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venerdì 1 febbraio 2013

Un artista ad alto peso specifico



Marco Mengoni  risponde ad Andrea Laffranchi
Dal Corriere della Sera del 1° febbraio

Marco Mengoni in sala di registrazione durante la lavorazione del suo prossimo disco

Marco Mengoni è quello che si può dire un artista ad alto peso specifico. Perché non è mai stato di molte parole. Ma quelle che dice, con quella sua voce bassa, sono sempre giuste e "cogenti", parolone che riassume i significati di "esatto", "preciso", "perfettamente aderenti all'oggetto del discorso". 

Marco non è quasi mai a suo agio nel corso di un'intervista. Lo abbiamo visto rilassato poche volte. Perché è un essere pensante che si presenta senza un canovaccio, senza il solito sacco di risposte preconfenzionate, tutte uguali, da tirare fuori qualunque sia il discorso. 

No, Mengoni non lo fa. Preferisce prendersi quei due, tre secondi di tempo per rispondere nel modo più onesto alla domanda fatta, alla persona che gliela fa, pensata a misura dell'occasione. Un artista ad alto peso specifico, appunto.

Non è prolisso, sempre conciso e diretto. Come è possibile notare - con molto piacere - nelle risposte date ad Andrea Laffranchi, giornalista stimato del Corriere della Sera, che così riporta sull'edizione del 1° febbraio all'interno di un articolo che parla degli ex-talent presenti a Sanremo: 

«Un talent alle spalle non è il peccato originale». (...) «Con la crisi che c'è guardare con snobberia un talent è un grande errore. Sono fiero di essere uscito da "X Factor" ed è innegabile che mi abbia aiutato. Ma è la musica che deve spingerti ad andare avanti, non la popolarità» (...) «Consumare gli album dei Beatles, dei Rolling Stones, studiare David Bowie o Patti Smith, scoprire Kasabian, Paolo Nutini o James Blake deve essere lo stimolo a continuare a crescere». 

È la musica che deve spingerti ad andare avanti, non la popolarità
Chiunque abbia seguito i più grandi della musica - in ogni genere, dalla lirica alla new psichedelia - sa che questo è proprio il tratto distintivo dell'essere artista, davvero, nel profondo. È l'urgenza di fare musica, la necessità di fare musica che ha spinto i più grandi ad aprire nuove strade, con testardaggine, coraggio, un po' di incoscienza e tanto, tanto, tantissimo lavoro. 

Studiare David Bowie o Patti Smith...  
Sì, studiare, studiare tanto, sempre. Senza mai sentirsi "pronti", o "soddisfatti". Perché c'è sempre qualcosa più in là cui tendere: la musica è armonia, e l'armonia è utopia. La musica è un regalo che fa sognare tutti, ma che solo pochi sanno donare. 

Marco Mengoni è proprio tra questi. E chiunque lo abbia ascoltato dal vivo, anche solo una volta, lo può confermare. 

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