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mercoledì 21 marzo 2012

Parola alle charts

Marco Mengoni durante la sua performance al Teatro Valle Occupato
Foto di Claudia De Santis (fonte: fanpage Facebook)





Si dice che “carta canta”. 
Bene. Facciamo “cantare” le carte. 
Le charts, per dirla in modo figo.

Esce il singolo Dall’Inferno, ed esordisce al primo posto nella classifica i-Tunes.
Si pubblica l’album tributo per Alex Baroni, in cui Mengoni interpreta solo la sesta traccia, ed ecco che la sua Scrivi qualcosa per me sale fino all’8° posto su i-Tunes, ed esordisce al 10° posto della classifica su Mtv.
Senza dimenticare che la sua Meriluis è arrivata ad un soffio della vetta su i-tunes lo stesso giorno dell’uscita. In questi ultimi due casi, essendo ospite in dischi altrui o “collettivi”, Marco Mengoni si segnala come unico nome in grado di sbaragliare la concorrenza di artisti quali Madonna, Lady Gaga, Beyoncè e compagnia internazionale varia.
Tutto ciò senza fare ricorso alla promozione pubblicitaria, né facendo affidamento ai passaggi radio dei pezzi in questione (le radio, prima o poi, capiranno che Mengoni piace “e piace tanto” (cit.).

Quindi, la carta canta che Mengoni funziona. Vale in sé, è sostanza musicale, ha un “peso specifico” decisamente notevole.
Ovvio, questo ci piace. E ci piace vedere, sentire l’attesa che c’è per il suo prossimo tour teatrale, che avrà la prima a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, il 19 aprile.
Perché Mengoni, per fortuna, non “ripete mai”. Ogni singolo concerto è un evento a se stesso, con l’artista che si lascia attraversare dalla musica, che si lascia inondare dalle emozioni che sente lì e in quel preciso istante per restituirle al pubblico, prendendo da questo molta parte dell’energia che poi lui sa trasformare in incanto e benessere.

Come riesce a fare con le canzoni altrui. Rispettandone autore e interprete originale, ecco che con la sua voce ne spolvera via anzianità e acciacchi e le restituisce brillanti, per di più arricchite di emozioni nuove.

Marco Mengoni avrà pure smesso i panni del Re Matto, ma resta comunque il Re Mida della canzone: tutto quello che canta diventa prezioso!

2 commenti:

  1. (questo commento che aggiungiamo è stato scritto su una pagina FB prima della redazione del pezzo qui sopra inserito. Lo abbiamo preso in prestito, con l'autorizzazione della sua autrice, e ci fa piacere che possano leggerlo molte persone!...)

    Ho spesso avuto paura di aver perso obiettività, paura di aver smarrito l'occhio critico... mi sono spesso chiesta com'è che Marco qualsiasi cosa faccia riesca a creare in me quel sentimento di incredulità e venerazione, quel senso di empatia... sentire le emozioni al 100%. In fondo che cos'è l'arte se non questo, saper trasmettere le emozioni? Ascolto ogni giorno la radio, molte ore, e vengo presa da attacchi di nervosismo nei confronti di quel continuo bombardamento di mediocrità assoluta, di musica fatta senz'anima, uguale a molte altre. Ti fermi per un momento, e ti ripeti nella mente “ma sarò io che avrò mitizzato Marco? Sarò io ad aver esasperato la mia passione per lui influenzando negativamente anche il resto?” Poi però capita di incontrare le grandi voci del passato e del presente, un jazz senza tempo, o un classico rock che ti gratta l'anima, uno sfrontato Freddie Mercury (voice dei Queen, ndr) davanti a milioni di persone, la presenza ineguagliabile di Michael Jackson, oppure ti capita di ritrovare il video di un giovanissimo Battisti affrontare timido il pubblico con le sue semplicissime e pulitissime canzoni; o ancora, ti ritrovi ad ascoltare con incanto 100 violoncelli che suonano musica classica e che non avresti mai pensato di apprezzare, Giovanni Sollima che in un duetto "convulso" suona uno stesso strumento insieme con un'altra musicista... Ecco: è qui che comprendi, che ti rendi conto che no, non sei tu ad aver perso i lumi della ragione, non sei tu quella troppo lontana dal reale. È che Marco ha semplicemente spostato il limite molto più in là, al di sotto del quale tutto sembra onestamente POCO per essere degno di nota. Lui non è semplicemente “voce”: lui è creatività, è libertà, è quel sorriso pulito, è il ragazzo strampalato che si contorce i capelli, ed è quell’animale da palcoscenico che in scena diventa una ‘belva’ senza nessun timore, assolutamente abbandonato all'arte. Io che prima non ho mai ascoltato musica dal vivo ora mi cibo solo di quella! quando metto su il cd, il suono mi sembra ingabbiato, privato proprio della sua vena creativa che lo contraddistingue...LUI È LIVE! CARISMA e CORAGGIO, adrenalina e passione. Pop, soul, rock, jazz... Marco non ha limiti, non ha confini, o forse li ha, ma continua a valicarli di continuo, in costante espansione. Dare valore a ciò che si canta non è dono di tutti, e Marco riesce a trasformare in oro tutto ciò che canta. Odio le cover da una vita, sempre troppo diverse o troppo uguali all'originale, costantemente infastidita dalla loro inutilità. Ma poi arriva lui, che non ne ha sbagliata una, che trova sempre l'equilibrio e la chiave giusta, che anche cantando brani easy riesce a farne piccoli gioielli. Altro che re matto...RE MIDA! LUI è proprio il nostro Marco, e come scrivo spesso LUI E' UNO DEI POCHI DIAMANTI in mezzo ai sassi. Non potrò mai dimenticare gli occhi esterefatti di mio padre che uscendo dal Palapartenope (dove mi chiese di sua volontà di poter venire a sentire Marco) non trovava le parole, dicendo di aver sentito il cuore salirgli in gola, e che quel ragazzo gli era sembrato NON UMANO. Forse lì mi sono convinta che non c'è altro da fare se non accettare il fatto che semplicemente pochi reggono il confronto. E ne sono orgogliosa.
    (Raffy CrazyQueen)

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  2. Grazie per queste parole ... ogni tanto ho una vena d'invidia per chi riesce a trasformare in parole le mie emozioni ...

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