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martedì 2 luglio 2013

Sotto un cielo di stelle, con tutto se stesso




Sotto un cielo di stelle. 
Musica, Marco Mengoni, il pubblico. 
Una scenario che ci ronza nella testa 
da giorni, che ci riporta alla mente 
quelle “foto che io non scorderò”
 
Marco Mengoni - ph_Liz Argenteri

Non sono immagini scattate con il cellulare o con la fotocamera o tutte le tecnologie ottiche di cui oggi disponiamo. 

Sono flash di momenti vissuti dal vivo o attraverso i video, un respiro profondo, un sorriso, uno sguardo fulminante, una giravolta... o uno strusciare il mento sul microfono mentre le labbra cercano di serrare una lacrima ribelle.

Marco. Ne abbiamo parlato mille volte della sua umiltà, del suo coraggio di mostrarsi così com'è. 

Che porti il berretto al contrario e che faccia il cazzaro con i suoi amici, o che indossi il completo Ferragamo verde pavone, teso nel suo essere professionale davanti a un pubblico di altra lingua. 

Tutto questo c'è. Ma è tanto di più di quanto sembri. 

Sotto un cielo di stelle per il suo pubblico. Ecco, la differenza tra Marco e la stragrande maggioranza degli altri artisti visti dal vivo sta tutta in quel “per”. 

“Per” che non è un segno di moltiplicazione, cosa che invece accade di solito. Un artista canta per il pubblico, dando al pubblico quello che il pubblico si aspetta. Aderendo completamente a quello che è il ruolo che il pubblico gli riconosce. 

Un rocker canterà per un pubblico che lo vuole rocker, e avrà atteggiamenti da rocker, pantaloni da rocker, sguardo da rocker, sorrisi da rocker eccetera. Un pop-singer canterà per un pubblico che lo vuole pop, aderendo alla richiesta del pubblico, moltiplicando il suo vero io e declinandolo secondo le aspettative di chi ha davanti. 

Marco non si moltiplica. Marco è. 
E non aderisce alla musica che canta, ma fa aderire la musica che sente dentro a quello che lui è, sopra un palco o nella sua stanza. Perché quel Marco intimo e privato – ci scommettiamo – è più o meno lo stesso di quello che abbiamo tutte le sere sotto i riflettori, o sotto un cielo di stelle che sia. 

Ha scelto la via più "semplice" per essere un personaggio famoso: niente trucchi, o costumi di scena (e non parliamo di vestiti). Semplicemente lui, e il suo modo reale di intendere un live show; semplicemente lui e il suo modo reale di intendere il rapporto con il pubblico, schietto, sincero. 

La via più "semplice" perché non c'è menzogna e quindi non c'è alcuna fatica a ripetersi uguale ma sempre diverso. La via più difficile in assoluto perché tutto questo può far paura in chi non ha confidenza con la generosità d'animo (e la vita insegna presto che è molto meglio essere diffidenti).
E la paura può, a volte, generare persino il sospetto di una finzione raffinatissima. 

Scommettiamo che tutto questo Marco lo sa, ma ha fatto la sua scelta. Ha scelto quella prigione immensa che è la libertà di essere semplicemente se stesso. 

E sotto un cielo di stelle, per il suo pubblico, Marco sarà sempre, ancora, se stesso. Uguale, ma diverso. 


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