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martedì 1 ottobre 2013

L'umana bellezza di un "cuore sempre davanti"







Sempre con il cuore davanti. Ecco cos'è! Ecco come spiegare quella sensazione di eccitamento, ansia, gioia, trepidazione, euforia... quel che chiamiamo “batticuore” che ci assale tutte le volte che le luci si spengono e il palcoscenico piomba in un buio profondo per una manciata di secondi prima che si illumini di note. 

È in quei pochi secondi, proprio quando le “antenne della condivisione” iniziano a pulsare, che il nostro cuore compie un balzo e si sposta davanti. Accettando un invito ricevuto da alcuni anni fa, da altri solo “ieri”, un invito che viene riproposto ad ogni data; di più, ad ogni canzone; ancora di più, ad ogni contatto visivo con il protagonista di questa piccola storia musicale che vogliamo raccontarvi. 

Una piccola storia che sembra una favola, con tanto di principe dai nobili sentimenti ed esercito dall'armatura lucente, tutti al galoppo su destrieri più o meno tecnologici in cerca di terre da conquistare... 

No, non è una favola. Così fosse, si svilirebbe l'importanza di quanto c'è nella musica, di più, nella comunicazione di Marco Mengoni. Perché che canti o che parli, quello che è lui, quella che è la sua comunicazione è tutta lì, sempre con il cuore davanti. Un cuore che viene mostrato quando ancora è tutto solo un gioco di ombre, quando due braccia si allargano, proprio quando ti viene di allargare anche le tue e abbracciare chiunque stia lì accanto, persona conosciuta o meno non importa: perché il suo cuore in quel preciso istante ha ricevuto l'invito e certo – sentendolo così sincero – lo ha accolto.


Quando un musicista ha anche questo dono, quello della comunicazione sincera e necessariamente urgente, è impossibile resistergli. La musica, che sia semplice o complessa, diventa linguaggio di sentimenti, diventa un coro di emozioni di cui siamo affamati, un coro che è fatto di urla, di applausi, di parole cantate o di messaggi in formato A4 che altro non sono che ulteriori aspetti di quel cuore sempre davanti

Sì, il concerto visto a Roma lo scorso 28 settembre è stato molto bello. Perché è stato offerto dal palco e raccolto dal pubblico, e dal pubblico restituito al palco, a Marco, come il pubblico ha saputo e potuto fare. E non importa se una sorpresa è riuscita solo a metà, non importa se gli inviti “seduti! seduti!” delle file oltre la decima hanno involontariamente generato un po' di confusione su uno dei monologhi di Mengoni. Non importa. I cuori, quando arrivano davanti, esondano. E non c'è verso di trattenersi entro argini prestabiliti. 

I concerti, gli spettacoli dal vivo, si nutrono anche di quanto accade tutto attorno a un palcoscenico, e più vitalità e affetto e partecipazione c'è e meglio è. Perché poi, in fondo, quel cuore davanti non manca mai di rispetto a nessuno. Ha i suoi tempi di reazione, ma poi sa che non può togliere un solo palpito agli altri cuori davanti che per caso sono capitati qualche metro più indietro. 

E lo sa benissimo anche Marco. Che sale sul palcoscenico con l'intento, sincero e limpido, di regalare due ore di gioia a chiunque sia venuto ad ascoltarlo. Due ore di spettacolo che non sono mai uguali, ché il suo cuore davanti guarda ogni singolo parterre, tribuna, gradinata, loggione sempre con nuovo stupore e riconoscenza. 

In più, i giorni passano – e anche i mesi e gli anni – e la Musica generata da quel giovane uomo cambia colore. I toni si scuriscono pur restando netti e brillanti. Così, quanto prima aveva le sfumature giallo-arancio, ora si tinge di carminio brillante e giù fino ai blu profondi. Ma sempre di oro e pietre preziose si parla: che sia oro rosso o rubino o zaffiro, la luce riflessa ha in sé – intatti – tutti i colori del mondo. 

Basta ascoltare #SpariNelDeserto per averne prova tangibile. Dall'introduzione orgogliosa e schietta fino alla chiusura improvvisata – come sempre – con la complicità di tutti i musicisti. Non c'è tonalità che manchi all'appello, non c'è sfumatura di colore di cui il “pittore” si sia dimenticato. E non ci sono solo i colori naturali, ché non mancano le cromature e le “sabbiature”, tanto da far diventare questa canzone una sorta di sinossi di quanto ci si dovrà inaspettare da adesso in poi. 

Per non dire di #LaValleDeiRe, accompagnata in più dal gesto essenziale ma bellissimo della mano che lascia rotolare una corona invisibile... anche questa con la chiusura improvvisata, anche questa luce che, rifratta dal cuore a prisma al centro del palcoscenico, si offre come il più esaltante degli arcobaleni. 

Potremmo dire così di ogni canzone, fermarci ad analizzare ogni piccola variazione che ne fa pezzi unici, ma sarebbero solo parole, e le parole non hanno la stessa sostanza della musica. Ché la musica, per rubare e adattare una citazione famosa, è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. 

E noi abbiamo sognato. Per due ore abbiamo lasciato il nostro cuore davanti libero di sognare che se ci fosse un paradiso sarebbe esattamente come quella lunghissima emozione vissuta e condivisa con gli affetti cari che ci sfioravano le braccia con le loro braccia, anche queste – nelle poltroncine lì accanto – ruvide di felicità.


E se fino a quel punto non importava più se fossimo a Roma o a Timbuctù, se fosse estate o autunno, se fosse notte o giorno, solo qualche minuto più avanti ha perso importanza molto altro. Perché se dal palco un cuore davanti ti dice con tutta onestà (e con la semplicità di cui solo i veramente sinceri sono capaci) «la vita veramente è una sola e io vi auguro di viverla la meglio (...), e io devo dire che me la sto godendo ed è dal 2009 che di cose ne sono successe e io vi devo troppi troppi troppi grazie», e te lo dice così come lo sentiamo, così profondamente e indubitabilmente sincero, bè, allora non si può fare altro che crederci, e rendere omaggio all'unica vita che abbiamo, godercela per quanto è possibile, mettendo da parte ogni inutile malumore e regalando sorrisi senza chiedere nulla in cambio, perché non c'è niente che ripaga di un sorriso regalato. 

Non c'è niente che sia più vitale e più umanamente bello di un cuore davanti.

3 commenti:

  1. quello che Marco ci regala ogni volta, è qualcosa di unico.. di concerti ne ho visti tanti, ma con nessuno c'è stato questo legame..lui è parte di noi, e noi di lui...è vero..#siamounacosasola... <3

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  2. Non ho parole davvero....bellissimo articolo, complimenti! L'esercito è uno solo ;)

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  3. Tutto ciò che marco ci dona , ci regala ogni giorno con una sua risata un suo sguardo un suo sorriso , ci travolge , ci riempie il cuore e ci riscalda come un fuoco dopo una giornata di freddo.... Grazie capo.... Sempre e per sempre con il cuore davanti ❤️

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