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mercoledì 15 agosto 2012

La difficile arte della fuga


Marco Mengoni - Torino - MTV Days 2012 - foto per gentile concessione
di © Germano Pozzati (tratta da www.flickr.com/photos/gerrypozz)

Marco Mengoni

ha incantato giovani

e meno giovani,

che si lasciano

trascinare nel mondo

in cui poche sillabe

diventano

quattro ruote

su cui percorrere

un viaggio

senza limiti e confini

 






Non è colpa nostra, è stato lui a cominciare!
Noi “pubblico di lungo corso” siamo andati ai primi concerti di Marco Mengoni con tutte le intenzioni di lasciare da parte i decenni di musica di ogni genere -amata, sofferta e vissuta- e di ascoltare questo giovanissimo artista con lo spirito più neutro possibile, con la certezza della sua voce straordinaria, ma senza attese o pretese di sorta.

Già dopo le prime date del Re Matto Tour del 2010 si avvertiva che il cantante mordeva il freno nel restare all'interno dello schema standard dei pezzi (strofa-strofa-bridge-strofa-bridge-finale) e che ad ogni concerto trovava il modo per aprire parentesi sempre più ampie alla Grande Assente della musica pop italiana: l'improvvisazione.

Si perché, a parte l'immensa Mina, sembra che i nostri interpreti siano un po' allergici ad uscire dal “racconto” che un brano propone per girovagare nell'universo della pura emozione musicale.

Quando il ventenne di Ronciglione nominò Ella Fitzgerald tra i suoi numi tutelari, le nostre vecchie ossa ebbero un fremito e le nostre orecchie assunsero forma appuntita. Non che i giovani siano tutti ignari di ciò che esisteva prima di i-Tunes, ma insomma... la cosa ci colse di sorpresa, di graditissima sorpresa.

Così tra un vocalizzo carnatico e l'esplorazione delle mille e una possibilità di risolvere una cadenza, Marco ha incantato giovani e meno giovani, che si lasciano trascinare nel mondo in cui poche sillabe diventano quattro ruote su cui percorrere un viaggio senza limiti e confini. In parte, però, perché il cantante sul palco non è solo, bensì è fiancheggiato da musicisti che creano con i loro strumenti la trama fondamentale su cui si basa il momento musicale.

Ma come si conciliano le “fughe in libertà” di un solista improvvisatore con la continuità armonica e melodica del pezzo?
Un po' con lo stesso concetto per cui uno chef può azzardare ricette fantasiose pur rimanendo nei limiti del gusto: gli ingredienti base e le regole di cottura.

L'ingrediente base di tutta la musica è il tempo: si può rallentare, accelerare, sospendere, “rubare” , sincopare, ma la scansione in due - in tre o in quattro rimane rigorosamente la stessa; e tutti i musicisti sanno che per quanto lunga possa essere un'improvvisazione, ci si ritroverà alla fine di una battuta e si riprenderà insieme dall'inizio della sezione precedente, come se si fosse chiusa una parentesi.

Le regole di cottura sono quelle della tonalità. Ogni brano nasce in una tonalità che poi, normalmente, segue un certo giro, cioè ha degli accordi che vengono ripetuti per un certo numero di battute. L'improvvisatore può restare nella tonalità iniziale o spaziare anche in altre (fino ad inserire brani di altre canzoni), ma anche lì sa che prima della fine dell'improvvisazione dovrà “tornare a casa”, ovvero rientrare nella tonalità di partenza.

Naturalmente la confidenza tra musicisti permette una maggior elasticità e quindi una maggiore libertà per chi sta improvvisando, ma anche chi non si è mai visto né conosciuto sa come funzionano le cose e può cavarsela onorevolmente, come succede nelle jam sessions.

Che la faccenda funzioni non è proprio una novità: già ai tempi del canto gregoriano – mille anni fa - i frati cantori si divertivano a prolungare a piacere alcune sillabe degli inni mentre gli altri tenevano una nota fissa di base. Dai “melismi” di allora alle improvvisazioni di oggi il fascino della creatività individuale in rapporto ad una base comune condivisa non è cambiato, e crea nell'ascoltatore un momento di sospensione magica.

Piccolo particolare: per i cantanti è richiesta intonazione praticamente perfetta oltre che senso del tempo a dir poco inattaccabile.

E dato che è stato proprio Marco a nominarla, lasciamo ad Ella il compito di farci un esempio di improvvisazione facile facile... per chi puode! (mlml)



 
 

2 commenti:

  1. grazie! Mi sono sempre chiesta come facessero i musicisti ad essere così sincronizzati con i "voli" di Marco, ora ho capito!

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  2. Questo articolo è davvero una vera e propria perla da ricordare e custodire nel cuore.Grazi per le spiegazione musicali e per aver rappresentato in maniera esemplare questo grande giovane artista capace di trascinare i suoi seguaci ascoltatori nel mondo in cui poche sillabe diventano quattro ruote
    su cui percorrere un viaggio senza limiti e confini!
    Grazie di cuore!

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