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martedì 23 luglio 2013

Nuove date per un grande successo




Se avesse messo su un tour di dieci date in tutto, la notizia - onestamente - sarebbe da relegare in un semplice update del calendario già pubblicato. Ma no, qui stiamo parlando di ben altro. Qui si sta dando la notizia di altre quattro date aggiunte in coda a un calendario che si avvicina paurosamente alla cifra di 40 date in 6 mesi, ossia un concerto ogni quattro giorni e mezzo. E ogni singolo concerto è stracolmo, pur se organizzato nei bellissimi angoli (un po' difficili da raggiungere) della nostra Penisola

Il placo dell'Essenziale Tour, da sinistra: Peter Cornacchia, Davide Sollazzi, Giovanni Pallotti, Marco Mengoni, Andrea Pollione, Luca Colombo e, alle sue spalle, Gianluca Ballarin

Marco Mengoni, il "figlio di talent"con quella voce "che sembra un miagolio" incardinata in un ragazzino che "piace perché è bello", questa estate sembra aver deciso di passare alla cassa e riscuotere - con gli interessi - quanto di lui è stato detto fino a non molto tempo fa, visto che solo nel corso dell'ultimo Sanremo - febbraio 2013 - gli è riuscito di convincere la critica che no, non miagola; che no, non piace solo perché è bello (certo, aiuta, ma non è tutto); e, soprattutto, che uscire da un talent non è un peccato mortale. 

Mengoni, dicevamo, ha dovuto aggiungere ancora altre date al suo lunghissimo tour: ecco la terza data a Roma, all'Auditorium Parco della Musica, il 6 ottobre; la terza a Torino, all'Auditorium del Lingotto, il 17 ottobre; la terza anche a Firenze, al Teatro Verdi il prossimo 19 ottobre; e addirittura una quarta data a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, il 20 ottobre. Perché le precedenti - pur essendo tra fine agosto e settembre - sono già quasi sold-out e la richiesta è ancora altissima. 

Come è possibile? La risposta è la più semplice che ci sia. Perché è bravo, perché i suo spettacoli sono divertenti e molto molto ben fatti. A cominciare dalla scenografia, con le torri di Mamo Pozzoli a far da "antenne trasmittenti" - così racconta Marco Mengoni - per le emozioni musicali che lui vuole condividere con il suo pubblico, entità per la quale il giovane di Ronciglione non lesina parole di sincera gratitudine. Antenne che a quanto pare funzionano benissimo, visto che persino nella piana del Brenta (impossibile da raggiungere se non con l'automobile) o tra le colline della Granda (raggiungibili prima solo con l'auto e poi praticamente solo a piedi) il "tutto esaurito" è stato raggiunto con estrema facilità. 

Un spettacolo che funziona nella sua componente più importante, la musica. Un gruppo compatto - tra nuovi e vecchi compagni di viaggio - che sfoggia vere e proprie perle, sfumando il blues nel rock, lo scat nel pop, il jazz nel rock (quasi) psichedelico. Sì, perché è qui, parlando di musica e di stile musicale, che la faccenda sembra complicarsi. 

A voler cercare uno stile già noto, in effetti, si fa fatica. Ma si risolve dicendo che la direzione musicale di Luca Colombo - eletto in questo 2013 il miglior chitarrista italiano - è riuscita a dare una forma elegantissima e corposa alle esigenze musicali del protagonista, portando sugli strumenti dei colleghi uno stile nuovo, potente ma raffinato, che non fa alcuna fatica nel seguire le iperboli vocali del giovane al microfono (è bene ricordare che Mengoni è, oltre che dei testi, anche coautore delle musiche e degli arrangiamenti). 

Un gruppo compatto, dal suono compatto, risulta coinvolgente e divertente, qualunque sia l'età - o il sesso - di chi ascolta. E se Luca Colombo mette in piazza tutta la sua maestria rock-psichedelica, Gianluca Ballarin (che abbiamo visto da tempo nei concerti di Elisa) e Andrea Pollione (che ritroviamo al pianoforte in tantissime produzioni televisive, inclusi i programmi XFactor e The Voice of Italy), qui alle tastiere, programmazione e organo, insieme ricamano effetti e suoni di grande presa, senza mai un errore per eccesso o per difetto. 

Non sono da meno i musicisti più giovani, che pure sono i più "vecchi" sul palcoscenico di Mengoni

Davide Sollazzi, batterista di 24 anni dal piglio duro; Giovanni Pallotti, il più bel basso under 30 (in certi passaggi, anche rispetto agli over) che ci sia capitato di ascoltare negli ultimi quattro anni; e Peter Cornacchia, chitarra, cui vanno riconosciuti due grandi pregi: il primo, è quello di avere portato - o forse anche solo messo in risalto - la vena blues di certi brani di questo Essenziale Tour; il secondo - per alcuni versi il più importante - è quello di non farsi cogliere mai impreparato quando il frontman segue le sue partiture non scritte, concedendosi derive arabeggianti su passaggi rock o anche interi cambi di metrica sulle parti cantate. Lui, Cornacchia, c'è, non fa una piega, cambia ritmo e segue. Oppure abbassa il volume, per lasciare spazio alle libertà che Mengoni si concede duettando con la chitarra di Colombo, quando lo scat diventa urgente e davvero di grande impatto. 

È ovvio che questo sia un tour di successo. Forse il tour di maggior successo di questo 2013. La musica è buona, le canzoni sono piacevoli, divertenti e coinvolgenti, il cantante è certamente il migliore in Italia per qualità tecniche e interpretative. In più è un grande istrione, capace di tenere un palcoscenico come pochi, sempre in perfetto equilibrio tra il serio professionista capace di far funzionare ogni cosa nei più piccoli dettagli e il ragazzo timido che affronta il suo pubblico con sincerità, "armato" solo di quello che ha: la musica.

E qui, sul palcoscenico di questo Essenziale Tour 2013, di musica ce n'è, ce n'è tanta, ed è tutta di ottima qualità.

1 commento:

  1. non smetterò mai dire e di ribadire che sono sempre più ORGOGLIOSA di lui.

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