Ad Three Slide Menu

martedì 8 novembre 2011

Marco Mengoni : dover recitare se stessi una bella fatica (click to comment)



Marco Mengoni: "Dover recitare se stessi è una bella fatica"





"E' un disco venuto proprio come lo volevamo. Anche al costo di faticare un po' di più ad avere visibilità o di perdere qualche fan. Ma suona come piaceva a tutta la squadra che lavora attorno a Marco fin dagli esordi. Compreso lui, ovviamente". Parole di Massimo Calabrese, produttore di Marco Mengoni, già scopritore di Giorgia e Alex Baroni. Salito alla ribalta grazie a X-Factor, Mengoni è senz'altro il meno omologato tra i nuovi talenti del canto promossi dalla televisione. Lo è nel carattere, nel modo di cantare e perfino nel suono che hanno i brani, sempre più lontano dal pop reverb all'italiana. Il nuovo album Solo 2.0 parla chiaro. Ne abbiamo parlato con Marco.
Tra le canzoni dell'album una porta la firma di Dente. E' l'incontro fra il mondo della musica indipendente e quello delle major. Come è nata l'idea di collaborare?
"Beh, a dire il vero oggi di major c'è rimasto il nome, in realtà per tutti si tratta di pedalare di brutto, di faticare senza farsi sconti. Pure io prima di trovare il contratto con la Sony ho avuto parecchie porte sbattute in faccia, un sacco di no e tante seratine in birreria o in piazza. Mentre lavoravamo al disco ho pensato di coinvolgere persone di cui apprezzavo il lavoro come musicisti e autori. Dente è fra questi, come pure con Davide Rossi e Neffa".
Il suono dei brani si fa sempre più internazionale, ha in mente un lancio all'estero?
"Non sono bravo ad assegnare categorie alla musica, tipo: questo è italiano, questo è buono per il pubblico estero. A chi non piacerebbe avere un pubblico anche all'estero? Però prima ho questo minitour in partenza nei Palasport, che bisogna riempire".
Non è una cosa terribilmente retrograda e stupida che Fabri Fibra l'abbia attaccata sulla sua presunta omosessualità?
"A me è dispiaciuto per lui, mi dispiace che nell'Italia del 2011 ci sia ancora uno che ragiona così e che lo grida ai quattro venti per acquistare visibilità. Infatti non mi sono preoccupato più di tanto di rispondergli, ci ho riso su, anche perché alla fine la sua sparata ha dato maggiore visibilità anche a me".
Lei non nasconde di avere un carattere umorale, anche un po' lunatico. La notorietà lo ha peggiorato oppure la felicità per avercela fatta prevale sulla fatica di dover recitare se stessi di fronte al pubblico?
"Certo questo mestiere amplifica all'eccesso tutte le emozioni. Non mi sento particolarmente cambiato, soltanto qualche volta al risveglio mattutino mi sento un po' distante da tutto, come anestetizzato, forse perché pensavo di trovare molta più arte e meno commercio nell'ambiente musicale. Quanto all'essere sempre all'altezza delle aspettative del pubblico e dei media: sì, è difficile. Io sono uno molto istintivo, non sono capace di fingere e dunque faccio un po' a botte con il mio carattere. Ma credo sia anche una forma di onestà: ognuno ha il suo talento, io per la musica, altri per il bricolage. Ma tutti respiriamo, mangiamo, facciamo i nostri bisogni. E' bene non dimenticarlo mai".
Ha cominciato questo percorso con la sua band. Va avanti con gli stessi musicisti o ha scelto i più rassicuranti turnisti, cioè gli strumentisti di grande professionalità?
"No, vado avanti con i miei amici musicisti.Una cosa è il suono di un solista accompagnato da ottimi professionisti, un'altra è il suono di una band, con tutto il sudore, la passione e gli inevitabili errori che possonosuccedere su un palco"
intervista di Cristiano Sanna


Nessun commento:

Posta un commento

Commenta qui....