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martedì 27 dicembre 2011

Rita Pavone parla di Marco Mengoni (click to comment)


CAPRI HOLLYWOOD INIZIA CON LE STAR MICHEL HAZANAVICIUS E BÉRÉNICE BEJO



A Natale sugli alberi brillano le stelle, a Capri invece le «star» devono esserci in carne e ossa. È la filosofia di Pascal Vicedomini, cuore e mente di «Capri, Hollywood» che da anni riesce a portare sull'isola azzurra attori, registi e produttori tra i più importanti del panorama internazionale. Anche la sedicesima edizione, che prende il via oggi e terminerà il 2 gennaio, non sarà da meno e i nomi annunciati fanno girare la testa ai cinefili che sentono profumo di Golden Globe grazie alla presenza di Michel Hazanavicius e della moglie Bérénice Bejo, rispettivamente regista e attrice di «The Artist» che ha già conquistato sei candidature al prestigioso premio, inteso come un valido indicarore per gli Oscar. Altri ospiti attesi sull'isola sono Vincent Perez e Karine Silla, a cui si aggiunge Elsa Zylberstein, coprotagonista del loro recente film «Un baiser papillon», poi ancora Mario Martone, Anna Bonaiuto e Renato Scarpa a cui andrà il «Capri Cult Award», gli «attori italiani dell'anno» Fabio De Luigi e Chiara Francini, il Capri-Patroni Griffi Award Leonardo Pieraccioni. Di grande prestigio i vincitori dei Capri Art Legend Awards, quest'anno assegnati al coreografo inglese Lindsay Kemp, a Carlo Giuffè, Franca Valeri e Rita Pavone, la prima artista pop italiana ad affermarsi a livello internazionale. La cantante torinese aprirà i festeggiamenti della sedicesima edizione partecipando oggi pomeriggio al concerto inaugurale nella piazzetta in compagnia della banda della Guardia di Finanza che coronerà i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. E per lei il premio avrà un sapore speciale perché «festeggio i cinquant'anni di carriera». Era infatti l'estate del 1962 quando vinse «La Festa degli sconosciuti», la manifestazione per nuove voci ideata e organizzata da Teddy Reno. «Mio marito ha inventato i talent show. Avevo appena 17 anni e su quel palco, per me come per tanti altri, iniziò tutto». Poche settimane dopo quella vittoria incise «La partita di pallone» che segnò un percorso costellato di successi discografici, «ma che fossi davvero famosa me ne accorsi a Napoli, città che mi ha portato grande fortuna e a cui sono molto legata». I famosi diecimila fans che bloccarono via Toledo sono ancora negli occhi della Pavone: «Avevo un firma-copie alla Rinascente e non riuscivamo a raggiungere il negozio per la folla. Ero convinta che fossero lì per un comizio di Togliatti, ma quando scesi dall'auto e fui accolta dalle urla capii che il mio sogno si era avverato. Conservo gelosamente la copia del ”Mattino” che riportava quell'episodio in prima pagina». A rafforzare il suo successo fu «Studio uno», «un varietà dove tanti artisti avevano occasione di crescere e farsi conoscere al grande pubblico. Oggi, l'unico paragone possibile è con gli show di Fiorello, che unisce musica e divertimento. Credo che si sia ispirato molto a quel programma». Grazie a «Capri, Hollywood», poi, Rita Pavone ha l'occasione di ritrovare «una donna straordinaria, tra le prime a credere in me». È Lina Wertmuller, la regista che la diresse nello sceneggiato «Il giornalino di Gian Burrasca» e poi nei musicarelli «Rita la zanzara» e «Non stuzzicate la zanzara». «Io e Lina ci eravamo conosciute in Rai grazie a ”Studio Uno”, dove lei era uno degli autori. Poco tempo dopo mi chiese se volessi recitare. Le risi in faccia, ma lei insisteva: ”Gian Burrasca sei tu”. Dopo aver letto il libro, mi convinsi, inconsapevole che la recitazione sarebbe stato un altro percorso importante della mia carriera». «Ci vidi lungo - ricorda la Wertmuller - perché avevo intuito quanto fosse brava anche come attrice». Ma è la musica la prima vera passione dell'ex «pel di carota», com'era chiamata per la zazzera rossa. «Con mio figlio Giorgio (in arte George Merk) sto preparando un disco in cui finalmente canterò le canzoni che piacciono a me e non imposte dai discografici. Se ho qualche rammarico? L'America», ammette: «Avrei potuto sfondare anche negli States, sono stata cinque volte all’”Ed Sullivan Show”, era fortissimo: mio padre però si oppose, facendo leva sul fatto che non avevo ancora 21 anni e, all'epoca, non ero maggiorenne. Mi sarei dovuta imporre di più». E su possibili «eredi», Rita Pavone non ha dubbi: «Non mi piace dire: questa è la mia erede. Non ci ho mai pensato. Posso dire chi mi fa impazzire, però: Marco Mengoni, un talento purissimo. Credo che oggi sia l'unico capace di attraversare l'Atlantico e di sfondare negli States».

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