte sembrano finire in un secondo piano. La bravura di Marco è sempre così esuberante... poi ci si metta il fatto che è anche bello, ed ecco che quello che poi conta davvero per un concerto – la musica (voce e strumenti) e lo spettacolo in sé (luci e scenografia) – diventa quasi un fondale scolorito all'interno dei nostri discorsi su Marco Mengoni

No. Marco Mengoni è un musicista cui guardare con occhi ben diversi da quanto si faccia solitamente. Perché non è più il “ragazzo” che lasciava sorpresi per la bravura e presenza scenica. Ora è un giovane uomo, un serio professionista, che sa bene quello che vuole e che lavora tantissimo perché questo accada. 

Visto che lui, per quella grande umiltà che ben gli conosciamo, non se ne vanterà mai, lo facciamo noi. Esatto, con questo post – lunghissimo da leggere e vedere – vogliamo vantarci di lui, vogliamo riempirci il petto di orgoglio e soprattutto vogliamo che il maggior numero di persone ascoltino – e leggano – quello che di Mengoni viene detto. E non da suoi fan, bensì da alcuni tra i più grandi professionisti tecnici del settore musicale in Italia: Alberto “Mente” Butturini (considerato il miglior fonico da live) e Mamo Pozzoli (il “genio” delle luci conteso non solo a livello nazionale). 

Cominciamo proprio da Mente Butturini, di cui riportiamo per iscritto un estratto della sua intervista

«Sono sei musicisti più lui. Sono due tastieristi di cui uno è Gianluca Ballarin, che fa essenzialmente i pianoforti e cura le sequenze, e Andrea Pollione che fa hammond e tastiere. Poi abbiamo due chitarristi, Peter e Luca Colombo, che si dividono equamente le parti chitarristiche... (lo spettacolo sonoro) è molto virato verso il chiatarrismo... incastri di parti... l'arrangiamento... Poi c'è Giovanni e Davide -alla batteria- che sono due collaboratori di lunghissima data che Marco ha voluto rimanessero con lui... basso e batteria. E poi c'è Marco che mette d'accordo tutti: qualcunque cosa succeda lui in ogni caso raddrizza e porta a casa tutto. […] La tournée è partita con delle aspettative molto grandi e le ha confermate in pieno durante il percorso. Noi abbiamo fatto fin'ora teatri esauriti sempre, l'estate si prospetta altrettanto... è stata aperta una coda settembre-ottobre, dove molto probabilmente anche lì sarà così e quindi mi piacerebbe che ce ne fossero 50 di tournée così in Italia, capisci? Il fatto che abbiano deciso di prendere delle persone di una certa esperienza nei posti chiave evidentemente era per dare un piccolo valore aggiunto a quello già grosso che avevano dato creando questa band e dandola in mano prima a Michele Canova che ha prodotto Marco, e poi a Luca Colombo, chitarrista musicista che conoscono tutti, che ha preso in mano la produzione artistica della tournée che ha fatto un grandissimo grandissimo lavoro a livello musicale. Marco non si scopre, non si discute: lo metti sopra un palco e mette d'accordo tutti. Canta da paura, ci sa stare alla grande e quindi è un bel concerto che passa un po' tutti i generi musicali: citazioni anni Sessanta, anni Settanta, si va quasi nell'hip hop, nella musica dance... le ballad, e quindi insomma devo dire che il concerto è divertente, il pubblico è in delirio, scatenato (...)». 

Butturin dà tutta una serie di dati tecnici sul set-up che, tradotti per noi comuni mortali, vuol dire che c'è un gran bell'impianto, che è tutta musica suonata dal vivo e l'unico effetto speciale è un distorsore per alcune parti cantate da Marco (tipo nel ritornello di Dall'Inferno). L'impianto è molto buono, molto versatile tanto che si adatta perfettamente sia al chiuso che all'aperto. 

Ancora Butturin, sempre su Marco: «Io trovo che Marco sarebbe comunque arrivato qua anche senza passare dal talent. Perché lui comunque è un talent. In ogni caso. Quindi questo per lui sarebbe stato un percorso naturale a prescindere dall'esistenza o meno di un talent show. Perché io sono del parere che il talento quando c'è esce in ogni caso. Dopo, è chiaro che loro hanno una visione un po' diversa del mondo del live. Considera che tra me e Marco ci sono 20 anni di differenza, potrebbe essere mio figlio. Io ho un vissuto di tour di anni, di artisti e di musica da cui vengo, degli anni rock e indietro, che mi fa vedere con gli occhi probabilmente diversi di un giovane talento come lui. Però il rapporto che ha con noi è un rapporto da artista adulto, capisci, quindi si confronta alla pari, lui sa quello che vuole, lavora e fa lavorare gli altri, li motiva in modo che si raggiunga quello che lui vuole e credo che questo sia il modo migliore per essere stimati dalle persone. Perché noi stimiamo lui, perché quando entra sul palco noi siamo sicuri che una grande serata ci sarà di sicuro. Il fatto che lui stimi noi perchè gli ridiamo indietro quello che lui fa, il cerchio si chiude lì e quindi insomma è giovane però sa già come si fa a fare questo lavoro».  
Passiamo il microfono a Mamo Pozzoli, che tra i mille dettagli tecnici richiestigli proprio dal genere di testata che lo ha intervistato, dice un paio di cose che ci fanno scoprire ancora un'altra faccia dell'artista Marco Mengoni: «Marco non ha voluto il segui-persona (lo spot che illumina sempre il protagonista su un palco, ndr)... È una richiesta sua, particolare. Questo fatto, che lui abbia chiesto espressamente di non avere il segui-persona ha rappresentato da subito un spartiacque nel senso che siamo entrati in un mondo dove forse l'immagine dell'artista non è quella patinata televisiva da rivista a cui siamo abituati [...] lui ha accettato il fatto di entrare in un mondo in cui sono concesse delle deroghe... immagini volutamente un po' sporche che credo che gli piacciano molto. Marco è stato molto coraggioso a fare un tour con un tipo di palco come questo che non è esattamente un palco televisivo per eccellenza». 


ricca di bellissimi dettagli comprensibili per comprendere 
molto meglio quanto bello sia lo spettacolo pensato insieme con Marco) 

Altro tecnico, Pier Paolo Baldelli, direttore di produzione del tour F&P: «È un tour che sta andando benissimo, è davvero una piacevole scoperta, una piacevole sorpresa. Da un punto di vista artistico e dal punto si vista della resa, questo è il tour top dell'anno, sì. Nei confronti dei talent da parte di tanti addetti ai lavori noto una certa forma di snobismo invece secondo me il talent è una grandissima opportunità per fare emergere talenti che abbiamo in giro ma di cui nessuno si accorge perché magari non conoscono la figlia del discografico, che magari non hanno come contattare una radio, che magari non sanno da quale strada passare, non sanno qual è la via per arrivare. Il talent è secondo me una grandissima opportunità per fare emergere talenti e Marco ne è un esempio eclatante perché Marco probabimente sarebbe esploso lo stesso visto il talento però sicuramente il talent è stato un grande viatico per arrivare al grande pubblico. In questo momento attorno a Marco c'è una grandissima attenzione a livello discografico… A un certo punto si decide che questo ragazzo ha le potanzialità, ha le capacità, ha il talento per poter diventare – ammesso che già non lo sia – un nome top nel panorama nazionale e dopo l'Eurovision probabilmente anche nel panorama internazionale. In quel momento si decide di fare investimenti importanti. Avere in tour Pozzoli e Butturni vuol dire avere in tour nomi di fascia altissima [...]». 


Le conclusioni per una volta non le abbiamo tirate noi: vi facciamo ascoltare quelle registrate proprio dal giornalista che ha raccolto le interviste e che ha visto lo spettacolo con sguardo e udito del “tecnico”: 



Tutti i video, considerazioni riportate ed altri "tecnicismi" molto molto interessanti sul magazine soundlite.it 

Stay tuned!
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martedì 1 ottobre 2013







Sempre con il cuore davanti. Ecco cos'è! Ecco come spiegare quella sensazione di eccitamento, ansia, gioia, trepidazione, euforia... quel che chiamiamo “batticuore” che ci assale tutte le volte che le luci si spengono e il palcoscenico piomba in un buio profondo per una manciata di secondi prima che si illumini di note. 

È in quei pochi secondi, proprio quando le “antenne della condivisione” iniziano a pulsare, che il nostro cuore compie un balzo e si sposta davanti. Accettando un invito ricevuto da alcuni anni fa, da altri solo “ieri”, un invito che viene riproposto ad ogni data; di più, ad ogni canzone; ancora di più, ad ogni contatto visivo con il protagonista di questa piccola storia musicale che vogliamo raccontarvi. 

Una piccola storia che sembra una favola, con tanto di principe dai nobili sentimenti ed esercito dall'armatura lucente, tutti al galoppo su destrieri più o meno tecnologici in cerca di terre da conquistare... 

No, non è una favola. Così fosse, si svilirebbe l'importanza di quanto c'è nella musica, di più, nella comunicazione di Marco Mengoni. Perché che canti o che parli, quello che è lui, quella che è la sua comunicazione è tutta lì, sempre con il cuore davanti. Un cuore che viene mostrato quando ancora è tutto solo un gioco di ombre, quando due braccia si allargano, proprio quando ti viene di allargare anche le tue e abbracciare chiunque stia lì accanto, persona conosciuta o meno non importa: perché il suo cuore in quel preciso istante ha ricevuto l'invito e certo – sentendolo così sincero – lo ha accolto.


Quando un musicista ha anche questo dono, quello della comunicazione sincera e necessariamente urgente, è impossibile resistergli. La musica, che sia semplice o complessa, diventa linguaggio di sentimenti, diventa un coro di emozioni di cui siamo affamati, un coro che è fatto di urla, di applausi, di parole cantate o di messaggi in formato A4 che altro non sono che ulteriori aspetti di quel cuore sempre davanti

Sì, il concerto visto a Roma lo scorso 28 settembre è stato molto bello. Perché è stato offerto dal palco e raccolto dal pubblico, e dal pubblico restituito al palco, a Marco, come il pubblico ha saputo e potuto fare. E non importa se una sorpresa è riuscita solo a metà, non importa se gli inviti “seduti! seduti!” delle file oltre la decima hanno involontariamente generato un po' di confusione su uno dei monologhi di Mengoni. Non importa. I cuori, quando arrivano davanti, esondano. E non c'è verso di trattenersi entro argini prestabiliti. 

I concerti, gli spettacoli dal vivo, si nutrono anche di quanto accade tutto attorno a un palcoscenico, e più vitalità e affetto e partecipazione c'è e meglio è. Perché poi, in fondo, quel cuore davanti non manca mai di rispetto a nessuno. Ha i suoi tempi di reazione, ma poi sa che non può togliere un solo palpito agli altri cuori davanti che per caso sono capitati qualche metro più indietro. 

E lo sa benissimo anche Marco. Che sale sul palcoscenico con l'intento, sincero e limpido, di regalare due ore di gioia a chiunque sia venuto ad ascoltarlo. Due ore di spettacolo che non sono mai uguali, ché il suo cuore davanti guarda ogni singolo parterre, tribuna, gradinata, loggione sempre con nuovo stupore e riconoscenza. 

In più, i giorni passano – e anche i mesi e gli anni – e la Musica generata da quel giovane uomo cambia colore. I toni si scuriscono pur restando netti e brillanti. Così, quanto prima aveva le sfumature giallo-arancio, ora si tinge di carminio brillante e giù fino ai blu profondi. Ma sempre di oro e pietre preziose si parla: che sia oro rosso o rubino o zaffiro, la luce riflessa ha in sé – intatti – tutti i colori del mondo. 

Basta ascoltare #SpariNelDeserto per averne prova tangibile. Dall'introduzione orgogliosa e schietta fino alla chiusura improvvisata – come sempre – con la complicità di tutti i musicisti. Non c'è tonalità che manchi all'appello, non c'è sfumatura di colore di cui il “pittore” si sia dimenticato. E non ci sono solo i colori naturali, ché non mancano le cromature e le “sabbiature”, tanto da far diventare questa canzone una sorta di sinossi di quanto ci si dovrà inaspettare da adesso in poi. 

Per non dire di #LaValleDeiRe, accompagnata in più dal gesto essenziale ma bellissimo della mano che lascia rotolare una corona invisibile... anche questa con la chiusura improvvisata, anche questa luce che, rifratta dal cuore a prisma al centro del palcoscenico, si offre come il più esaltante degli arcobaleni. 

Potremmo dire così di ogni canzone, fermarci ad analizzare ogni piccola variazione che ne fa pezzi unici, ma sarebbero solo parole, e le parole non hanno la stessa sostanza della musica. Ché la musica, per rubare e adattare una citazione famosa, è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. 

E noi abbiamo sognato. Per due ore abbiamo lasciato il nostro cuore davanti libero di sognare che se ci fosse un paradiso sarebbe esattamente come quella lunghissima emozione vissuta e condivisa con gli affetti cari che ci sfioravano le braccia con le loro braccia, anche queste – nelle poltroncine lì accanto – ruvide di felicità.


E se fino a quel punto non importava più se fossimo a Roma o a Timbuctù, se fosse estate o autunno, se fosse notte o giorno, solo qualche minuto più avanti ha perso importanza molto altro. Perché se dal palco un cuore davanti ti dice con tutta onestà (e con la semplicità di cui solo i veramente sinceri sono capaci) «la vita veramente è una sola e io vi auguro di viverla la meglio (...), e io devo dire che me la sto godendo ed è dal 2009 che di cose ne sono successe e io vi devo troppi troppi troppi grazie», e te lo dice così come lo sentiamo, così profondamente e indubitabilmente sincero, bè, allora non si può fare altro che crederci, e rendere omaggio all'unica vita che abbiamo, godercela per quanto è possibile, mettendo da parte ogni inutile malumore e regalando sorrisi senza chiedere nulla in cambio, perché non c'è niente che ripaga di un sorriso regalato. 

Non c'è niente che sia più vitale e più umanamente bello di un cuore davanti.

read more "L'umana bellezza di un "cuore sempre davanti""

mercoledì 25 settembre 2013



#PRONTOACORREREILVIAGGIO 
in diretta il 6 novembre 
nei cinema di tutta Italia 





La notizia è piovuta all'improvviso a metà pomeriggio di un giorno NON qualunque: il 25 settembre, ovvero il giorno in cui Marco Mengoni torna sul palcoscenico per dare inizio all'ultimo step del suo lungo viaggio live targato 2013. 

Il sito marcomengoni.it  annuncia: 

Solo per una sera in contemporanea via satellite 
nei cinema di tutta Italia l’anteprima del film-concerto #PRONTOACORREREILVIAGGIO 
che uscirà il 12 novembre su etichetta Sony Music 

L'appuntamento quindi è per il mercoledì 6 novembre alle 20.30 nei cinema di tutta Italia di cui presto scopriremo nomi e luoghi attraverso il sito www.nexodigital.it 

Già questa è una delle tante #solocosebelle annunciate da molti mesi dalla sua manager, Marta Donà. Ma c'è di più! 

Continuando a leggere le news su marcomengoni.it apprendiamo che  non sarà solo il concerto a vivere sul grande schermo. Mengoni ha messo a punto per i suoi fan una speciale interazione in diretta, durante la quale risponderà alle domande del suo esercito ripercorrendo un anno di successi, gioie e soddisfazioni.  

Non ci resta che aspettare l'elenco delle sale cinematografiche inserite in questo speciale circuito mengoniano e prepararci a vivere ancora una notte speciale con il Re Matto.
read more "#PRONTOACORREREILVIAGGIO in diretta nei cinema di tutta Italia"

mercoledì 11 settembre 2013





APPUNTAMENTI CON 
MARCO MENGONI 
SETTEMBRE 2013 
(sempre in aggiornamento) 
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VENERDI 13 SETTEMBRE
dalle 21.10
 
TALE E QUALE SHOW


Il programma di RaiUno ha annunciato che ci sarà l'esibizione 
di qualcuno che IMITERA' Marco Mengoni.
Magari NON ci sarà Marco, ma... chissà come lo presentano! ;-)


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VENERDI 17 SETTEMBRE
dalle 17.20

MTV European Music Awards 2013
NOMINATION



In diretta su MTV - canale 8 del digitale terrestre - verranno annunciate 
le NOMINATION per gli European Music Awards 2013 
Incrociamo le dita e vediamo se avremo la possibilità di votare Marco Mengoni
nel più prestigioso contest musicale internazionale dell'anno


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MERCOLEDI 25 SETTEMBRE
dalle 21

TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI
MILANO
 
 
Inizia la tranche autunnale dell'Essenziale Tour
Sold Out 
 
 
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GIOVEDI 26 SETTEMBRE
dalle 21

TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI
MILANO
 
 
Seconda data dell'Essenziale Tour - Autunno 2013
Sold Out 
 
 
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SABATO 28 SETTEMBRE
dalle 21

GRAN TEATRO
ROMA
 
 
Terza data dell'Essenziale Tour - Autunno 2013
Biglietti su:
 
TicketOne
Prontoticket
LisTicket


read more "Agenda Settembre 2013"

martedì 3 settembre 2013





Arriva vestito di sorriso che nessuno stilista potrà mai firmare... 

Marco Mengoni al Teatro Romano di Verona mentre guarda ammirato una farfallina che si poggia sulle sue dita (ph_Grazia Cetri )


Il Teatro Romano ha la naturale predisposizione di un abbraccio: siamo noi ad abbracciare Marco o è lui ad abbracciare noi? Si vocifera che siamo una cosa sola. 

Lo spazio circondato di cielo è la condizione ideale per una serata magica. Ho raccolto le stelle e ascoltato quella più luminosa. In questo mondo così malato - dove le parole e il loro senso perdono di significato - mi ritrovo in luoghi in cui la forza della parola, la forza delle emozioni e la forza della musica diventano la mia àncora di salvezza, catapultandomi in altre dimensioni, percorrendo geografie emozionali mai esplorate prima, uniche ed irripetibili. 

I concerti di Mengoni, lo sappiamo bene, non sono mai uguali l’uno con l’altro, tanto quanto il donare, anche se quello che emerge prepotentemente è l’atto della condivisione, l’atto del dare e ricevere: una questione di vasi comunicanti perfetti. 

Questo atto mi ha spinto sempre più a liberarmi dai particolarismi, dai piccoli egoismi della piccola città di provincia, ed è stato uno dei miei migliori investimenti da oltre quattro anni a questa parte. Nei concerti ricerco sempre la bellezza e anche l’estetica. Marco Mengoni è bello eticamente perché gli riconosco l’insostituibile unicità di ogni singolo individuo, l’unicità del suo progetto musicale e artistico, ed è bello esteticamente e, quindi, un doveroso e sacrosanto godimento di quello che la vista si trova a guardare. Insomma, credo che Dostoevskij, con la sua fiducia smisurata nei confronti dell’arte, abbia ragione a sostenere che "la Bellezza salverà il mondo". 

Tutto il segreto è qui, senza la Bellezza non si potrebbe vivere. Mentre "il sonno della ragione genera mostri", noi ci stiamo dando da fare per condividere altro. 

Il tour estivo è stato importante. Verona è stata una tappa importante. Marco è stato importante. Musicalmente (e grazie anche alla band) riesce a trasformare ogni volta pezzi già proposti in perle rare: dai pezzi dell’ultimo cd ai testi di quello precedente, accostando la meraviglia di Blacc I Need a Dollar

Sempre più inarrivabile: un Mengoni colto, ricercato, raffinato, divertente … la sua voce sempre più "adorabile" che ti accarezza il viso: so dove cercare le anime belle.

Sul treno di ritorno guardavo le nuvole che disegnavano il cielo di pizzi e ricami: è proprio una bella giornata per ricordare la scorpacciata d’amore e, assumendo il "farmaco Mengoni" a rilascio prolungato, ho una copertura di qualche settimana. Al prossimo appuntamento potrò nutrire nuovamente cuore, anima e cervello … per poter vivere.

Grazie per essere arrivato vestito di sorriso che nessuno stilista potrà mai firmare. (Nunzia Fontana)
read more "La Bellezza che diventa Nutrimento "

domenica 1 settembre 2013



testo e foto di Marco Piraccini
(su Stardust - la fama ti fa bella)


Marco Mengoni - Verona, 31 agosto 2013


Non poteva accadere in alcun altro posto al mondo se non a Verona, per antonomasia la città dell'amore, che un intero concerto venisse dedicato e consacrato a questo sentimento, a questo atto, a quell'indefinibile forza che permette di sognare, di respirare, di vivere.

Protagonista di questo processo di scambio e condivisione di sentimenti è stato non tanto Marco Mengoni quanto il suo pubblico, quell'esercito che lui stesso non perde occasione di idolatrare come simbolo di concretezza dovuta a quelle speranze che possono e devono concretizzarsi. 

Un pubblico, quello di Mengoni, che gli dimostra amore in tutte le forme umanamente possibili, conscio del fatto che "non c'è niente che resiste" nel momento in cui "il cuore insiste". 


Così Marco Mengoni diventa nuovamente re: non si sforza, lui, di essere quello che è, di cercare una forma espressiva per i suoi pensieri, per il suo sentire. Gli viene naturale. Tutto è in funzione dell'amore: del crederci ancora, del sorridere senza perdere né sprecare tempo. 

Marco insegna al suo pubblico quello che gli è forse mancato nel passato recente, lo sprona a vivere la vita, l'emozione, come un'avventura straordinaria nella quale poter agire in funzione dei propri ideali, della propria libertà. Da conquistare, da difendere: e Mengoni ne è padrone.

È
appunto un re: di una valle, di una città, di un esercito. L'essenziale, e lo si capisce al termine di ogni suo concerto, è non perdersi: semplicemente vivere.


Nell'articolo originale di Marco Piraccini tante altre immagini dal concerto veronese 



read more "Verona, la valle del Re Marco"

sabato 31 agosto 2013




Questo è l'anno di Mengoni, leggiamo e sentiamo dappertutto, con grandissimo piacere ogni volta. E ogni volta quella frase ci illumina un po', sentendoci noi fans parte di tutto ciò che è partito da XFactor quattro anni fa.

 
Marco Mengoni - ph_Annalisa


La vittoria di Sanremo (molto meno scontata di quanto ora la gente sembri credere), i premi, L'Essenziale che gira il mondo come si appresta a fare il suo autore ed interprete, tutta quella fila di zeri sulle visualizzazioni e sulle vendite sono per noi un piacere quotidiano cui ci stiamo abituando, come il caffè la mattina o il sorriso di un amico. 

Ed è bastato proprio vedere Marco sorridere all'Ariston per iniziare a sentire “qualcosa”: la promessa di suoni nuovi, di musica che non ci avrebbe mai più lasciati, l'attesa dell'album e poi del tour. E noi sappiamo come sono i tour di Marco: emozioni a non finire, sorprese a vicenda tra palco e pubblico, orizzonte musicale che si allarga grazie a tutto quello che ascoltiamo, abbracci, visi conosciuti o nuovi che rispecchiano la nostra allegria o il nostro abbandonarsi al sentimento. 

Prontiacorrere? Via! 
Anteprima nei teatri e tour estivo nelle arene, scritto così pare poco. Ma qui si parla dei più eleganti teatri italiani, di quelli di grande tradizione lirica e sinfonica in cui risuonano Puccini, Mozart, Rossini, Beethoven. Ma perché stupirsi? La musica è una, quella che fa bene, che riporta a galla quella parte di sé che nella vita quotidiana rimane soffocata dai doveri e dagli impegni. Ogni opera lirica aveva al suo interno una o più “canzonette”, quelli che oggi chiamiamo “singoli”, i pezzi che si potevano comprare da soli (si parla ovviamente di spartiti) per poterseli suonare e cantare a casa, e così diventavano patrimonio della vita di tutti. E sono hit che funzionano da secoli... 

Così, tra stucchi e lampadari, soffitti affrescati e dorature, Marco ci ha portato ancora un po' avanti, come sempre: la sua eleganza, che sarebbe stata ingessata su chiunque non fosse stato spontaneo e immediato come lui, la sua voglia di dare corpo attraverso la musica a tutti gli attimi della vita ci ha fatto capire che in qualunque gesto, in qualunque rapporto non dobbiamo temere di raggiungere il massimo delle nostre possibilità. 

Un ragazzo di 24 anni, sì, ma anche un uomo, ormai sicuro di sé e delle proprie scelte che esplora nuovi modi di esprimersi, di rendere attraverso quello che scrive ed interpreta tutto l'entusiasmo, lo stupore, i pensieri che ognuno di noi ha avuto o sta avendo in quello o questo periodo della sua vita. E di viverli al proprio meglio, senza paura di essere troppo eleganti, troppo raffinati, troppo diversi da chi crede di essere di moda con la volgarità. 

Questo Marco lo esprime in tutto nel suo tour: con la sapiente direzione musicale di Luca Colombo, che trova sempre le soluzioni più interessanti per ogni brano, nella collaborazione con i bravissimi tastieristi Pollione e Ballarin, e con la continua crescita tecnica ed espressiva dei compagni di sempre, Davide Sollazzi - Giovanni Pallotti - Peter Cornacchia. 

In concerto i brani dell'album, come sempre, acquistano una terza, quarta e quinta dimensione. Non si ascoltano e basta, si vedono, si toccano, arrivano oltre e ci conquistano sempre di più. I brani storici “si vestono di nuovi colori” - Battisti è sempre con noi – e ci sorprendono come la camaleontica Credimi Ancora

Marco è uno che sa aspettare, ma è anche uno che si stanca presto delle strade che percorre e ci tiene a far conoscere quanto “sua” sia la musica che sta vivendo insieme con noi: le sue improvvisazioni diventano sempre più articolate, i suoi interventi strumentali – con voce o con chitarra – una bellissima caccia al tesoro che cambia di concerto in concerto. 

Con il mese di luglio inizia il tour vero e proprio (solo anagraficamente parlando) e gli ormai apprezzatissimi totem – torri – ripetitori – narratori di luce hanno sfondi più ampi e potenti. Ville venete, templi, anfiteatri, splendidi giardini, mare, montagna... se la bellezza chiama bellezza, Marco non si fa e non ci fa mancare niente in questo senso.

La scaletta (o come dicevamo nel secolo scorso, il programma) varia, e c'è un bel mood rilassato, in cui il funky-reggae di Questa notte apre la porta al gioco e al ballo – sempre in parallelo tra palco e pubblico – che nelle notti stellate è quello che ci vuole. 

Ma di nuovo Marco non si accontenta: può un concerto essere uguale all'altro? Si può solo ripetere una formula, per quanto efficace? Neanche per sogno! E allora sera dopo sera vediamo allargare le ali al Mengoni attore, quello che mentre racconta qualcosa cambia statura, espressione, voce, accento e si sposta qua e là impersonando l'ormai mitico uomo della security (che sta raggiungendo dimensioni impressionanti), il simpatico tipo che pensa di essere ricordato dopo sette anni (anche in versione femminile, molto vivace), la coppia angioletto-diavoletto e così via, tra risate aperte del pubblico e attacchi di ilarità da parte dei musicisti. 

Conclusa la parte estiva si tornerà nei teatri per le richiestissime repliche. E poi anche questo tour finirà. Ma come nelle storie più avvincenti, niente finirà davvero: Marco è sempre Marco, e “noi” dall'altra parte siamo sempre di più. Tanti occhi nuovi, tanti sorrisi lo accoglieranno ogni volta qui in Italia ma anche fuori, nei Paesi che lo stanno già aspettando con la nostra stessa voglia riscoprirsi “belli” come Marco ci fa sentire. (mlml)
read more "Centomila di questi sorrisi"