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martedì 6 maggio 2014




Non ci si sveglia una mattina e ci si scopre "artista". "Artista" è una parola che si scrive sui contratti e sugli articoli di giornale, che si trova nei libri di scuola o sulle riviste di gossip, ma nessun essere umano che si muove in un universo artistico vedrà mai aprirsi le nuvole per sentire una voce divina che gli comunica: "Tu sei un vero Artista!". 

Marco Mengoni - photo@Claudia De Santis

Le decine di migliaia di persone di tutte le età che si presentano ai provini di un talent show inseguono il sogno di affermarsi professionalmente in quello che fino ad allora hanno fatto – più o meno – per divertimento, anche se con molto impegno. Molti di loro pensano se stessi come "artisti", ma quanti lo sono veramente? 

Nel dicembre del 2009 un giovanissimo Marco Mengoni vinse la III edizione italiana di X-Factor e, di fatto, divenne un professionista in campo musicale all'uscita del suo primo EP. Ma quanto allora fosse consapevole -o sicuro- del suo essere artista solo lui può saperlo. Di sicuro era bravo, eccezionalmente bravo (anche "troppo", come gli avevano detto alcuni) e capace di suscitare forti emozioni in chiunque lo ascoltasse. 

Differente, dotato, molto espressivo e ora "professionista" dato che incideva dischi e firmava autografi... Quindi si può dire che il suo sviluppo artistico fosse compiuto? 

"Essere artista" non è un lavoro come "fare l'artista". Sono sì due facce della stessa medaglia, ma sono due inquilini dalla non facile convivenza nell'anima di chiunque, più che mai in quella di una persona giovane. Una cosa però è stata subito chiara: Marco non si sarebbe lasciato conquistare dalla via più facile, non avrebbe mai rinunciato al suo istinto. 

Fin da subito lui fece capire quale fosse la direzione verso la quale orientarsi. In una delle sue prime interviste, quella a RDS del marzo 2010, la conduttrice gli chiese se si sentisse più vicino a John Lennon o a Paul McCartney - quindi se gli fosse più consona la parte più cerebrale, idealistica, a volte distaccata dei Beatles rappresentata da Lennon, oppure quella più totalmente musicale, melodica o rock che fosse ma certo più immediata e vicina al cuore del pubblico, quella rappresentata da McCartney. Con un sorriso forse un po' sornione Marco si disse più incline verso Paul, e così ha sempre confermato in seguito: la musica, secondo lui, deve essere un momento di gioia, intensità, emozione ma soprattutto abbandono alla propria istintività, al vero io di ciascuno che può finalmente affiorare in tutta libertà. 

La sua vocalità così stupefacente era allora il suo punto di partenza, il suo "ferro del mestiere", nel cui sfoggio certamente mai si è esaurito il suo progetto artistico. La strada che Marco ha percorso – e che certamente sarà ancora lunga ed avvincente – è esattamente quella che si è rivelata fin dall'inizio attraverso l'uso della sua voce. 

Ma dopo l'esplosione delle sue potenzialità, che hanno sbrigliato la fantasia di entusiasti e di critici, e dopo aver ricomposto un'identità che sembrava fratturata tra un'espressività prorompente e un comportamento timido ed ombroso, Marco ha cominciato quasi a prenderne le distanze. È come se dopo un periodo iniziale di galoppo sfrenato avesse conquistato il piacere di passi più cadenzati che gli lasciassero il tempo di parlare, oltre che di cantare, di raccontare e soprattutto di ascoltarsi. 

Il canto non inizia quando la voce esce dalla bocca, ma molto prima. Inizia col respiro che allarga i polmoni, con la postura del corpo, con l'accento che si vuole imprimere ad una certa nota. Tutto questo avviene dentro di sé, come da dentro si muovono le emozioni che il cantante vuole comunicare: c'è un punto misterioso in cui la vibrazione dell'aria incontra la tensione emotiva e le dà corpo, la rende materia sonora che l'ascoltatore può condividere. È la percezione di questo "punto" in cui l'idea musicale diventa suono che rende un cantante consapevole di cosa vorrà esprimere e di come potrà farlo.  È la forza e la chiarezza di questa percezione che sostanziano l'essere artista. 

Marco ha lavorato molto sull'ascolto di se stesso, sia dal punto di vista umano che da quello tecnico, e la maturazione della sua voce ha coinciso con quella personale. Il risultato è stato un album che è in classifica da ben più di un anno e non sembra aver intenzione di uscirne. 

Poi c'è l'altra faccia della medaglia, quella del fare l'artista in modo professionale, ovvero il costruire una carriera coi passi e coi tempi giusti, il dover trovare l'equilibrio tra la popolarità e la possibilità di proporre qualcosa di nuovo. 

Mengoni ama sperimentare, contaminare, mischiare suoni di oggi con quelli del passato per creare un sound tutto suo, fatto di tante idee e suggestioni diverse, ma senza intellettualismi, senza creare fratture fra sé e il grande pubblico, anzi cercando di coinvolgere il maggior numero di persone possibile nella sua bellissima avventura di uomo-artista, proprio nel segno di quell'abbandono all'istintività capace di liberare per tre minuti o per due ore le emozioni di chi lo ascolta.

Proprio nel segno di una voce che canta per noi. Tutti noi. (mlml)
read more "C'è e ci fa"

domenica 4 maggio 2014



È passato un mese dalla nostra prima analisi sul Mengoni Social Impact. È tempo di andare a guardare che cosa è successo durante questo aprile, mese in cui Marco ha trascorso molto più tempo in studio che sotto i riflettori. I social avranno risentito di questa sua assenza, oppure la sua musica è così potente da aver guadagnato nonostante la lontananza? 

La foto di Marco Mengoni è di Annalisa Canducci

La risposta esatta è "la seconda che hai detto!", e adesso andiamo a guardare i dettagli iniziando da facebook. 


Il grafico che vi proponiamo riporta in blu il numero degli iLike aggiornati al 3 maggio; in rosso il numero dei fan che si sono aggiunti nel mese di aprile e - nel numeretto tra parentesi - la posizione in classifica  relativamente alla crescita della pagina. Quindì, sì, la bacheca ufficiale di Marco Mengoni è la dodicesima in assoluto tra tutte le bacheche dei cantanti italiani, ma è sesta (+2 posizioni rispetto a marzo) per crescita, testimoniando un interesse vivacissimo nei confronti dell'artista.

Soprattutto in questi ultimi tempi, però, Marco è stato più attivo su twitter. Cosa è succeso in questo mese?


L'aumento di ben quindicimila followers per un artista che non ha un nuovo disco in uscita e non è in promozione è davvero importante: Marco, infatti, è sesto per crescita del suo profilo twitter nonostante il periodo di silenzio (solo per fare un esempio, all'ottavo posto troviamo Cremonini, che ha da poco pubblicato il nuovo disco). La sua crescita è maggiore persino di quella di Tiziano Ferro (anche lui in piena fase creativa), per cui quel sesto posto assoluto ci sembra davvero a portata di mano.  

Ma le belle notizie non sono finite qui. Anzi, adesso viene il meglio! Parliamo di musica e andiamo a guardare il social che si ascolta: youTube.


Nel post relativo al mese di marzo, causa scarsa attitudine alle statistiche, non abbiamo inserito nelle nostre ricerche i parametri più corretti (ovvero la selezione in assoluto tra tutti i cantanti italiani). Questa volta abbiamo fatto tutto in modo esatto ed ecco che nel mese di aprile Marco conta oltre 52 milioni di visualizzazioni per i suoi 15 video (il 16° sul backstage per La Valle dei Re è arrivato su youtube il 3 maggio e quindi non influenza la classifica), classificandosi terzo tra i canali con maggior crescita, con i suoi quasi due milioni e mezzo di visualizzazioni  nel solo mese di aprile. 

Una chicca: nel mese di marzo le visualizzazioni settimanali erano circa cinquecentomila; nel mese di aprile la media settimanale è cresciuta fino a settecentomila. Considerando che il suo disco #Prontoacorrere è sempre in top chart Fimi e che proprio Marco Mengoni è tra gli artisti più ascoltati con la piattaforme Deezer e Spotify (secondo quest'ultimo, l'album è l'undicesimo più ascoltato tra tutti gli italiani), bè... c'è proprio da dire #solocosebelle!!!

Stay tuned!

 
read more "Il suo Social Impact è tutto in ascesa"