Ad Three Slide Menu

sabato 24 marzo 2012

Che sia Musica!

Marco Mengoni al Teatro Valle Occupato (ph_Pina Pichetti)





A poco meno di un mese 
dall'inizio del nuovo tour, 
impressioni, attese e certezze 
in vista dell'esordio al Teatro
degli Arcimboldi di Milano




Ecco qui. Finalmente manca meno di un mese.
Il 19 aprile è proprio lì, ormai dietro l'angolo. Il palcoscenico inizia a riempirsi di “conti alla rovescia”,di vestiti da indossare che cambiano almeno un paio di volte ogni ora, di appuntamenti dati per il primo pomeriggio, di orari di voli e di treni. Ecco che si sentono già i primi echi di domande e di attese. 
Si sente già quel “luci!” imperativo della regia, segnale che spegne la sala e che trasporta, qualche secondo dopo, proprio lì, al centro della scena, dove... Cosa succederà al centro della scena?
E chi può dirlo... Certo sappiamo che Davide Sollazzi, Giovanni Pallotti, Peter Cornacchia e Stefano Calabrese saranno lì, chitarre-basso-batteria pronti a far fronte ad ogni impennata del solista che arriverà sul palcoscenico, ancora una volta, deciso a stupire il pubblico.

Marco Mengoni in questi ultimi mesi ha fatto quello che c'era da fare: scrollarsi di dosso gli ultimi rimasugli musicali da ex-talent e intraprendere, senza neanche un dubbio, quella che sente essere la sua strada, il suo modo di cantare la musica.

Sfrontato? sì. Coraggioso? Sì, anche. Sicuro, soprattutto. Sicuro che la musica che sente dentro di lui, quella che più gli calza addosso è quella che vuole fare, senza concessioni o compromessi. Forte del consenso ricevuto in tutti questi anni (e sono solo 3 da che è giunto davanti ad un pubblico!), ha raggiunto la consapevolezza di sé, di quello che vuole fare e verso cosa andare. Magari non sarà la scelta più facile del mondo, ma quando mai questo giovanissimo ha deciso per la via più facile? 

No, non sarebbe la sua via. Immaginatelo a tirar giù una scaletta tutta “cuore-amore”. Con il talento che si ritrova, la strada per il vertice delle classifiche di vendita sarebbe per lui tutta in discesa. No. Per Mengoni il canto non è la via che porta al “successo di cassetta” tout-court. "A Marco non piace fare il cantante, a Marco piace cantare", dissero di lui quasi tre anni fa. Ed è vero. Marco canta. Ed ha deciso ancor più fortemente di seguire questa urgenza dell'anima.

Proprio come abbiamo visto durante il Solo 2.0 Tour del 2011, due date che avrebbero dovuto restare lì, eventi unici da incorniciare, e che invece si sono moltiplicate per oltre un mese, replicando per ciascuna delle altre otto date un successo di pubblico davvero inconsueto per il nostro panorama. Ma Mengoni non ha mai “replicato” lo spettacolo, ne ha inventato uno nuovo ogni sera, analizzando l'umore del pubblico presente con la lucidità dei grandi e cucendo addosso agli spettatori ogni sera diversi il concerto più giusto, più atteso.

Marco showman in erba con il Re Matto Tour (una tournée da record in ogni senso: una cinquantina di date per un totale di pubblico davvero sorprendente); Marco – un anno dopo – showman dal piglio sicuro che mette in fila più di due ore di spettacolo danzando con estrema naturalezza tra il pop, il jazz, il rock, il blues e l'elettronica; Marco crooner “esperto” che regala al pubblico natalizio una magnifica Christmas Song, reggendo senza un tentennamento il confronto con il grandissimo Nat King Cole. Marco animale da placoscenico che incatena cuori, occhi e orecchie sul palco del capodanno di Catanzaro, lasciando già intravedere la sua nuova strada. 

Strada che abbiamo compreso 67 giorni dopo quando, dopo due mesi di silenzio, è tornato al Teatro Valle Occupato per un breve saluto. E lì è stato tutto chiaro. Lì tutti hanno potuto “sentire” cosa avesse fatto Mengoni in quelle settimane di assenza. Ha scelto. Ha scelto senza un tentennamento di seguire la sua musica. Qualunque essa sia e ovunque lo porterà. Sarà verso il pop o il jazz, sarà verso il rock o il blues, l'elettronica o la sperimentale... non lo sappiamo ancora. Ma qualunque sia, sarà certamente soltanto una tappa di un percorso artistico molto intenso, certo sorprendente, ma affatto matto. 

Sì, il Re Matto è morto. È nato l'artista, libero della sua stessa arte, che sembra bisbigliarci con ogni suo sguardo, con ogni sua nota, quello che ha cercato di insegnarci Hegel: “La musica deve elevare l’anima al di sopra di se stessa, deve farla librare al di sopra del suo soggetto e creare una regione dove, libera da ogni affanno, possa rifugiarsi senza ostacoli nel puro sentimento di se stessa”.

1 commento:

  1. complimenti al genio che ha scritto questo articolo !!! veramente è perfetto come lo è marco

    RispondiElimina

Commenta qui....