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domenica 18 gennaio 2015

di M LaMarghe Laurenti

[...] Questo uno di due, il primo step di un progetto in continuo divenire, ha di Mengoni l'eclettismo e l'eleganza, l'irrequietezza del giovane di 26 anni e la maturità di chi ha sudato su ogni passo del proprio cammino [...]


  
Parole in Circolo è il titolo – decisamente esplicito – con il quale Marco Mengoni ha voluto dare la soluzione ancora prima di presentare l'enigma che ogni manifestazione artistica rappresenta. 
 
Nelle numerose interviste seguite all'uscita del suo nuovo album, il musicista spiega che a questo punto del suo percorso ha sentito il bisogno di lavorare maggiormente sui testi per raccontare di più e trasmettere con maggiore sviluppo le sue emozioni rispetto al passato. 
E questo è sicuramente vero anche se, come sempre, l'artista nella sua opera si rivela e si nasconde, si mostra sì, ma attraverso trucchi e maschere. 

Il testo di una canzone è un po' come la fotografia di una persona o il disegno della pianta di un edificio, ovvero un elemento di ottima fattura, già interessante se a realizzarlo è una mano sapiente, ma rimane statico, inerte senza l'effetto vitalizzante della musica che lo cambia e lo completa allo stesso tempo: le parole vanno veramente in circolo, diventano parte di chi le ascolta, entrano in lui fisicamente solo attraverso la voce. Così smettono di essere segni e diventano suoni. 

La voce è quella parte invisibile di noi che ci caratterizza profondamente e ci sfugge al tempo stesso. Nessuno può “sentire” la propria voce come la percepiscono gli altri, esattamente come l'immagine che di noi rende lo specchio ha il vizio di essere rovesciata rispetto alla realtà. Lavorare sulla propria voce vuol dire scendere nei nostri abissi, capire da dove arriva la nostra allegria, cosa ci commuove, cosa ci fa gridare e mormorare parole smozzicate nel sonno. Non è facile, e ci vuole molto tempo. 

Marco Mengoni - ragazzo giovanissimo con una voce incredibile per estensione, limpidezza, intonazione, consistenza - ha dovuto faticare immensamente per conoscerla e domarla, allontanandosi dalle trappole del sensazionalismo e trovando i canali giusti per esprimesi pienamente attraverso di essa, non solo sul piano superficiale della bravura, bensì su quello più denso della creazione musicale, dell'impronta dell'artista vero. Infatti, avere una voce “bella” o “brutta” non è così fondamentale per fare il cantante se si sanno veicolare delle emozioni intense (e da Bob Dylan a Vasco Rossi, da Maria Callas a Gianna Nannini gli esempi si sprecano), ma quando la voce più che bella è spettacolare, incantevole, dotata quasi di vita propria rispetto alla persona da cui arriva, può diventare una trappola mortale per un artista. Se ne può diventare schiavi, come un'attrice della propria bellezza, entrando nel labirinto di un ruolo da cui molti sono stati spezzati. 


Questo uno di due, il primo step di un progetto in continuo divenire, ha di Mengoni l'eclettismo e l'eleganza, l'irrequietezza del giovane di 26 anni e la maturità di chi ha sudato su ogni passo del proprio cammino. È frutto di un lavoro minuzioso, certosino

Marco dichiara di essere intervenuto anche 180 volte su una sola traccia, ma nessuno degli intervistatori di turno ha fatto un commento in proposito. Per arrivare al risultato di 180 interventi su un pezzo vuol dire che ogni dieci secondi di quel brano sono stati riascoltati e modificati almeno una ventina di volte ciascuno, un lavoro incredibile. Come se uno chef per arrivare al sapore perfetto buttasse tutto e ricominciasse 500 volte. 
Ogni suono è stato calibrato rispetto agli altri per ottenere l'esatto effetto voluto da Marco e dal suo produttore Michele Canova. Il risultato è tale che se in Guerriero si sente il soffio del vento, lo scalpitare dei cavalli, cento voci diverse che si intrecciano (incise da Marco su ottave diverse, in modo da sembrare un coro misto di uomini e donne ); se in Io Ti Aspetto il cantato è elegante e preciso come un bisturi dal manico di madreperla - ben diverso dall'intenzione diretta e coinvolgente di Esseri Umani - è perché Marco è saldamente alla guida del suo io vocale/musicale

Ascoltare Parole in Circolo significa salire su di un veicolo (astronave, carrozza, vascello, deltaplano...) progettato, realizzato e condotto da Marco Mengoni, che si è avvalso certamente di vari ed illustri collaboratori, ma che ha dato un'impronta assolutamente personale ad ogni minimo particolare. È un album molto più omogeneo dei precedenti, che scorre quasi senza soluzione di continuità da un brano all'altro nelle modalità di un pop a volte più melodico, a volte più ironicamente stuzzicante ma sempre di grande eleganza. 

Come enunciarono i pionieri del design industriale del xx secolo: la gente, tutta la gente, ha diritto di avere nella propria quotidianità la stessa bellezza cui nei secoli precedenti avevano diritto solo le classi agiate. Anzi, tanto maggiore è la diffusione di un prodotto, tanto più meticolosa ed accurata deve esserne la progettazione. Marco, per dirla in metafora, ha realizzato per questa sua playlist una serie di brani sì molto "indossabili”, ma curati in ogni dettaglio. Ad esempio, è straordinario come gli strumenti acustici e l'elettronica si fondano in una tensione anche molto “visuale”: certi sfondi, le atmosfere, i mood che solo l'elettronica può realizzare si sposano con la chiarezza di un arpeggio di chitarra, nitido, quasi solido nella sua matericità. Così Marco Mengoni firma una “collezione” che ha tutta la genialità e la cura dei particolari del vero Made in Italy, ma con un respiro internazionale che le assicura un grande futuro. 

Il due di due è ancora in viaggio e sicuramente porterà altri suoni ed altre atmosfere. Forse piatti dai gusti più decisi, profumati con spezie di altri continenti... Parole in Circolo parte uno è un album pop di altissimo livello, inventato, pensato, realizzato e “suonato con la voce” da un artista che ha tutto il tempo e le qualità per stupirci ancora in mille modi diversi.

read more "La forza del Guerriero"

mercoledì 14 gennaio 2015

di Emilia Gatti 

«Le parole sono pesanti», dice Marco Mengoni parlando del suo ultimo disco, Parole In Circolo (uno di due). Ha ragione, noi lo abbiamo sempre saputo che le parole sono pietre, e come tali possono essere usate per lapidare o per costruire. In questo caso, ascoltando il cd dell'artista, possiamo dire a ragion veduta che le parole sono mattoni. E Mengoni ci costruisce un mondo tutto nuovo

La copertina di Parole in Circolo (1/2) di Marco Mengoni

Folgorati da Guerriero, perfetto connubio di parole e musiche, avevamo molte aspettative per Parole In Circolo. E dopo averlo ascoltato una sola volta ci siamo ritrovati stupiti (ancora!) dal fatto che quello che abbiamo avuto non è quello che ci aspettavamo, ma molto di più. 

Parole pesanti, mai taglienti anche se spruzzate qui e là di acido, che si accompagnano a musiche leggiadre, frizzanti, soavi, ma sempre eleganti. E tutto un progetto in divenire che giorno dopo giorno svela la sua grandezza, la sua spinta innovativa che ci fa ragionare su molte cose, a cominciare dal fatto che un artista così proiettato verso il futuro forse l'Italia non lo ha mai avuto. 

«Le parole sono pesanti», dice Marco Mengoni rispondendo alle domande dei giornalisti, e chissà se è per questo che di parole lì sulla carta stampata oppure tra quelle degli speaker radiofonici abbiamo letto/ascoltato solo quelle di Mengoni. Forse perché c'è troppo da dire? Forse perché ancora non c'è la visione complessiva del progetto? Forse perché non ci si può sperticare in complimenti perché non usa per un giovane “ex talent”? Mah... Noi siamo fan, non abbiamo un canone da rispettare, possiamo sbagliare senza essere crocifissi, e abbiamo il tempo per approfondire l'argomento. A cominciare dal “progetto”. 

Progetto che vede in un unicum stile/fruizione/tecnologia/musica. Mengoni si è caricato del ruolo di icona – e visto che lo è davvero, la sua non è neanche una scelta, ma piuttosto un'espressione naturale – e in quanto tale detta e anticipa la moda (dal pantalone arrotolato sulle caviglie che gli conosciamo da tre anni ai colori "impensabili" come il giallo puro), scegliendo di lavorare sull'immagine (abbigliamento e grafica) in modo assolutamente innovativo: tanto per fare un esempio, il suo booklet, pur essendo stampato su carta, dà la sensazione del movimento grazie a una grafica in stile 3D

E visto che parliamo di movimento, ecco che ci troviamo nelle mani la sua app, flusso di informazioni a doppio senso di circolazione (mai vista una uguale prima di adesso), che si va riempendo di contenuti che aprono, oltre che nuove “stanze”, nuove vie di fruizione musicale (cosa sarà mai tutta la sezione ghost track?). Fruizione musicale che già si colora di nuovo quando il musicista annuncia “[...] questo potrebbe essere uno dei miei ultimi cd fisici, di plastica [...]” e scegliendo di rivolgersi a Parole in Circolo - 1/2 come a una prima playlist, in attesa che le emozioni del suo tour 2015 gli ispirino il sound di quel Parole in Circolo 2/2 che ci verrà offerto, a quanto pare, entro l'anno. E se così fosse? E se Mengoni stesse preparando il mercato a questa nuova rivoluzione/evoluzione? E se questo “ex talent” fosse il primo a scegliere di pubblicare playlist al posto di dischi, playlist che si arricchiscono di nuove canzoni tutte le volte che un brano viene finito, viene modificato, riarrangiato, rimodellato?

(Riflessione da fan: l'idea che questa rivoluzione sia stata approvata e che venga sostenuta dalla Major tra le major discografiche ci rende limpido il “peso specifico” di questo artista nell'ambito della discografia nazionale... e forse un po' di più.



Nuovo. Un mondo tutto nuovo. Che si muove sui quattro elementi di filosofica memoria: terra, aria, fuoco, acqua. Platone e Empedocle ci scuseranno per l'accostamento, ma... ma noi siamo fan, ce lo possiamo concedere! 

Cominciamo dall'aria, dalla musica, intesa qui proprio come prodotto degli strumenti musicali. Che si tratti di sintetizzatori o di un classico pianoforte poco importa, perché l'eleganza del risultato è così piena che non c'è differenza alcuna. Abbiamo ascoltato brani sostanziati solo da tastiere e brani che contengono oltre 160 tracce sonore (la maggior parte elettroniche), il tutto messo insieme in modo delicato e forte nello stesso tempo. Come l'aria, che soffia sul viso la brezza di una sera estiva o il vento tagliente di un temporale autunnale. Ci sono nuvole leggere di archi a fare più blu – per contrasto – il cielo infinito di questo disco; ci sono soffi di neve che cadono per dare più calore al nostro inverno; ci sono aliti di scirocco che sottolineano quel deserto di umanità in cui rischiamo di insabbiarci. Tutto con la stessa leggerezza (che è più trasparenza, non certo fragilità) di una giornata chiara in cui ci si attarda per una passeggiata primaverile sotto il sole. Leggerezza, sì, ma mai volo inteso come perdita di contatto con la terra. 

E se l'armonia è aria, la ritmica è terra, è materia, è onda sonora concreta che ti investe e ti sposta. Fisicamente. Grancassa di batteria e effetti elettronici che sanno di selvaggio, di piedi nudi su roccia e sassi, di contatto fisico con una realtà che è da ballare o da abbracciare; da tenere stretta o da offrire, così come si offre un dono. E se è facile pensare a Io Ti Aspetto, Come Un Attimo Fa ed È Per Questo, vi invitiamo ad ascoltare Esseri Umani, introdotto da quella nuvola leggerissima del pianoforte e poi tradotto in realtà, in “cosa possibile” dal battito che segna la coda del brano, quello che ripete come un mantra “amore è amore e amore ha vinto, vince e vincerà”. Eccoli qui i brividi, eccola qui la matericità dell'onda sonora che ci investe e che ci sposta. E non solo fisicamente. 

Onde sonore “pesanti”, pesanti come le parole delle liriche. Che sono il fuoco di questo Parole in Circolo. Non c'è uno solo dei dieci testi che non vada ascoltato, letto con attenzione. Perché qui non c'è solo la bella canzone, la bella poesia. Guerriero non è solo una canzone d'amore. Se Io Fossi Te non è solo una favola. L'argomento trattato, affrontato da 10 angolazioni diverse è sì l'amore, ma è quello con la maiuscola. È l'Amore degli umani, è Rispetto. È Libertà. Ed è rispetto (chiesto e offerto) per la libertà, propria così come per quella altrui. 
Se un paio di anni fa We Are One è stato solo un hashtag, oggi è un sentimento che cresce sempre più vigoroso, seminato e innaffiato dall'onestà del musicista

Acqua come il suono della voce che è il portale unico-e-solo per questo mondo. Suono come acqua perchè tutto permea, tutto travolge, tutto riempie e niente la può comprimere. Acqua che scorre, che si muove – e che muove - sempre, anche quando sembra ferma. 
Specchio d'acqua che sotto il sole delle emozioni completa l'aria, onda su cui riflettono fulmini, marea che sposta la terra. E che dalla terra, dissetata, si sposta in una nuvola, per poi piovere giù. Ma è come se piovesse all'insù, perché questa pioggia sembra sgorgare dalla parte più interna e più intima di chi la ascolta. Una voce che con Parole In Circolo parla, osando, di Amore Universale. Una voce che si fa ascoltare, diventando inattesa speranza per i cuori più giovani, dichiarazione d'onestà per i cuori meno giovani. 

In ogni caso, non c'è nulla da temere, ché quel batticuore, quel sorriso, quella gioia nata senza neanche sapere perché non può far male. In fondo, sono solo canzoni.
read more "Parole e suoni per un mondo tutto nuovo"

martedì 6 gennaio 2015

Parole in Circolo - Making of. Ovvero: tutto quello che si cela dietro la "costruzione" di un disco. Ma c'è molto di più, come ci racconta la clip n. 3.


Dopo aver visto l'arrivo a Los Angeles, lo studio di registrazione, l'incontro con i musicisti (clip n. 1); dopo aver visto le prime fasi di lavorazione, con la registrazione della voce (clip n. 2); ecco che Marco Mengoni offre nella clip n.3 la parte fino a ora più preziosa del suo lavoro backstage: se stesso, il suo mondo ben diviso tra pubblico e privato

E questo è davvero un regalo immenso, perché ci dà modo di conoscere un po' Marco-persona, l'uomo lontano dalle telecamere, quello "quotidiano", quello che nessuno (a parte i suoi parenti e i suoi amici più intimi) conoscerà mai: Marco ci ha fatto vedere con i suoi occhi quello che lui ha visto, dall'Hard Rock Café alle pale eoliche nell'interland losengelino, dagli scaffali del supermercato fino alle immense highways, percorse con lo spirito della gita, con tanto di rifornimento "fai da te" e pulizia dei vetri.

La clip è un riassunto della vita dell'artista, quella che di solito non si racconta, e che è fatta di privato e di pubblico insieme, tutto mescolato di continuo. 


La prima parte ha come protagonista Mengoni-pubblico, che parla della sua musica, del suo lavoro, del suo continuo confrontarsi con altre persone da un punto di vista professionale. Ma "il confronto è libertà, perché è così che si oltrepassano i propri limiti". 

Infatti, la telecamera oltrepassa il limite consentito ai fan, e si sposta su Mengoni-privato, quel ragazzo che si concede una gita insieme con un paio di amici al solo scopo di godersi una giornata normale, visitando un parco naturalistico ("che è veramente enorme, più grande di Villa Ada, diciamo..."), giocando senza maschera alcuna, tanto da ammettere che avevano finito per perdersi ("c'è pure scritto: LOST")




Marco che gioca a fare il selvaggio, la cugina Iaia e la compagna d'avventure Marta che lo guardano complici e divertite... Poi il ritorno al lavoro, con lo sguardo serio e infinito di Marco sul suo futuro.

Futuro che è fatto di lavoro. C'è tempo per un'ultima battuta, un ultimo lazzo arguto ("Tutto si crea, tutto si distrugge, niente si trasforma") prima di tornare a essere il "Signor Mengoni", la faccia da fotografare e stampare in ogni minima espressione glamour possibile. 

Per lavoro, solo per lavoro.

Ora si resta in attesa dell'ultima clip, la quarta, che verrà messa in onda su Real Time alle 21.05 di domenica 11 gennaio


Cosa ci riserverà di ancora più prezioso il nostro musicista?

Stay tuned!

 
read more "La differenza tra pubblico e privato"