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giovedì 24 aprile 2014




Ma perché tutti lo chiamano Re? Perché tutti i suoi fan insistono su questo appellativo, nonostante il diretto interessato si schermisca?  



Certo, "re" per la sua famiglia lo è e lo è sempre stato (e questo lo ha detto forte e chiaro), ma poi si lascia strattonare da passanti frettolosi come se in fondo fosse solo una rappresentazione, un ologramma tridimensionale. Una figura in bianco e nero tra le figure in bianco e vuoto di Valerio Berruti, quasi volesse giocare a nascondino tessendo complicate trame da svelare, semprecché se ne veda l'intreccio. «Vuoi sapere chi sono? trovami in questo continuo rimando di immagini», come in un disegno di Escher, in cui quello che si vede è solo l'ombra di qualcos'altro. Ma quell'ombra allora cosa è? È lì che si nasconde il Re?

No. Un Re non si nasconde. Così come lui non nasconde certo la sua voce scegliendo di cantare una meravigliosa Io Che Amo Solo Te in Sol, una tonalità più bassa rispetto alla sua naturale, invece che indossare l'ermellino del suo La, da sfoggiare con corona e scettro. Se fosse arrivato a cavallo di un bianco destriero tutti sarebbero rimasti abbagliati dalla Sua Maestà e forse avrebbero dato poco ascolto alle parole. Quindi, meglio un più umano abito elegante, un tono caldo quasi sussurrato ed ecco che un'intera platea (quasi nove milioni di persone) respira più piano per ascoltare quel che canta. Perché questo ci è sembrato fosse il motivo vero di quel Sol: «Sono qui per portare la musica di Sergio Endrigo, per rendere omaggio a lui, non per richiamare a me l'applauso». Vano tentativo, ché quei tre minuti di eleganza sono stati così belli che ricordarsi della versione originale richiede ogni volta grande sforzo (e di questo ce ne scusiamo con l'Autore).

Un Re non si nasconde, non si nasconde mai. Neanche quando vorrebbe, ché essere Re a volte (e questa lo è) non è una scelta, ma è predisposizione naturale. Così non basta un arpeggio bellissimo di chitarra, o un pianoforte suonato come si deve per distogliere l'attenzione da una Tu Non Mi Basti Mai pensata a voce sommessa dietro a un microfono, scrivendo a ricalco le sue emozioni sul cuore di chi ascolta. 


Perché è questo quello che fa un vero Re: ascolta quello che gli viene chiesto e fa di tutto per offrirlo. Perché lui può e sa di potere. E sa che tutto ciò è un onore, ma è anche un onere. Non gli è consentito fare una briciola in meno di quanto tutti sanno che può fare.

Sì, il Re è il Re. Il Re deve essere sempre maestoso, elegante, profumato e molto "Re". Il Re deve guardare tutti, stringere le mani agli eletti, parlare con i più intimi, abbracciare quei due o tre davvero fondamentali... E il Re guarda tutti, stringe le mani a tutti come fossero gli eletti, parla con tutti come se fossero i più intimi e abbraccia tutti come se tutti fossero fondamentali. Perché per il Re, per un vero Re, tutti sono fondamentali per davvero.

Il Re, come tutti i re, ha le sue stanze private in cui progetta il futuro e "disegna nuovi spazi". Che sono segreti fino a quando non saranno pronti per essere compresi. Non c'è pittore che ami mostrare la tela appena abbozzata, non c'è scultore che sveli l'opera ai primi intagli di scalpello, non c'è musicista che suoni una composizione già alle prime frasi... Ma un Re, che se è un buon re ha sempre una folla acclamante fuori dalle finestre, ogni tanto si affaccia e saluta. Con la mano, da lontano. Ma quel gesto - che lo distoglie dalle sue stanze segrete - nasconde in sé la bellezza di un pensiero: «Sono re grazie a loro, e loro sono così importanti che valgono ben più di qualche minuto di lavoro». E sebbene le finestre si chiudano sempre troppo in fretta, siamo certi che quegli applausi e quelle acclamazioni arrivano fin oltre i muri delle stanze più interne, così che il Re sappia quanto il suo lavoro sia atteso con affetto e passione.

Il Re ha uno sguardo penetrante. A volte tagliente. Che tiene custodito dietro un'espressione svagata, mentre lascia scivolare certi suoi desideri, come voler far cantare di più due giovani contendenti invece che conquistare la paltea con la sua presenza. «Diamo più spazio a loro ché io i miei spazi li ho già avuti», dice. Ma quando la piccola spia rossa della telecamera si accende solo per lui, ecco che quello sguardo viene fuori. E con lui tutta la maestosità di chi viene giustamente riconosciuto Re. Prima arringa la folla parlando con l'intonazione più colloquiale possibile (miscelando la raffinatezza del suo dire con sorrisi di gioiosa complicità), e poi, quando ha la piena attenzione di tutti, ecco che indossa la corona, l'accende con saggezza regale e - attraverso quell'opera d'arte di oro, platino e diamanti - rifrange tutta la sua luminosa potenza su chi lo sta ad ascoltare ammaliato.

Perché un Re, un vero Re, certo non si presenta con la didascalia "sono-il-re", ma fa in modo che tutti, al suo cospetto, si sentano privilegiati già solo per il fatto di essere lì.

E al suo cospetto non ci sentiamo forse tutti principi e principesse?


 
read more "La fondatezza di un titolo"

giovedì 10 aprile 2014



Mentre dall'altro lato del desktop cominciano a prendere forma briciole di note, per ingannare l'attesa facciamo "cose serie" e guardiamo un po' di numeri. 



Lo facciamo perché si tratta di numeri molto belli e, per certi versi, persino sorprendenti. Per farla breve, proviamo un po' a "misurare" l'impatto sui social network di Marco Mengoni, esaminando quanto è successo nella settimana che va dal 2 all'8 aprile 2014. E, per capire un po' più chiaramente come stanno le cose, cominciamo con il pesare con il bilancino l'impatto del Nostro su facebook. 

Questi i primi 12 big della canzone italiana, inseriti in classifica per numero di follower "globali". Una precisazione fondamentale visto che - ad esempio - Laura Pausini, su 4.715.789 di iLike totali, ne conta 1.436.835 di italiani.
Certo, è un'artista da vent'anni sulla cresta dell'onda, che ha vinto ben 2 (due) Grammy e che ha giustamente un pubblico internazionale - cosa che ci rende "italianamente" molto orgogliosi. Altri dati di cui bisogna tener conto sono: l'età artistica di questi protagonisti (il primo disco di Vasco Rossi, ad esempio, data 1978, anno in cui Laura Pausini non era neanche nata), ovvero il numero di anni durante i quali hanno conquistato i propri fan; e la data di attivazione delle pagine, i "contenitori" di questi numeri: il Blasco e i Negramaro sono i più "anziani", avendo aperto la comunità facebookiana nel febbraio 2008. Considerato tutto ciò, ritrovare Marco Mengoni, tra questi big di gran lunga il più giovane per età artistica e per iscrizione al social, addirittura dodicesimo assoluto nella classifica italiana è davvero straordinario. 


Ma c'è di più. Perché se è vero che Marco Mengoni è dodicesimo per numero di iLike globali, guardando all'incremento settimanale di follower - sempre degli stessi 12 big perché a loro appartiene il record in questo segmento - ecco che lo ritroviamo all'ottavo posto!

E per gustare meglio questo gradino, ricordiamo che al momento Mengoni non sta facendo promozione né ha un disco fresco di produzione. Un paragone possiamo farlo comodamente con il grande Lorenzo Jovanotti Cherubini, adesso più o meno nella stessa situazione di Marco, ma undicesimo in questa classifica.


Chiuso il capitolo facebook, apriamo quello twitter. E qui bisogna fare i conti con l'attività degli artisti sul social cinguettante: se non scrivi, se non cinguetti, i follower non li conquisti. Tutti sappiamo quanto siano rari i tweet del nostro @mengonimarco (in 4 anni e 3 mesi ne risultano 1096 - tra quelli personali e quelli dello staff - contro gli oltre 9000 "personali" di Jovanotti nello stesso lasso di tempo!) , eppure la classifica stilata in base ai followers dice che...

... che Marco Mengoni è il sesto musicista italiano in assoluto, nonostante sia - anche qui - di gran lunga il più giovane, sempre artisticamente parlando (sì, lo è anche anagraficamente, ma questo è un dato di cui non abbiamo tenuto conto). 
Con molta soddisfazione notiamo, tra l'altro, che non manca molto alla conquista del quinto gradino: questa classifica è aggiornata all'8 aprile 2014, chissà cosa troveremo tra un paio di settimane! Al contrario di facebook, su twitter non esiste suddivisione tra follower globali e nazionali, visto che il sistema non tiene in considerazione l'origine degli utenti cinguettanti.

Terzo social, youTube, il social che per un musicista è certo il più importante. Qualche dettaglio sui dati analizzati per rendere chiara l'importanza di questa classifica: abbiamo letto solo i canali ufficiali e abbiamo guardato solo al numero complessivo delle visualizzazioni, ovvero abbiamo messo insieme tutte le visualizzazioni di tutti i video presenti.

Svetta al primo posto Fedez, che con i suoi 80 video, mette insieme la bellezza di 141.628.411 visualizzazioni, con una media di oltre 1.770.355 visualizzazioni per singolo clip. Bene, ottimo.
E Marco? In questa classifica "assoluta" tra i big italiani, Marco è quinto, con i suoi 15 video e un numero di visualizzazioni che ammonta a 50.199.873! Ovvero, una media di 3.346.658 visualizzazioni per ciascun singolo clip. E tenendo conto del fatto che di questi 15 video uno è uscito due settimane fa e uno (In Un Giorno Qualunque) ha perso oltre 4 milioni di visualizzazioni per l'annessione al canale Vevo, ci verrebbe da dire "mica ciufoli!". Ma non lo diciamo adesso, ché ce lo riserviamo per la sotto-tabella youTube, ovvero quella dell'incremento settimanale (sempre con riferimento alla settimana 2-8 aprile 2014): qui Marco è addirittura secondo, mettendo a segno un +510.847 cui riesce a far fronte solo Jovanotti (+682.245): bè, però Lorenzo può contare su 247.916 iscritti, mentre Marco - e anche qui l'età artistica ha il suo bel peso - ne ha 123.725, ovvero meno della metà. E quindi... altro che pizza e fichi!

Se fra un mese avremo dimenticato la fatica che ci è costata redigere questo post, torneremo con gli aggiornamenti.

Stay Tuned!


 
read more "Ma che gran bel... Social Trend!"

mercoledì 2 aprile 2014



L'annuncio del video per La valle dei re ha creato particolare aspettativa: avremmo visto realizzata l'idea "torri-corone-castelli" o quella di una corona virtuale e di un regno fatto di quattro assi e un po' di luci?





Marco Mengoni sta vivendo la sua vita. Questa frase così semplice, addirittura banale potrebbe essere la più indicata a riassumere almeno uno dei messaggi contenuti nel video de La Valle dei Re, quinto singolo estratto dall'inossidabile #Prontoacorrere, ormai veterano delle classifiche.

Che Marco stia “vivendo” come forse non faceva da quando la sua esistenza è stata – fortunatamente – stravolta dalla vittoria di X Factor 3 nel 2009 non è una riflessione poi così scontata. La grande popolarità, il bombardamento mediatico, l'assalto alla sua privacy, l'accanimento o l'esaltazione da parte di chiunque si sentisse libero di parlare di lui come artista ma anche come persona, gli insulti e le dichiarazioni d'amore, il dovere di sorridere a tutti sempre e comunque non sono certo facili compagni di viaggio per un ragazzo in quegli anni cruciali in cui diventa l'uomo che sarà per sempre. 

Se poi il ragazzo è un artista, magari anche timido, dal carattere complicato e – come è giusto a quell'età – pieno di incertezze su se stesso e sul mondo, il rischio di “scoppiare” è altissimo. E lì, ad aspettare lo scoppio, erano già tanti tra avvoltoi del gossip, giornalisti-crociati anti talent e pubblico allevato alla bulimia da “idolo” stagionale. 

Ma Marco non è scoppiato, anzi, come il nuotatore che arrivato in fondo alla piscina fa una capriola e riprende la gara, lui per andare avanti si è girato indietro, verso le sue origini, e con L'Essenziale ha impresso alla sua vita e alla sua carriera una nuova energia. 

La valle dei re è un pezzo di Cesare Cremonini, uno degli artisti che ha voluto dare a Marco un pezzo di sé da inserire nel suo terzo album di inediti, ed è quindi frutto dell'esperienza emotiva del cantautore bolognese. Mengoni l'ha interpretato sia in studio e poi dal vivo, durante il tour, con un'impronta forte e personale, come è naturale che avvenga in questi casi di "adozione", giocando con il suo ruolo di "re" sul palcoscenico, un "re" che con ironia si guarda allo specchio quando invece ne è fuori. 

L'annuncio del video di questo brano ha creato particolare aspettativa: avremmo visto realizzata l'idea del "padre naturale" con torri-corone-castelli o quella del "padre adottivo" che parla di una corona virtuale e di un regno fatto di quattro assi e un po' di luci? La risposta è arrivata, come sempre, in modo inaspettato e con le riprese che nessuno mai avrebbe pensato di veder trasmesse in ogni luogo del pianeta. 

L'inizio è spiazzante: immagine ritagliata su uno sfondo, bianco e nero e voci di bambini. Geniale: è l'inizio di un film, non di un videoclip. 

Il tempo di leggere luogo e data e si sente risuonare il nome di Marco, il bimbo che gonfia ben bene le guanciotte per spegnere le due candeline sulla torta. Eccolo lì: il re della festa, il re della sua famiglia, il re del suo mondo. E Marco adulto che si sveglia in un letto sormontato da una coroncina d'oro non ha perso nulla del bambino che si vede giocare, correre, gesticolare. Anzi, vive la sua realtà di uomo finalmente padrone del proprio tempo con lo stesso sguardo, il suo sguardo. 

Non l'occhio truccato dell'idolo di stagione che fa notizia più per la sua ambiguità che per la sua musica, non l'occhio iniettato di sangue di un bello-e-maledetto che fa notizia per i suoi eccessi (con gli avvoltoi pronti a gettarsi sul suo eventuale dramma-dark "de noantri"), ma l'occhio limpido di un artista che ha appena cominciato la sua avventura e vuole andare molto lontano sperimentando e reinventandosi mille volte. Re di se stesso, quindi, come dovremmo sentirci tutti, e soprattutto libero di tenere dentro la sua valle, nelle mura della sua città, chi ha voglia di seguirlo nel suo percorso e di buttare fuori chi invece di capirlo ha provato a farne un fantoccio. 

Aspettando la nuova musica di Marco, i suoi voli e le sue scoperte, gustiamoci questo video fatto di immagini sapientemente intrecciate, in cui passato e presente sfumano l'uno nell'altro con grande dolcezza, e godiamoci il sorriso tranquillo con cui sembra volerci dire che prima dell'artista c'è l'uomo e prima dell'uomo c'è il bambino. (mlml)

read more "Il discorso del Re"