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mercoledì 30 novembre 2016

di Marghe Laurenti

Buio improvviso. Il palazzetto esplode in un boato. Lame di luce fendono l'aria disegnando motivi geometrici mentre gli strumenti materializzano accordi tenuti. Tastiere, basso. Anche il più distratto dei distratti capisce che sta iniziando il concerto. Pecussioni. La luce aumenta. Il pubblico scandisce il nome dell'artista, batte le mani, i piedi. Chitarre. Che la festa cominci. 

 
Non ricordo più il primo concerto a cui ho partecipato, ma ricordo bene l'ultimo. Marco Mengoni al PalaAlpitour di Torino, novembre 2016.
Si sa che un concerto inizia molto prima della musica. Per qualcuno comincia con l'acquisto del biglietto (gare di velocità sulla tastiera che polverizzano ogni record precedente), per altri quando parte la marcia di avvicinamento alla venue (“aereo, treno, automobile, bicicletta o semplicemente a piedi”, dice Marco  ringraziando il pubblico fin dall'inizio, come è sua abitudine).
Per altri è la coda per entrare, che fa scattare l'euforia... ma quando il basso ti fa vibrare le budella, allora l'astronave sta davvero per decollare.

Il PalaAlpitour è davvero grande, ma con dodicimila persone dentro che sorridono tutte insieme diventa caldo e intimo come il salotto di casa. Marco continua a ripetere “Ma vi vedete quanto siete belli?”, ed in effetti il colpo d'occhio è, se mi si passa l'espressione, positivamente devastante.

Marco Mengoni ha recentemente dichiarato in un'intervista: «Un concerto è un viaggio su due strade parallele tra artista e pubblico, non è lo stesso viaggio se non è fatto insieme».
Quindi tutti questi volti, tutte queste età, altezze, colori, gesti, abiti, capelli, tutte queste attitudini, idee, umori e verità stanno per fare un viaggio nel viaggio.
 

Marco vede, sente, capta tutta l'energia che lo circonda. Avverte il bisogno che tutte queste persone hanno di esprimere la propria emotività attraverso di lui. La gente arriva per la musica di Marco Mengoni, ma porta con sé la musica della propria vita, che non sempre è bella, non sempre è piacevole o allegra, ma può colorarsi in modo diverso grazie alle due ore che passerà con lui.
Allo stesso modo ogni concerto si connota di tutto quello che Marco vede e sente arrivare dal pubblico: come un pittore che può ritrarre lo stesso soggetto centinaia di volte senza mai dipingere lo stesso quadro.

Come potrebbe ignorare, ad esempio, che la bimba di pochi anni sulle spalle del papà potrebbe essere al primo concerto della sua vita? O che la coppia di signori a metà parterre forse ha imparato l'italiano anche tramite le sue canzoni, quelle che ora sta cantando a squarciagola?
«La musica è bisogno. Dobbiamo assecondare questo bisogno e fare uscire la verità», ha dichiarato.

La verità esce dalla bellezza, dalla cura, dalla fantasia, dal calore, dalla fusione con gli altri elementi della band, da quello "di suo" che Marco vuole offrire a chi viene ai suoi concerti: «Non è vero che il pubblico non è pronto ad accogliere suoni ed accordi diversi, il pubblico è pronto ad accogliere la verità».
Di nuovo questa parola forte, che Mengoni non teme di ripetere e che insieme a “libertà” e “rispetto” risuonano spesso nei suoi discorsi. 


Nel tempo passato in sua compagnia tutto torna al giusto posto: si può essere bravi, belli, buoni e anche divertenti, si può cambiare pelle senza cambiare vestito e “zompare” da un'epoca musicale all'altra nel giro di un medley, trovarsi in un locale funky e molto cool, e un attimo dopo su una spiaggia giamaicana, oppure sotto la finestra dell'amato bene a ricordare l'amore che, in fondo, non ci ha mai lasciato.
Ed è tutto profondamente autentico e sincero: «La verità che sta all'interno della canzone è la verità con la quale la comunichi».

Marco Mengoni sta terminando le date italiane conclusive del suo Progetto iniziato con "Guerriero" nel 2015, ed affronterà pubblici ben diversi nei concerti che terrà in Europa. Vedrà volti ed espressioni diverse, si esprimerà in altre lingue e “sentirà” altre vibrazioni, ma la sua scintillante verità di artista sarà l'arma migliore per conquistare le loro emozioni.

P.S. Della bravura di Marco, del grandissimo lavoro che ha fatto sulla sua vocalità, del livello eccellente di tutti i suoi musicisti e delle vocaliste, della ricerca dei suoni e della cura maniacale della resa sonora non diciamo nulla: è appena uscito “Marco Mengoni Live” che è uno splendido, imperdibile ascolto.

read more "La scintillante verità di artista"