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giovedì 17 maggio 2012

Prendi un respiro...



C'è un momento, quello in cui le luci si spengono e lo spettacolo sta per cominciare, che dà lo stesso sussulto di quando si sta facendo un tuffo,
e ormai non si può tornare indietro.


 

La differenza tra un concerto di Marco Mengoni ed altri pur bravissimi artisti è proprio questa: mentre si è sospesi tra la terra della quotidianità e il mare della musica, si ha la sensazione che nulla di ciò che sta per avvenire sarà uguale ad una volta precedente, e che - dopo - a riemergere sarà una persona in qualche modo diversa.

Approdato ai teatri con l'intenzione di recuperare le proprie matrici artistiche e forse anche le proprie motivazioni, Marco chiede ed ottiene molto di più dell'ammirazione di uno sfoggio vocale o del generico ricordo di “una bella serata”.

Marco vuole occhi, vuole volti che rivelino emozioni, vuole corpi che seguano il ritmo che sta trasmettendo, vuole voci che sappiano rispondergli. E li vuole tutti.

L'ombra gigantesca proiettata su di un telo che canta il primo pezzo non è che apparenza. L'artista che si sente su un piedistallo, lontano da un pubblico anonimo cui concedere solo una piccola parte di sé, è un ruolo che non gli appartiene. 

Allora tira giù la stoffa con gesto deciso e si rivela, anche se ancora non completamente. Appare un uomo elegantissimo, consapevole del proprio fascino, che indossa degli occhiali da sole con carisma e sintomatico mistero, ma che è comunque solo una maschera. Cambia pezzo e toglie gli occhiali: comincia il gioco di sguardi che durerà tutto il concerto. 

Gli arrangiamenti sapienti e l'apporto dei fiati che scaldano e arrichiscono le atmosfere allargano le prospettive dell'ascolto. Sorpresa dopo sorpresa, la voce di Marco ci porta attraverso i brani respirandoli, gustandoli, toccandoli. Accorciando sempre di più le distanze tra il suo modo di sentire ed il nostro.  
  
E poi le luci in sala si accendono: lui, l'artista, ci osserva con attenzione e curiosità, quasi che fossimo noi lo spettacolo e lui il fruitore. Si scambiano le parti e siamo proprio noi a venire allo scoperto, non più un anonimo pubblico ammantato di oscurità, ma persone, età, atteggiamento, abbigliamento, intenzione.

All'inizio della seconda parte, con un abito già meno formale del precedente ma sempre molto elegante, si rompe finalmente la quarta parete e Marco scende in sala, nel bel mezzo dell'arena in cui potrebbero ghermirlo ragazze tentacolari, giudicarlo signori diffidenti o sgambettarlo critici improvvisati. 

Ma per lui è importante parlare, salutare,  dichiarare che Marco Mengoni è proprio quello che vedono lì a portata di mano, autentico, immediato, e che ora è pronto a risalire sul palco portando tutti con sé.

Torna la musica, torna la voce ad infiammare e accarezzare, a giocare e a soffrire, ma con tutti quegli sguardi dentro, quelle mani che ondeggiano, quei sorrisi che affiorano in ogni nota.

Ogni serata, ogni città ha un colore diverso, e Marco in ogni pezzo cambia sfumature, trova soluzioni differenti, risponde.



Finito ufficialmente il concerto, è tempo di giocare sul serio: nascondino, salti, imitazioni, canta-tu... un po' di tutto. Perché si torna bambini.

E come succede tra bambini, una volta fatta conoscenza si è amici per la pelle. (mlml)






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4 commenti:

  1. Avete presente il monologo iniziale..bhè..LUI ci porta indietro...indietro....laggiù dove tutto ebbe inizio....a quell'età dove le emozioni ti arrivano come treni in corsa e ti travolgono...ti prendono e ti portano "dove si vola e non si cade mai"..sono le Emozioni con la E maiuscola..quelle che ti sconvolgono,ti spettinano l'anima e ti fanno render conto che TU sei più vera in quell'esatto istante piuttosto che negli ultimi 20 anni di vita...sei tornata TU..quella VERA,quella che,ha giocato a nascondino negli anni ed ha giocato talmente benenache non si è più ritrovata veramente ...grazie Marco per avermi fatto tornare al momento dell'"orgasmo" perfetto!B.B.

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  2. Articolo davvero azzeccato!!
    Complimenti!
    Lucia da Genova

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  3. Questo è il commento di una mia cara amica che ama il jazz (e lo suona: pianoforte), che non è fan di Mengoni e che ieri ha assistito al concerto di Marco a La Spezia.
    "Ho cercato il giusto pensiero per parlare di Mengoni, appena uscita dal suo concerto. Vedendolo sul palco, Cantare, suonare, muoversi, giocare, ballare, vivere il suo spettacolo mi ha fatto pensare a un libro appena letto: La voce e lo spazio - di Carlo Serra. Il pensiero risolto da quel libro sembra calzato su Marco....c'e' chi fa Musica, chi si occupa di Estetica...e chi, i migliori di noi, rappresentano l'estetica della musica. Tutto in Marco e' musica...la musica lo avvolge, lo rappresenta, lo identifica...e si libera nella sua favolosa voce. Ho assistito a un Concerto degno di questo nome. Con buona musica, pochi effetti speciali, e tutto il cuore ed il talento possibili. Scrolliamoci di dosso la mediocrita' e per una volta, godiamo e benediciamo questi sprazzi di eccellenza! Bravo Marco!"

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  4. Articolo che esprime lo stato d'animo che ho avuto quel 5 Maggio, e che lui a 6 file da me mi ha trasmesso...Prendi Un respiro, esatto, perkè è proprio così che mi lasciava, con il fiato sospeso e Imbambolata ad ascoltare la sua voce che piano piano entrava nella mia anima...un artista a tutti gli effetti!!!

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