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mercoledì 6 giugno 2012

Rimandi da cinéphile ed emozioni inaspettate




Rimettere piede in un cinema con fuori i manifesti coloratissimi di un cartoon dopo che già da qualche anno i doveri materni non lo impongono più fa un certo effetto, ma è un appuntamento cui non si può mancare e poi, in fondo, poteva andare peggio, ad esempio se Marco Mengoni avesse deciso di affrontare la sua prima prova di doppiaggio con un film minimal-esistenzialista di un regista norvegese...


 


Invece ci accoglie la canterina e plasticosa Thneedville coi suoi personaggi che inneggiano in rima ad una vita più vera del vero. Molto ben realizzato l'effetto di un meta-mondo Disney già da subito leggermente inquietante: il tratto morbido e arrotondato del disegno ricorda subito i Topolini dell'infanzia, e le macchine sono tondotte come la leggendaria 313 di Donald Duck. Però l'albero-lampione in giardino che cambia colore col telecomando non è male come idea...

Mentre si delineano i temi principali della storia e si attende l'entrata in scena dell'antagonista, che è quello che ci interessa, si fanno sempre più chiari alcuni riferimenti a pellicole di tutto rispetto che il regista ha voluto omaggiare. La difficoltà ad uscire dalla “città perfetta” del giovane Ted rimandano a The Truman Show, il bel film di Peter Weir in cui Jim Carrey veniva filmato da mille telecamere fin dai primi attimi della sua vita, che in realtà si svolgeva su un set televisivo. E anche qui ci sono telecamere ovunque, che spiano gli abitanti di Thneedville e riportano tutto ad un cattivone piccino picciò, un “Piccolo Fratello” sempre sorridente che, oltre a 1984, fa pensare ad un uomo politico italiano di un recente passato.

Ma ecco il nostro personaggio. Nonostante che Marco stesso ci abbia svelato i trucchi per ottenere la voce da vecchietto, fa una certa impressione sentirlo una settantina d'anni in anticipo! Poi via di flash-back e finalmente abbiamo Once-ler dell'età giusta. Però, bravi questi signori a farlo uguale... certo che gli americani hanno un fiuto per i giovani che noi ce lo sogniamo.

Oh, wow... ha cantato...

Il tutone da notte blu coi conigli gialli deve averglielo chiesto Marco in persona, su questo potrei scommettere diverse cose. Lo zainetto no, non glielo han disegnato... ci vuole pazienza.

Ecco, ora fa proprio il cattivo. Ma chi mi ricorda questo padrone di una grande fabbrica che si aggira con un cappottone lungo, cappello a cilindro e occhiali da sole? Forse poco poco Johnny Depp ne La Fabbrica di Cioccolato
Però Johnny canta molto peggio. 

Il film prosegue nella sua vicenda e si avvia al suo inevitabile lieto fine con la cittadinanza di nuovo in vena di gorgheggi. Il vecchio Once-ler è riabilitato e parla, anzi, sussurra con inaspettata dolcezza. 

All'improvviso un brivido: è di Marco questa voce mesta, calma e piena di struggente rimpianto? Eh sì che è sua... È un momento che vale 
tutto il prezzo del biglietto. 

Festa grande con tripudio di animaletti (parola che gli deve essere rimasta in testa...) e gran finale. Ah, già, nel film c'è anche Lorax. (mlml)



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