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lunedì 9 aprile 2012

Cose che non cambiano, per fortuna

Foto tratte dall'album di Federico Missio



Una foto su facebook e un soprassalto di emozione. Perché mi sembra così familiare? Perché vedo dei ragazzi profondamente concentrati sull'assetto di uno strumento o su un foglio di appunti – anche se nella stanza c'è larga presenza di strumentazione digitale? 

Possono cambiare tante cose, possono e devono evolversi i mezzi a disposizione degli artisti per esprimere il loro mondo musicale, ma non cambierà mai quell'espressione assorta, quel cipiglio serio sui visi di giovani professionisti che stanno per partire per un nuovo tour.

Tastiere con consoles assortite, da dove spunta il sacro “Ebony and Ivory”, chitarre acustiche che stanno quiete sui loro trespoli mentre le elettriche sono pronte ad impennarsi all'impulso dei pedali, percussioni antiche e batterie elettroniche, basso elettrico pronto a farsi strappare e contrabbasso sornione sdraiato per terra; e poi le new entries scintillanti, sax soprano e contralto (il trombone c'è ma non si vede) per modellare le emozioni con sapienza. E poi il leggio del cantante: l'uomo volerà nell'iperuranio, ma il foglio coi testi è come la mamma, non deve mancare!

Dove ho già visto tutto questo? In uno, cento, mille garages foderati di gommapiuma o, prima ancora, con le confezioni delle uova da sei? In ogni stanza in cui dei ragazzi ci provano, si divertono, sognano e poi decollano?

So quello che vedo ora: la musica del passato e del presente che creano quella del futuro, una voce che, come la luce, inventa e definisce, i cuori dei musicisti riflessi nelle loro espressioni e nei loro gesti.

Manca solo un elemento – per ora – ma ci stiamo irresistibilmente avvicinando. (mlml)



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