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lunedì 7 maggio 2012

L'artista che non ci si aspettava e che invece c'è

Marco Mengoni sul palcoscenico del Teatro Politeama
Palermo, 5 maggio 2012 - ph_Eleonora Berlinghieri


 

... Talento vocale
unito ad una inattesa, bella, elegante
prova teatrale
Ovvero rappresentazione scenica (smorfie, sorrisi, atteggiamenti fisici)
di uno spettacolo
per sola musica
ed emozioni...



“... Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia...” diceva De Gregori nella sua La Leva Calcistica del '68. È da qui che bisogna partire.

Dopo i due concerti siciliani, non è possibile prescindere da un discorso molto più ampio, che parte da questo “particolare” per provare ad approdare ad un concetto più generale di “arte” e “artista”.
Iniziamo dalla base. Dagli elementi essenziali che contraddistinguono un artista di successo. 

1) Fantasia, talento. Talento naturale e straordinario, come prima cosa. Devi averne, devi averne tanto, devi averlo nel dna. Non è una tecnica che si impara, o una forma che si assume. No, non nell'arte. Non nell'arte più liquida ed eterea che ci sia: la musica. Ascoltate dal vivo The Fool on the Hill interpretata da Marco Mengoni. Non ci sono effetti speciali, non ci sono acuti, sovracuti, “svisi” e ammennicoli vari: è perfetta. Una piccola lente di ingrandimento ferma su un punto che scatena un incendio. Ogni dubbio, ogni incertezza restano lì, polvere carbonizzata pronta a dissolversi nel vento. 

2) Altruismo come physique du rôle. Nel senso di capacità di “darsi” con una forte presenza scenica. Capacità di sorridere sempre con sincerità da sopra un palcoscenico, o dietro una telecamera e lasciare con il fiato sospeso ogni singolo spettatore. Schiettezza, trasparenza di intenti, un pizzico di sana presunzione, eleganza innata, senso della misura. Possesso della forza – anche questa direttamente per dotazione genetica – di lasciarsi attraversare da sguardi, flash, curiosità. Anche fisicamente indeboliti da una febbre alta e improvvisa, bisogna salire su un palco, dare al pubblico tutto quello che si ha e un po' di più, ma senza nascondere il malessere fisico, offrendo di sé fino all'ultima goccia di energia. Senza cercar di barare, aprendo le braccia e mostrandosi semplicemente. Guardate Dall'Inferno eseguita da Mengoni sul palco catanese: avrebbe potuto evitare di suonare il tamburo a conclusione del pezzo, lasciando ai suoi bravissimi compagni di viaggio l'intera esecuzione della parte ritmica. No. Non si è tirato indietro. Quello che aveva lo ha messo lì, sul piatto. 

3) Coraggio. Perché bisogna saperci fare. In un mondo di allenatori, bisogna saper dribblare, rischiare la discesa che sembra più giusta, calibrare il tiro e provare a insaccare la porta. Sapendo che domenica saranno comunque tutti lì, al bar, pronti a giudicare, analizzare, vivisezionare ogni passaggio, ogni cross, ogni finta. Come nel calcio, come nel mondo dell'arte, come nella vita. E ci vuole pelo sullo stomaco. Assistete ad un live di questo Tour Teatrale: analizzatene la costruzione, la sequenza dei brani, la prontezza nell'appropriarsi di uno spazio – quello teatrale – affrontato per la prima volta, e ogni volta in modo diverso ché i teatri hanno suoni e palcoscenici diversi. E pubblico diverso. Eppure Mengoni chiude il sipario tutte le sere davanti ad applausi scroscianti e standing ovation. Perchè lo spettacolo, messo su con il coraggio del “vi racconto chi sono senza nascondimenti”, è uno spettacolo che funziona. Questo come quello più generale che lo vede protagonista da tre anni. 

Tre anni fa la televisione ha acceso le luci su un ragazzetto con una voce strabiliante e di bell'aspetto. In questo mondo veloce in cui niente dura più di un tweet, questo ragazzino, accolto da un primo tour di grandissimo successo, avrebbe potuto scegliere la strada più comune: un primo vero disco pieno di canzoni usa-e-getta, un paio di storie d'amore con la rima in cuore e melodie formato chewingum (di quelle che ti entrano in testa e ti si appiccano come gomme da masticare). Un amore disperato da gridare a un microfono sotto i suoi occhioni da cerbiatto e il gioco sarebbe stato facile.

No. Lui ha scelto Solo (Vuelta al ruedo), un brano lungo, un concetto lontano anni luce dal mondo delle canzoni di plastica, con un'interpretazione sofferta, trasfigurata.
Ecco che il sistema fa tilt. 

Chi è questo ragazzino? Ma chi si crede di essere? Avrà sì una bella voce, ma è troppo bello per cui dovrebbe stare giù nella fossa dei personaggi televisivi da tirare fuori per abbellire uno show! Per di più, non finge, non risponde alle domande che non gli garbano, mette in difficoltà i presentatori, si veste come gli pare perché si ostina a dire che fa il cantante e non il modello... E per giunta, incide una canzone con cui svela il suo pensiero (ironico sì, ma lo ha capito solo chi è dotato di senso dell'ironia) sul rapporto fin lì costruito con il mondo dello showbiz. 

Ignorato dalle radio, con gli articoli sui giornali (per la stragrande parte) l'uno copia dell'altro, con i titoli ad almeno tre colonne ottenuti solo in caso di vittoria di premi importanti (e non sempre), Mengoni non si è mai fermato un attimo. Ha riempito il Forum di Assago e il Palalottomatica di Roma. Ora riempie i teatri, continua a conquistare titoli, ed è sempre più ammirato, amato e osannato da chi lo ha scoperto tre anni fa come da chi lo ha scoperto solo lo scorso 5 maggio a Palermo. E questo è quello che conta per davvero. 

Ha chiuso la prefazione della sua carriera lo scorso 15 aprile in quel di Castelleone, laddove ha inziato a scrivere il primo capitolo di quello che si annuncia essere un gran bel libro con tante, tante, tantissime pagine. Ha riposto in una scatola i led di una giacca di pelle che gli veniva troppo stretta per accendere un solo riflettore su di sé. 

Ascoltatelo. Ascoltatelo in quel gioiello di Rehab, voce e ritmo cardiaco per un brano che commuove per bellezza e intensità. Ascoltatelo e guardatelo su un palcoscenico mentre inanella i suoi pezzi uno dietro l'altro, dalla mordibissima Tonight a una ritrovata Stanco senza dimenticare di dare uno sguardo al passato, omaggiando quella Dove si vola che lo ha avvicinato allo start della sua vita professionale. Ammiratene le evoluzioni da trapezista ne L'Equlibrista, fin quando con un balzo potente atterra nella gabbia dei leoni per affrontare Innuendo, piccolo omaggio a Freddie Mercury. Ascoltatelo e guardatelo fare il giocoliere con i medley così come con le nuove armonie delle canzoni del suo Solo 2.0.

Talento vocale unito ad una inattesa, bella, elegante prova teatrale. Ovvero rappresentazione scenica (smorfie, sorrisi, atteggiamenti fisici) di uno spettacolo per sola musica ed emozioni. Dalla gioia al tormento, dalla rabbia alla voglia di riscatto. Guardate l'interpretazione di I can't help falling in love with you. Quasi un tableau vivant che tradotto in bianco e nero sembra uscito dagli anni Cinquanta; oppure guardatelo mentre interpreta con ogni parte del corpo la “sua” Psycho Killer ad alto voltaggio. Ascoltatelo scherzare con il pubblico, guardatelo mentre si pavoneggia (termine usato con tanta ammirazione) su In Un Giorno Qualunque, ultimo brano in scaletta eseguito supino con le gambe sollevate da terra oppure piegandosi all'indietro mentre sta in ginocchio sul palco: non è affatto facile a farsi senza incrinare mai, neppure per un secondo, la voce, strumento che “suona” pieno e preciso fino all'ultima nota. 

Sì, Marco Mengoni non è più il ragazzo che ha tenuto compagnia a milioni di persone tutte le sere ad ora di cena per tre mesi. Non è più il giovane bellissimo che ha scatenato guerre alle transenne del suo primo tour. Non ci sono più code di coniglio da scodinzolare o ballerine di samba a cui accompagnarsi (perfette per quel tempo e per quell'occasione). Ora c'è un professionista della musica, con la sua strada da percorrere, con il suo modo di affrontare note, parole, interviste, pubblico e sentimenti. Un suo modo che è già oltre il nostro orizzonte. 

Bisogna affrettare il passo per stargli dietro. Sceglierlo per quello che è, dalla mezza calzetta del Teatro Valle all'arguto coniatore di neologismi, dal ragazzo disponibile che firma autografi e si ferma a chiacchierare volentieri quando può, al professionista che alla fine di un concerto lascia il palco per conquistare il suo meritatissimo riposo. 

Bisogna capire che non è fondamentale se le radio lo passano una, due o venti volte; non è fondamentale che vada o no a Sanremo, non importa se e cosa scrivono di lui. Quello che è davvero importante, per chi ha e avrà voglia di seguirlo, è che Mengoni abbia sempre una emozione da regalare al pubblico che avrà davanti sera dopo sera. 

Fino ad ora questo è quanto è successo, questo è quanto ha regalato a Marco Mengoni un fanclub che si muove in massa da una radio all'altra ripagando con migliaia di ascolti in più le emittenti che inseriscono in programmazione le sue canzoni; che esaurisce le copie dei giornali che lo citano; che si traccia nei picchi di share delle trasmissioni che lo ospitano, che si trasforma in quell'abbraccio sincero e affettuoso ad ogni suo live. 

Marco Mengoni è l'artista che non ci si aspettava, che non ci si aspetta e che invece è e c'è. Possiamo solo esserne orgogliosi e vantarcene.


(qui tutte le indicazioni su dove acquistare on line i biglietti  per le prossime date del Tour Teatrale 2012 > http://durimarcomengoni.blogspot.it/2012/05/comedove-i-biglietti-per-i-suoi.html )

11 commenti:

  1. Questo articolo forse contiene le parole più belle che io abbia mai letto su di lui. E contiene anche tutti i motivi per cui è così amato. Grazie: al cuore, alla penna e all'intelligenza dell'Autore.

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  2. ...senza parole...hai descritto tutto ciò che durante il concerto ho provato!!! Mengoni è un artita senza rivali tra le nuove "leve",ma non perchè da grande fan ho la presunzione di sostenere che lo sia,ma solo per il fatto che è particolare,e a modo suo unico!E' davvero qualcosa di speciale,e quando questo suo essere speciale lo dona alla gente,ai suoi fan, che vanno ad ascoltarlo in concerto, tira fuori il meglio di se e il pubblico torna a casa con un bagaglio di emozioni che è spesso difficile da spiegare e tirare fuori!!!

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  3. Ho riportato l'articolo su un blog di blogosfere perchè è troppo bello, grazie!
    Pil

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  4. Ciao, ho riportato anch'io l'articolo e il link un po' ovunque. Grazie per avere espresso a parole quello che io non sono mai riuscita a dire. E' come se il cuore avesse preso carta e penna e si fosse lasciato andare.
    Grazie!
    Sue

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  5. Ciao,per la prima volta ho assistito ad un tuo concerto,devo riconoscere che sei veramente eccezionale! La tua voce entra nel cuore di tutti i presenti,riesci a comunicare con il tuo canto la bravura che si trova in te.Sei riuscito con la tua voce a commuovere anche gli spettatori di una certa età.Bravo Marco ! Continua così e da questo momento hai una fan in più.Grazie per quello che ci fai provare!!!!!!!

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  6. Che bello leggere queste parole, mi commuove sapere, che finalmente, dopo aver ricevuto critiche di ogni genere, anche sul suo privato Marco comincia ad essere capito e apprezzato per quel GRANDE artista che è!!!!!!!!!Meglio tardi che mai......E le radio si sveglino!!!!!

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  7. Semplicemente GRAZIE!!! Parole meravigliose e vere di chi sa sostenere realmente il talento di Marco...non si può non amare in toto il mondo mengoniano che, come dice Marco, è Armonia tra lui e il suo pubblico caparbio che VUOLE FORTEMENTE che tanti distratti o assuefatti all'esaltazione della mediocrità, comprendano prima possibile che è arrivato il momento di reagire, aprendo bene occhi, orecchi e sensibilità a questa nuova realtà musicale italiana contemporanea, che, per invertire una orribile tendenza, deve essere riconosciuta qui e ora...ciao e ancora mille grazie!

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  8. Come fan, non posso che apprezzare questa recensione, ampia ed esaustiva, che condivido e lodo. Marco Mengoni ha un talento principale (la voce) e molti altri talenti satellitari, tra i quali la teatralità e l'empatia col pubblico, che rendono tangibile uno straordinario carisma. Certo, di strada ne ha da fare, tanta, ma il ragazzo è caparbio, ha una passione autentica per l'Arte, e tutte le carte in regola per percorrerla e godersela. Buon viaggio, Marco.

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  9. Ogni parola di questa descrizione/recensione rendono pienamente la sostanza dell'artista e del grande lavoro che ha fatto,l'emozione ed i sentimenti che donava è stata sentita più, del solito ormone volatile delle teenagers,ho avuto il piacere e privilegio di assistere al suo concerto in teatro a Varese...portando un'amica che non capiva il perchè del teatro...il target anagrafico andava dalle teen alle over, uomini e donne, è stato per un qualche verso, come assistere al concerto di un familiare, perchè ha fatto sentire tutti nessuno escluso importante ed unico. E' stata una serata bellissima, quelle che ti lasciano dentro il dubbio, sarà mica un alieno? Amazing Marco,grazie per l'incredibile e tanto rara(di sti tempi) serata dentro la musica^_^

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