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mercoledì 31 luglio 2013




Il prossimo 26 agosto, Marco Mengoni registrerà il live di Taormina. Registrazione che diventerà un prossimo, prezioso dvd. Così, «anche chi non ci sarà, ci sarà comunque»



Questa notizia è davvero bellissima, e per tanti motivi. Certo, avere una registrazione “professionale” di un live di Mengoni è una cosa fantastica: per quanto siano davvero speciali i video che condividiamo e che ci permettono di vivere ogni suo concerto come fossimo lì, le immagini – giustamente – tremolano, l'audio risente drammaticamente dell'amplificazione, così – per esempio – non c'è neanche un solo video di #unaparola che non “gracchi”. 

E c'è una cosa che i bellissimi, necessari video girati dai fan non possono avere: le immagini che ci raccontano lo spettacolo che si vede dal palco. 

Ecco. Questo è il motivo che più ci rende felici, e riconoscenti... Qui entriamo in un discorso complicato da fare, ma ci proviamo lo stesso. 

Un dvd live è una cosa bellissima, che serve a fermare nel tempo la bellezza di un tour di grande successo. Anche se Marco Mengoni ne ha già due al suo attivo, non è cosa che si possa dire “usuale”. Perché costa. Perché poi va venduto, “intasando” la proposta commerciale dell'artista. 

No, non è una cosa “semplice” da affrontare, soprattutto per un giovane musicista che – i manuali così dicono – dovrebbe puntare sulle nuove produzioni, tornare in sala di registrazione e cercare di bissare l'ultimo successo. 

Sì, così dicono. Sarebbe la via più semplice... si tratterebbe di “cavalcare l'onda”... Ma no. Marco Mengoni non è uno che segue le regole dei manuali. Lui segue regole tutte sue, cui gli autori dei manuali dovranno (e forse lo hanno già fatto) adeguarsi. E la regola n. 1 di Marco sembra essere “dare a Cesare quel che è di Cesare”, riconoscere quel 50% che – secondo lui – è artefice alla pari di tutte quelle #cosebelle che lo stanno vedendo protagonista: i suoi fan, il suo Esercito. 

È così che vediamo questo dvd: ancora un ennesimo modo di ringraziarci, condividendo con noi, tutti noi nessuno escluso, la bellezza dello spettacolo che siamo NOI visti dalla parte alta del palcoscenico. 

Noi che agitiamo le mani, che dondoliamo, che saltiamo, che cantiamo con lui. Noi, l'energia che lui respira quando si piazza davanti al microfono, al buio; quell'energia che lui è capace di toccare, decifrare, “gestire” potremmo anche dire, così da restituircela moltiplicata grazie al suo modo di essere artista. 

C'è la musica e c'è la sua bellissima voce sul palco. Ci siamo noi, il pubblico, sotto il palco. Nel mezzo, il suo cuore, il catalizzatore capace di aumentare la meraviglia dell'incontro degli uni e degli altri. 

Ma, come succede per i giochi pirotecnici, per godersi appieno lo spettacolo non si può stare lì dove si infiammano le polveri: bisogna stare lontani, così da poter vedere l'intero disegno di luci colorate. 

Ecco, questo è quello che pensiamo sia questo dvd. Il suo modo di farci partecipare davvero allo spettacolo che accende le notti di questo tour. Uno spettacolo in cui ci sono i fan e l'artista che possono finalmente godere dello stesso spettacolo.  «... Per capire cosa siamo NOI».

read more "Un dvd «per capire cosa siamo NOI»"

martedì 30 luglio 2013



  
Il Teatro Antico di Taormina, il W Hotel di Hollywood e Marco Mengoni in una foto di Liz Argenteri


Come se non bastasse Caronte, la perturbazione africana che ci sta facendo sudare le proverbiali sette camicie, ecco che Marco Mengoni ci mette del suo e trascina tutta la sua fanbase sulla graticola. Perché le notizie, se date con il contagocce, fanno uno strano effetto: agitano. E chi si agita, suda. E se già la temperatura ambientale è alta... 

Non per nulla, però, la fanbase mengoniana è chiamata Esercito: è sufficiente un segno del Capo, in questo caso un tweet, che ci si compatta, si organizza l'avanscoperta, si fanno arrivare i messaggi al reparto crittografia ed ecco che la matassa di punti interrogativi pian piano si dipana.

#Solocosebelle e #Ilmegliodeveancoravenire sono gli hashtag lanciati dal Colonnello, la manager Marta Donà, che regge il gioco (sadico!) del Capo mettendoci anche l'aggravante... Però... 

Però l'Esercito un po' di cose le ha scoperte. E tutte hanno a che fare con le stelle

Come quelle di Hollywood Boulevard, la famosa strada di Los Angeles in cui il marciapiedi - noto come Walk of Fame - è segnato dalle stelle che rendono onore ai personaggi più famosi: ci sono attori, registi, sportivi e tanti tanti artisti della musica. 

Proprio su Hollywood Boulevard si alza l'hotel in cui si terrà la Billboard Music Conference i prossimi 28 e 29 ottobre, date in cui prorpio in questo albergo, proprio per la Billboard Music Conference, si terranno i due show case del nostro Marco Mengoni

Due serate presentate come “esclusive”, aperte a big tra i big dell'industria musicale internazionale, riuniti dalla testata musicale più prestigiosa al mondo per “scambiarsi informazione su quanto il mondo della musica contemporanea offre”. 

Quello che sappiamo è che Marco ci sarà. Cosa farà e perché... #solocosebelle e #ilmegliodeveancoravenire

Certo è che noi, guardando al nostro Mengoni, lo vediamo già con una luce molto più splendente. Una stella che risplende sempre più alta al nostro orizzonte, tanto quanto quelle che vedremo nel cielo di Taormina, il prossimo 26 agosto, data che si accende di nuovi riflessi. 

Perché il Capo in persona ha comunicato che a Taormina “ci sarà anche chi non ci sarà”, messaggio criptico su cui la sezione apposita dell'Esercito sta già lavorando alacremente. 

Certo è che il bellissimo Teatro Antico ha rappresentato, fin da subito, una delle méte più ambite dall'intera fanbase (concerto + qualche giorno in Sicilia... una vera golosità), ed è certo che la sua scenografia è perfetta per tante cose... Ma aspettiamo che i crittografi assolvano ai loro compiti per essere certi di quale cielo stellato troveremo. 

Quel che sappiamo fino ad ora è che ci aspettano #solocosebelle, perché #ilmegliodeveancoravenire.

Stay tuned!

read more "Cieli stellati e misteriosi appuntamenti"

martedì 23 luglio 2013




Se avesse messo su un tour di dieci date in tutto, la notizia - onestamente - sarebbe da relegare in un semplice update del calendario già pubblicato. Ma no, qui stiamo parlando di ben altro. Qui si sta dando la notizia di altre quattro date aggiunte in coda a un calendario che si avvicina paurosamente alla cifra di 40 date in 6 mesi, ossia un concerto ogni quattro giorni e mezzo. E ogni singolo concerto è stracolmo, pur se organizzato nei bellissimi angoli (un po' difficili da raggiungere) della nostra Penisola

Il placo dell'Essenziale Tour, da sinistra: Peter Cornacchia, Davide Sollazzi, Giovanni Pallotti, Marco Mengoni, Andrea Pollione, Luca Colombo e, alle sue spalle, Gianluca Ballarin

Marco Mengoni, il "figlio di talent"con quella voce "che sembra un miagolio" incardinata in un ragazzino che "piace perché è bello", questa estate sembra aver deciso di passare alla cassa e riscuotere - con gli interessi - quanto di lui è stato detto fino a non molto tempo fa, visto che solo nel corso dell'ultimo Sanremo - febbraio 2013 - gli è riuscito di convincere la critica che no, non miagola; che no, non piace solo perché è bello (certo, aiuta, ma non è tutto); e, soprattutto, che uscire da un talent non è un peccato mortale. 

Mengoni, dicevamo, ha dovuto aggiungere ancora altre date al suo lunghissimo tour: ecco la terza data a Roma, all'Auditorium Parco della Musica, il 6 ottobre; la terza a Torino, all'Auditorium del Lingotto, il 17 ottobre; la terza anche a Firenze, al Teatro Verdi il prossimo 19 ottobre; e addirittura una quarta data a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, il 20 ottobre. Perché le precedenti - pur essendo tra fine agosto e settembre - sono già quasi sold-out e la richiesta è ancora altissima. 

Come è possibile? La risposta è la più semplice che ci sia. Perché è bravo, perché i suo spettacoli sono divertenti e molto molto ben fatti. A cominciare dalla scenografia, con le torri di Mamo Pozzoli a far da "antenne trasmittenti" - così racconta Marco Mengoni - per le emozioni musicali che lui vuole condividere con il suo pubblico, entità per la quale il giovane di Ronciglione non lesina parole di sincera gratitudine. Antenne che a quanto pare funzionano benissimo, visto che persino nella piana del Brenta (impossibile da raggiungere se non con l'automobile) o tra le colline della Granda (raggiungibili prima solo con l'auto e poi praticamente solo a piedi) il "tutto esaurito" è stato raggiunto con estrema facilità. 

Un spettacolo che funziona nella sua componente più importante, la musica. Un gruppo compatto - tra nuovi e vecchi compagni di viaggio - che sfoggia vere e proprie perle, sfumando il blues nel rock, lo scat nel pop, il jazz nel rock (quasi) psichedelico. Sì, perché è qui, parlando di musica e di stile musicale, che la faccenda sembra complicarsi. 

A voler cercare uno stile già noto, in effetti, si fa fatica. Ma si risolve dicendo che la direzione musicale di Luca Colombo - eletto in questo 2013 il miglior chitarrista italiano - è riuscita a dare una forma elegantissima e corposa alle esigenze musicali del protagonista, portando sugli strumenti dei colleghi uno stile nuovo, potente ma raffinato, che non fa alcuna fatica nel seguire le iperboli vocali del giovane al microfono (è bene ricordare che Mengoni è, oltre che dei testi, anche coautore delle musiche e degli arrangiamenti). 

Un gruppo compatto, dal suono compatto, risulta coinvolgente e divertente, qualunque sia l'età - o il sesso - di chi ascolta. E se Luca Colombo mette in piazza tutta la sua maestria rock-psichedelica, Gianluca Ballarin (che abbiamo visto da tempo nei concerti di Elisa) e Andrea Pollione (che ritroviamo al pianoforte in tantissime produzioni televisive, inclusi i programmi XFactor e The Voice of Italy), qui alle tastiere, programmazione e organo, insieme ricamano effetti e suoni di grande presa, senza mai un errore per eccesso o per difetto. 

Non sono da meno i musicisti più giovani, che pure sono i più "vecchi" sul palcoscenico di Mengoni

Davide Sollazzi, batterista di 24 anni dal piglio duro; Giovanni Pallotti, il più bel basso under 30 (in certi passaggi, anche rispetto agli over) che ci sia capitato di ascoltare negli ultimi quattro anni; e Peter Cornacchia, chitarra, cui vanno riconosciuti due grandi pregi: il primo, è quello di avere portato - o forse anche solo messo in risalto - la vena blues di certi brani di questo Essenziale Tour; il secondo - per alcuni versi il più importante - è quello di non farsi cogliere mai impreparato quando il frontman segue le sue partiture non scritte, concedendosi derive arabeggianti su passaggi rock o anche interi cambi di metrica sulle parti cantate. Lui, Cornacchia, c'è, non fa una piega, cambia ritmo e segue. Oppure abbassa il volume, per lasciare spazio alle libertà che Mengoni si concede duettando con la chitarra di Colombo, quando lo scat diventa urgente e davvero di grande impatto. 

È ovvio che questo sia un tour di successo. Forse il tour di maggior successo di questo 2013. La musica è buona, le canzoni sono piacevoli, divertenti e coinvolgenti, il cantante è certamente il migliore in Italia per qualità tecniche e interpretative. In più è un grande istrione, capace di tenere un palcoscenico come pochi, sempre in perfetto equilibrio tra il serio professionista capace di far funzionare ogni cosa nei più piccoli dettagli e il ragazzo timido che affronta il suo pubblico con sincerità, "armato" solo di quello che ha: la musica.

E qui, sul palcoscenico di questo Essenziale Tour 2013, di musica ce n'è, ce n'è tanta, ed è tutta di ottima qualità.
read more "Nuove date per un grande successo"

mercoledì 17 luglio 2013



Doveva essere un bel concerto, 
è stato una bomba...

Marco Mengoni - foto di Germano Pozzati

A Marco Mengoni piacciono le sfide, si è capito. Lo caricano di energia, lo portano sempre un passo avanti. Il 10 luglio 2013 a Siena tutto sembrava pronto per un concerto prezioso quanto le modanature dello splendido Duomo. 

I turisti si aggiravano incuriositi intorno al palco mentre inappuntabili hostess e stewards si apprestavano ad accompagnare il pubblico per la serata inaugurale del festival Siena and Stars, ricco di ghiotti appuntamenti musicali. 

Il tempo, invece, si divertiva a fare il pazzo con raffiche violente di vento e scrosci di pioggia decisamente troppo fredda par la stagione. Quando il temporale, finalmente, prende altre strade e la luce del tramonto illumina i marmi della piazza restituendole la sua magia, il concerto è ancora più atteso. E continua ad esserlo mentre il quarto d'ora si allunga, diventa mezz'ora, poi un'ora. 

Possibile che già – come nel 2010 in un'altra splendida piazza – il destino voglia giocare uno scherzo così beffardo?

Ci prova, ma stavolta non ci riesce, e quando finalmente Marco ed i musicisti salgono su quel palco, la loro espressione è talmente decisa e concentrata da rivelare tutta la tensione accumulata nell'attesa. Doveva essere un bel concerto, è stato una bomba. 

Forse per l'energia che arrivava da entrambe le parti, come due onde che si scontrano per un gioco di correnti, tutta la carica emotiva che normalmente percorre un concerto di Marco si è moltiplicata dando ancora maggiore risalto a quello che succedeva sul palco. Allora tutta la strada percorsa da questo giovane artista, tutta la sua evoluzione musicale ed espressiva ha preso forma in modo eclatante portando anche chi lo ascolta da sempre a stupirsi ancora una volta per quello che lui riesce a fare. 

La gamma tonale della sua voce, anche nel parlato, varia continuamente e riesce a rendere, in modo totalmente spontaneo, anche la sua più lieve intenzione espressiva. Ad esempio, nell'introduzione di Non passerai prima scherza imitando la parlata toscana, ed è più acuta, poi scende su toni profondi e vellutati creando un senso di complicità con il pubblico per poi tornare ad un tono medio più diretto, quando spiega il significato che dà alla canzone. 


Senza emettere una nota ha preso già in mano tutti i cuori.

Ma di parlato ce n'è stato ben poco, perché era la musica ad occupare il tempo che non era stato rubato dal destino. E quando la musica gioca col tempo, con artisti non solo bravissimi, non solo speciali, ma anche un po' arrabbiati, allora tutto si compatta: le chitarre si incendiano, il basso spinge forte, la batteria sembra un uragano geometrico, le tastiere volano e la voce... la voce percorre tutto questo, lo accende, lo disegna, lo scolpisce, lo spezza e lo riassembla in modo sempre nuovo momento per momento. 

Come in Avessi un altro modo, in cui l'inizio è narrativo, quasi parlato. Il discorso tra lui e lei è rappresentato in modo cinematografico, con i suoi dialoghi e i controcampi. Poi si rientra nell'interiorità del protagonista di quella storia d'amore che non riesce a finire e il tono sommesso della parte precedente si rinforza, diventa quasi gridato rivelando ciò che lui sente veramente: la sua incertezza, il suo bisogno di lei, il suo desiderio di quel calore, anche per una sola sera. La parola diventa puro suono, si allunga, si smozzica, si graffia mentre la chitarra di Luca Colombo diventa il suo alter ego in un duetto che è specchio dell'inevitabile abbraccio dei due amanti, ancora esaltante anche se l'illusione dell'amore è svanita. 


In Spari nel deserto il ritmo è subito incessante, e le parti ritmiche strumentali creano un tessuto di stoffa grezza e robusta. Marco è tutto sul testo, usa una vocalità chiara, brillante ma costante, come a non voler distrarre il pubblico dalla comprensione della poesia delle parole. Ma appena tutta la narrazione è passata, proprio sull'ultima sillaba, tutta la tensione onirica, visionaria di ciò che ha appena raccontato esplode in un'improvvisazione talmente veloce e varia da creare un vortice di suono in cui tutti gli altri musicisti vengono coinvolti compattandosi sempre di più in una progressione finale travolgente. 


Se nei pezzi dall'album #prontoacorrere l'emozione viaggia in contemporanea con lo scorrere del brano, in quelli "storici" - stiamo parlando di storia recentissima, palpitante – si entra in una galleria di sensazioni che rimbalzano una sull'altra. 

Dall'inferno è incandescente nello sdoppiarsi perfetto tra l'apparente normalità del modo in cui Marco espone la strofa e lo scatenamento vocale e tonale del ritornello in cui la voce percorre una spirale di scale continue, come un prigioniero impazzito in un incubo. Tutto il contrario per Questa notte, che costituisce un'isola di allegro rilassamento all'interno del concerto in cui ci si lascia andare al flusso ritmico come in una calda corrente tropicale. È il momento del gioco col pubblico, dello scherzo con gli altri musicisti, dei sorrisi e della condivisione. 


Poi l'emozione torna più intensa che mai con brani come Tonight e L'Equilibrista, ma mentre nel passato Marco sentiva di dover mostrare il proprio talento arrivando sempre agli estremi delle proprie possibilità, ora sa che può permettersi di mormorare, se è quello che il pezzo lo ispira a fare. 

Può esplorare anche una vocalità meno eroica, ma molto più intinta nell'anima, come nella nuova attualissima versione di Solo, improntata ad un rock country-psichedelico che lo porta ai confini dell'indie music. Ah, già, ma eravamo ad un concerto pop...forse. 


Come quel grande ballerino classico che anche attraverso una semplice camminata esprime perfetto controllo e l'armonia del proprio corpo, così la voce di Marco può raccogliersi in un mugolato e distendersi all'improvviso per ben più di un'ottava con l'agilità di un gatto. 

Ma quello che conta è che alla sempre maggiore consapevolezza dei propri mezzi corrisponda nell'artista l'intensità della propria forza espressiva. Così ogni sera sarà speciale, come quella volta a Siena, quando la musica è diventata solida e ha mandato il destino a far danno da un'altra parte. (mlml)



read more "La forma della Musica"

domenica 14 luglio 2013



APPUNTAMENTI CON 
MARCO MENGONI 
LUGLIO 2013 
(sempre in aggiornamento) 

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MERCOLEDI 17 LUGLIO
dalle 21

MODENA - RADIO BRUNO ESTATE


in streaming dalle 20 sul sito di Radio Bruno



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SABATO 20 LUGLIO
dalle 21

GOVONE

Biglietti su 


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SABATO 27 LUGLIO
dalle 21

CERVIA

 Biglietti su

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sabato 6 luglio 2013




Riceviamo e volentieri pubblichiamo


(Marco Mengoni, Solo - Trento, 4 luglio 2013)

Velocizzare un passaggio… usare una intonazione diversa dalla precedente… un respiro fra una frase e l’altra per allungare di poco il ritmo… usare la musica per una parola soppesandola, rendendola più importante, più piena… 
Un concerto da ascoltare, da guardare, da gustare: sì perché mi piace ascoltare le parole, mi piace ascoltare la “fisicità” e i gesti; mi piace ascoltare solo una corda di chitarra o tutte insieme, il tasto per un accordo, i piatti della batteria che si baciano.

Mi piace ascoltare la goccia di sudore che percorre tutto il corpo indice di fatica, di passione, di comunione; mi piace ascoltare tutto ciò che la musica e l’arte producono: il totale abbandono, lasciarsi cadere tutto addosso e assorbire tutto il colore del miele e dell’ambra. 

Questo e molto altro ancora lasciano segni indelebili, che come un tatuaggio non saranno cancellati via dalla mia anima che tonerà ad essere stropicciata o zuccherata ogni volta che mi troverò davanti alla musica, a tutto quello che su un palcoscenico viene rappresentato.

In confronto di un cuore che si ferma, di un cuore che schizza fuori, di un cuore che fatica a tornare al suo posto... cosa volete che siano un paio di bermuda o un paio di calzini arrotolati? (nunzia fontana)

 
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venerdì 5 luglio 2013




La cosa che è più importante in assoluto è la libertà. Questo è il concetto che Marco Mengoni non ha mai mancato di sottolineare, da sempre, in ogni sua intervista. Una predisposizione di spirito che è propria dell'artista, proprio quella che lo rende così “necessario” per chi gode dei frutti della sua arte. 

Marco Mengoni - ph_Monica Cusan

La libertà. La libertà di proporsi sempre diverso che ci fa esclamare i nostri oooooh! di felice sorpresa. La libertà di proporre nuove note che ci spinge a vedere il maggior numero possibile di concerti, perché non ce ne sarà mai uno uguale all'altro. 

La libertà di pensare – liberamente – cosa e come offrirlo al pubblico, che affolla i suoi live, appunto, per cercare l'incanto di un pensiero artistico libero, tutte le volte nuovo e “inaspettabile”. 

A Trento – prima tappa dell'Essenziale Tour – abbiamo trovato un artista ancora una volta rinnovato. Nella comunicazione musicale – i suoni sono stati, per molti versi, più rock – e anche in quella visiva, dove il gusto mengoni-glam la fa da padrone. 

“Inaspettatevi”, ha raccomandato l'anno scorso. E così facciamo, data dopo data. E ne siamo felici ed orgogliosi, perché è prorio questo “inaspettarci” che ci restituisce la cifra di colui che può davvero fregiarsi del titolo di artista.

Che cambia, muta, cresce, segue percorsi liberi e libere sperimentazioni. Se Bob Dylan avesse eseguito per tutta la vita Blowin' In The Wind, se non si fosse sentito libero di proporre anche Like A Rolling Stone noi avremmo perso la gioia immensa di “inaspettarci” il nuovo. Se David Bowie avesse riproposto sempre Starman, forse non avremmo avuto China Girl. Perchè Dylan e Bowie sono stati – e lo sono – artisti, uomini liberi. 

Perché è la libertà (il coraggio e la capacità di saperla mettere in gioco) di sovvertire un comodo ordine di successi sicuri che rende “artista” un musicista. Ed è all'artista che urla e applausi vengono tributati, riconoscendogli non solo il diritto ma addirittura il dovere di sorprendere con la sua arte chi ne usufruisce. 

Così, tornando al nostro Re Matto, arriverà il giorno in cui non ci sarà più In Un Giorno Qualunque, perché avrà lasciato il posto a un nostro nuovo oooooh!

No, non c'è un solo concerto di Marco Mengoni che sia uguale al precedente o al successivo. E non c'è pezzo che si possa dire migliore dal disco rispetto alla versione live. Perché è live che l'artista si misura con la sua arte, nell'eterno tentativo di superarsi, sempre un po' di più. E quando questo accade, per libera scelta, per libertà artistica, c'è solo da tirar fuori il più sorpreso degli oooooh! e applaudire forte. 

Perché di artisti veri non ce ne sono poi tanti in giro. Noi siamo fortunati a vivere nello stesso tempo (e nello stesso luogo) di uno che – seppur giovane – ha fin da subito dimostrato la sua diversa statura. Che è tutta in quella libertà che ci rende felici ad ogni suo concerto. 


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martedì 2 luglio 2013




Sotto un cielo di stelle. 
Musica, Marco Mengoni, il pubblico. 
Una scenario che ci ronza nella testa 
da giorni, che ci riporta alla mente 
quelle “foto che io non scorderò”
 
Marco Mengoni - ph_Liz Argenteri

Non sono immagini scattate con il cellulare o con la fotocamera o tutte le tecnologie ottiche di cui oggi disponiamo. 

Sono flash di momenti vissuti dal vivo o attraverso i video, un respiro profondo, un sorriso, uno sguardo fulminante, una giravolta... o uno strusciare il mento sul microfono mentre le labbra cercano di serrare una lacrima ribelle.

Marco. Ne abbiamo parlato mille volte della sua umiltà, del suo coraggio di mostrarsi così com'è. 

Che porti il berretto al contrario e che faccia il cazzaro con i suoi amici, o che indossi il completo Ferragamo verde pavone, teso nel suo essere professionale davanti a un pubblico di altra lingua. 

Tutto questo c'è. Ma è tanto di più di quanto sembri. 

Sotto un cielo di stelle per il suo pubblico. Ecco, la differenza tra Marco e la stragrande maggioranza degli altri artisti visti dal vivo sta tutta in quel “per”. 

“Per” che non è un segno di moltiplicazione, cosa che invece accade di solito. Un artista canta per il pubblico, dando al pubblico quello che il pubblico si aspetta. Aderendo completamente a quello che è il ruolo che il pubblico gli riconosce. 

Un rocker canterà per un pubblico che lo vuole rocker, e avrà atteggiamenti da rocker, pantaloni da rocker, sguardo da rocker, sorrisi da rocker eccetera. Un pop-singer canterà per un pubblico che lo vuole pop, aderendo alla richiesta del pubblico, moltiplicando il suo vero io e declinandolo secondo le aspettative di chi ha davanti. 

Marco non si moltiplica. Marco è. 
E non aderisce alla musica che canta, ma fa aderire la musica che sente dentro a quello che lui è, sopra un palco o nella sua stanza. Perché quel Marco intimo e privato – ci scommettiamo – è più o meno lo stesso di quello che abbiamo tutte le sere sotto i riflettori, o sotto un cielo di stelle che sia. 

Ha scelto la via più "semplice" per essere un personaggio famoso: niente trucchi, o costumi di scena (e non parliamo di vestiti). Semplicemente lui, e il suo modo reale di intendere un live show; semplicemente lui e il suo modo reale di intendere il rapporto con il pubblico, schietto, sincero. 

La via più "semplice" perché non c'è menzogna e quindi non c'è alcuna fatica a ripetersi uguale ma sempre diverso. La via più difficile in assoluto perché tutto questo può far paura in chi non ha confidenza con la generosità d'animo (e la vita insegna presto che è molto meglio essere diffidenti).
E la paura può, a volte, generare persino il sospetto di una finzione raffinatissima. 

Scommettiamo che tutto questo Marco lo sa, ma ha fatto la sua scelta. Ha scelto quella prigione immensa che è la libertà di essere semplicemente se stesso. 

E sotto un cielo di stelle, per il suo pubblico, Marco sarà sempre, ancora, se stesso. Uguale, ma diverso. 


read more "Sotto un cielo di stelle, con tutto se stesso"