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venerdì 29 giugno 2012

Voglio la testa di Mengoni!





L'intervista rilasciata 

in diretta chat 

con tutti i suoi fans 

ha fatto proprio centro: 

se ne discute da tre giorni. 

Perché tra una battuta 

e una simpatica smorfia, 

Marco Mengoni 

ha raccontato tantissime 

cose, molte sul suo impegno 

professionale, ma di più 

sul suo modo 

di affrontarlo. 

Per chi se la fosse persa, 

cliccando QUI è possibile 

riascoltare l'intervista

e poi gustare 

l'affresco mengoniano 

che segue






Marco Mengoni 
 Teatro Augusteo - Napoli 
19 maggio 2012
ph_ Liz Argenteri



I vent'anni prima o poi arrivano. Non sempre in corrispondenza col dato anagrafico, ma giunge per tutti il momento in cui la consapevolezza delle proprie potenzialità diventa energia che porta a cercare di conseguire tutti e subito gli obbiettivi della vita.

Quando poi la potenzialità si chiama talento ed è unita a qualità artistiche innate, si vorrebbero macinare i giorni e i mesi per arrivare subito ai risultati che il cuore suggerisce e l'anima sente già ben chiari dentro di sé.

Tutto è cominciato molto presto per Marco Mengoni, nell'età in cui moltissimi ragazzi sognano un brillante futuro sportivo e la barba è qualcosa di eventuale. Vorrebbero farci credere che è normale andare in televisione a otto anni, girare film e vincere premi a quattordici, essere star a diciassette. Non lo è. A quell'età si è un miscuglio di ormoni ed emozioni, un pasticcio di sudore e goffaggine che cresce a giorni alterni e in modo del tutto imprevedibile. 

Ma se proprio nel mezzo dell'adolescenza una grande cantante di gospel ti definisce "la più bella voce bianca mai sentita in vita sua", qualcosa ti scatta dentro e prende una direzione dalla quale non si può tornare indietro: bisogna provarci davvero e vedere se è lì che ti chiama la vita.

Se la meta è chiara, la strada per arrivarci può essere lunga e tortuosa, piena di curve strane e paludi ingannevoli. Si accendono i riflettori: tanti, forti ed implacabili. Non importa se il tuo carattere è schivo e riservato, all'improvviso si ha il diritto di frugare nel tuo armadio, di sapere cosa mangi, di conoscere i particolari della tua vita sessuale. Diventi famoso, sì, ma al prezzo di un'esposizione mediatica feroce in cui ogni tuo gesto, ogni tua parola possono essere interpretati, giudicati, apprezzati o disprezzati senza diritto di replica. 

Sei nell'arena, e da lì si esce vincenti solo col carattere. Non bastano il talento e la determinazione – che possono avere anche altri – è la testa che conta, la capacità di restare se stessi a dispetto di quello che gli altri ti dicono di diventare.

Ed eccoli i vent'anni: i premi, i dischi d'oro e di platino sono degli splendidi risultati, che fanno piacere, certo, ma alla fine restano lì a fare polvere se dietro non c'è la voglia di migliorarsi, di crescere, di studiare per vedere dove ti porta questa benedetta strada.

Frasi come Non sono soddisfatto di niente, Si può sempre migliorare, Spero di incontrare persone che mi arricchiscano perché io sono secco e vuoto sono indice che questa strada sarà lunga e piena di panorami inattesi.

Aver temperato "il senso di onnipotenza" che può dare vedere migliaia di persone che si emozionano profondamente per la tua arte con un'osservazione come "sono loro che si danno delle risposte, il cantante deve saper tirare fuori le emozioni che la gente ha dentro di sé" rende l'idea di quanto abbia lavorato tutto quello che sta dietro il ciuffo.

E che nel Paese dei Balocchi mediatico ci sia da contrattare strenuamente in termini di libertà espressiva, Marco non lo manda certo a dire, aggiungendo che per il suo "carattere rissoso, ma solo a parole" non è facile arrivare a compromessi. Ma che sta trovando il suo linguaggio, il suo modo per armonizzare i tanti diversi ingredienti che sono pronti ad entrare nella sua pentola.

Una spezia che certo non mancherà è l'ironia con la quale condisce risposte divertenti e un po' surreali: la Statua della Libertà a rovescio "così le va il sangue alla testa" e la liofilizzata versione erotico-amorosa del suo rapporto con Morgan che si conclude con un lapidario "Io lo stimo, lui mi odia, non so perché". E poi la volatilità dei rapporti sui social network cui Marco oppone la necessità di "un rapporto umano anche quando si fa un duetto, sennò rimane fine a se stesso".

Così ragiona un ventitreenne che ha già capito molto del mondo nel quale si trova a vivere e lottare per esprimersi in modo profondo ed autentico, per arrivare ad essere finalmente fan di se stesso.


Un ragazzo come tanti che incrociamo per strada, che gira in tuta e maglietta e dichiara di esprimere il proprio umore anche attraverso quello che indossa.

Ma quando arriva la domanda "Ti piacerebbe che un giorno ti vestisse Giorgio Armani?", poter rispondere "Mi ha già vestito" non ha prezzo! (mlml)



3 commenti:

  1. Grazie a chi scrive questi post stupendi!

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    1. potete prenderli e condividerli con chi volete (magari citando la fonte) perché più siamo a leggerli e meglio è! Grazie!!!

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