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sabato 5 ottobre 2013

Il professionista stimato dai grandi professionisti

Marco Mengoni a Taormina - Foto di Germano Pozzati

Era il 31 maggio 2013 quando alcuni protagonisti dell'Essenziale Tour 2013 rilasciavano le interviste di cui qui riportiamo stralci e video. E lo facciamo nonostante il fatto che ne abbiamo già letto e discusso abbondantemente perché vogliamo ribadire un paio di concetti che a volte sembrano finire in un secondo piano. La bravura di Marco è sempre così esuberante... poi ci si metta il fatto che è anche bello, ed ecco che quello che poi conta davvero per un concerto – la musica (voce e strumenti) e lo spettacolo in sé (luci e scenografia) – diventa quasi un fondale scolorito all'interno dei nostri discorsi su Marco Mengoni

No. Marco Mengoni è un musicista cui guardare con occhi ben diversi da quanto si faccia solitamente. Perché non è più il “ragazzo” che lasciava sorpresi per la bravura e presenza scenica. Ora è un giovane uomo, un serio professionista, che sa bene quello che vuole e che lavora tantissimo perché questo accada. 

Visto che lui, per quella grande umiltà che ben gli conosciamo, non se ne vanterà mai, lo facciamo noi. Esatto, con questo post – lunghissimo da leggere e vedere – vogliamo vantarci di lui, vogliamo riempirci il petto di orgoglio e soprattutto vogliamo che il maggior numero di persone ascoltino – e leggano – quello che di Mengoni viene detto. E non da suoi fan, bensì da alcuni tra i più grandi professionisti tecnici del settore musicale in Italia: Alberto “Mente” Butturini (considerato il miglior fonico da live) e Mamo Pozzoli (il “genio” delle luci conteso non solo a livello nazionale). 

Cominciamo proprio da Mente Butturini, di cui riportiamo per iscritto un estratto della sua intervista

«Sono sei musicisti più lui. Sono due tastieristi di cui uno è Gianluca Ballarin, che fa essenzialmente i pianoforti e cura le sequenze, e Andrea Pollione che fa hammond e tastiere. Poi abbiamo due chitarristi, Peter e Luca Colombo, che si dividono equamente le parti chitarristiche... (lo spettacolo sonoro) è molto virato verso il chiatarrismo... incastri di parti... l'arrangiamento... Poi c'è Giovanni e Davide -alla batteria- che sono due collaboratori di lunghissima data che Marco ha voluto rimanessero con lui... basso e batteria. E poi c'è Marco che mette d'accordo tutti: qualcunque cosa succeda lui in ogni caso raddrizza e porta a casa tutto. […] La tournée è partita con delle aspettative molto grandi e le ha confermate in pieno durante il percorso. Noi abbiamo fatto fin'ora teatri esauriti sempre, l'estate si prospetta altrettanto... è stata aperta una coda settembre-ottobre, dove molto probabilmente anche lì sarà così e quindi mi piacerebbe che ce ne fossero 50 di tournée così in Italia, capisci? Il fatto che abbiano deciso di prendere delle persone di una certa esperienza nei posti chiave evidentemente era per dare un piccolo valore aggiunto a quello già grosso che avevano dato creando questa band e dandola in mano prima a Michele Canova che ha prodotto Marco, e poi a Luca Colombo, chitarrista musicista che conoscono tutti, che ha preso in mano la produzione artistica della tournée che ha fatto un grandissimo grandissimo lavoro a livello musicale. Marco non si scopre, non si discute: lo metti sopra un palco e mette d'accordo tutti. Canta da paura, ci sa stare alla grande e quindi è un bel concerto che passa un po' tutti i generi musicali: citazioni anni Sessanta, anni Settanta, si va quasi nell'hip hop, nella musica dance... le ballad, e quindi insomma devo dire che il concerto è divertente, il pubblico è in delirio, scatenato (...)». 

Butturin dà tutta una serie di dati tecnici sul set-up che, tradotti per noi comuni mortali, vuol dire che c'è un gran bell'impianto, che è tutta musica suonata dal vivo e l'unico effetto speciale è un distorsore per alcune parti cantate da Marco (tipo nel ritornello di Dall'Inferno). L'impianto è molto buono, molto versatile tanto che si adatta perfettamente sia al chiuso che all'aperto. 

Ancora Butturin, sempre su Marco: «Io trovo che Marco sarebbe comunque arrivato qua anche senza passare dal talent. Perché lui comunque è un talent. In ogni caso. Quindi questo per lui sarebbe stato un percorso naturale a prescindere dall'esistenza o meno di un talent show. Perché io sono del parere che il talento quando c'è esce in ogni caso. Dopo, è chiaro che loro hanno una visione un po' diversa del mondo del live. Considera che tra me e Marco ci sono 20 anni di differenza, potrebbe essere mio figlio. Io ho un vissuto di tour di anni, di artisti e di musica da cui vengo, degli anni rock e indietro, che mi fa vedere con gli occhi probabilmente diversi di un giovane talento come lui. Però il rapporto che ha con noi è un rapporto da artista adulto, capisci, quindi si confronta alla pari, lui sa quello che vuole, lavora e fa lavorare gli altri, li motiva in modo che si raggiunga quello che lui vuole e credo che questo sia il modo migliore per essere stimati dalle persone. Perché noi stimiamo lui, perché quando entra sul palco noi siamo sicuri che una grande serata ci sarà di sicuro. Il fatto che lui stimi noi perchè gli ridiamo indietro quello che lui fa, il cerchio si chiude lì e quindi insomma è giovane però sa già come si fa a fare questo lavoro».  
Passiamo il microfono a Mamo Pozzoli, che tra i mille dettagli tecnici richiestigli proprio dal genere di testata che lo ha intervistato, dice un paio di cose che ci fanno scoprire ancora un'altra faccia dell'artista Marco Mengoni: «Marco non ha voluto il segui-persona (lo spot che illumina sempre il protagonista su un palco, ndr)... È una richiesta sua, particolare. Questo fatto, che lui abbia chiesto espressamente di non avere il segui-persona ha rappresentato da subito un spartiacque nel senso che siamo entrati in un mondo dove forse l'immagine dell'artista non è quella patinata televisiva da rivista a cui siamo abituati [...] lui ha accettato il fatto di entrare in un mondo in cui sono concesse delle deroghe... immagini volutamente un po' sporche che credo che gli piacciano molto. Marco è stato molto coraggioso a fare un tour con un tipo di palco come questo che non è esattamente un palco televisivo per eccellenza». 


ricca di bellissimi dettagli comprensibili per comprendere 
molto meglio quanto bello sia lo spettacolo pensato insieme con Marco) 

Altro tecnico, Pier Paolo Baldelli, direttore di produzione del tour F&P: «È un tour che sta andando benissimo, è davvero una piacevole scoperta, una piacevole sorpresa. Da un punto di vista artistico e dal punto si vista della resa, questo è il tour top dell'anno, sì. Nei confronti dei talent da parte di tanti addetti ai lavori noto una certa forma di snobismo invece secondo me il talent è una grandissima opportunità per fare emergere talenti che abbiamo in giro ma di cui nessuno si accorge perché magari non conoscono la figlia del discografico, che magari non hanno come contattare una radio, che magari non sanno da quale strada passare, non sanno qual è la via per arrivare. Il talent è secondo me una grandissima opportunità per fare emergere talenti e Marco ne è un esempio eclatante perché Marco probabimente sarebbe esploso lo stesso visto il talento però sicuramente il talent è stato un grande viatico per arrivare al grande pubblico. In questo momento attorno a Marco c'è una grandissima attenzione a livello discografico… A un certo punto si decide che questo ragazzo ha le potanzialità, ha le capacità, ha il talento per poter diventare – ammesso che già non lo sia – un nome top nel panorama nazionale e dopo l'Eurovision probabilmente anche nel panorama internazionale. In quel momento si decide di fare investimenti importanti. Avere in tour Pozzoli e Butturni vuol dire avere in tour nomi di fascia altissima [...]». 


Le conclusioni per una volta non le abbiamo tirate noi: vi facciamo ascoltare quelle registrate proprio dal giornalista che ha raccolto le interviste e che ha visto lo spettacolo con sguardo e udito del “tecnico”: 



Tutti i video, considerazioni riportate ed altri "tecnicismi" molto molto interessanti sul magazine soundlite.it 

Stay tuned!

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