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giovedì 6 settembre 2012

Natural born Crazy



Marco Mengoni_soundchek Castelfranco

Mentre sta lavorando al suo nuovo CD e ad un anno esatto dall'uscita di SOLO 2.0, Marco Mengoni aggiunge al suo repertorio un'altra stupefacente cover di un brano che, come in altri casi, non solo non fa rimpiangere l'originale, ma trova una dimensione del tutto nuova e – naturalmente – inaspettata.

 



Il cantante ha omaggiato spesso artisti che ha definito “pietre miliari” del suo panorama musicale: dai Beatles a Freddie Mercury, da Michael Jackson a Amy Winehouse, ha saputo interpretare con l'intensità e lo splendore vocale che gli sono propri canzoni che fanno parte della storia.

In altri casi, invece, Marco ha voluto sperimentarsi su brani che, pur avendo avuto un certo successo, non vantavano un pedigree così altolocato, ed erano già declinati al passato prossimo, destinati – forse – alle trasmissioni in cui si rievocano i decenni grazie alle hit del momento.

Nel concerto di Villa Ada del giugno 2011 aveva stregato il pubblico trasformando un ripetitivo pezzo techno-dance – No Stress di Laurent Wolf – in una suadente ballad per voce, chitarra acustica e percussioni. Come dire: un vagone della metropolitana in una decapottabile da guidare coi guanti di pelle, e sembrava di sentire il vento tra i capelli e l'odore del mare.

La nuova conquista dell'autore di Credimi Ancora ha richiesto più tempo e la voglia di appoggiare le dita sui tasti di un pianoforte. Forse era proprio questo il tassello che mancava all'esecuzione completa di Crazy, fortunata hit che valse ai Gnarls Barkley la nomination ai Grammy Award del 2007.

Che il pezzo fosse congeniale a Marco si era sentito già nel novembre del 2010 quando al Circolo degli Artisti si affacciò in medley con Try di Janis Joplin, e poi è sbucato via via anche in qualche altra occasione. Ma la prima esecuzione completa è arrivata lo scorso 1 settembre (quasi due anni dopo) durante la serata del FestivalShow a Castelfranco Veneto.

In quell'atmosfera festosa, tra vecchie glorie e giovani promesse della musica italiana, ultimo in scaletta perché il più atteso, è atterrato un UFO made in Ronciglione che ha fatto spalancare la bocca ed il cuore appena i primi accordi del piano hanno percorso il pubblico.

Marco Mengoni canta Crazy a Castelfranco Veneto
Con l'emozione di una “prima”, la voce di Marco ha subito creato un taglio netto con tutto ciò che c'era stato in precedenza, ed ha portato alla luce il lavoro che da due anni il brano stava facendo dentro di lui, la metamorfosi che lo ha reso definitivamente suo.

Una intro piano e voce, dunque, decisa, importante. Poi, dopo la rullata della batteria, una tensione crescente sottolineata da una base strumentale volutamente scarna (solo qualche pedale anni '70 della chitarra) che rinuncia anche alla modulazione di apertura durante la strofa che si trova nella versione originale.

Un edificio uniforme, geometrico in cui la voce si slancia a narrare la sua storia di follia scelta e riconosciuta rispetto alla mediocrità di chi della vita, in fondo, ha solo paura. Tema questo caro a Mengoni sia nei suoi brani originali che in altre fascinosissime cover.

Chi era presente racconta di un attimo di silenzio, di un respiro trattenuto da parte di tutto il pubblico, tanta è stata la forza di questo pezzo, che ha poi liberato l'emozione con tutto l'entusiasmo di chi è volato ad una grande altezza e poi è tornato a terra col cuore in gola.

Adesso che Crazy ha trovato la sua veste mengoniana non fatichiamo a credere che avrà un posto tutto suo nei prossimi live dell'artista, che il suo sempre più vasto pubblico attende con impazienza. (mlml)




Cliccando sui titoli in grassetto No Stress e Crazy potrete rivedere le interpretazioni di Villa Ada e di Castelfranco Veneto



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