Marco Mengoni
da Re Matto a Re Solo
Il tour teatrale
fa tappa in Sicilia
Descrivere le cose belle, è sempre
difficilissimo perché vuol dire far prendere corpo a qualcosa che
per magia, per un’inspiegabile ragione, entra dentro, riscalda il
cuore e fa stare bene. Non è un semplice e fugace “star bene”,
ma una condizione dello spirito più profonda di quanto si creda.
Questa è Arte, l’arte con la A maiuscola, quella che commuove e
mostra all’uomo un piccolo angolino di paradiso. Arte è, quindi,
tutto ciò che l’uomo crea di bello per l’altro uomo. E’ uno
scambio proficuo per chi riesce a mettersi in sintonia con il
messaggio che chi fa arte, cioè l’artista, vuole lanciare. Tutto
questo vale per la letteratura, la pittura, la scultura e anche per
la musica. Senza volersi dilungare su cosa sia la musica, poiché la
querelle al riguardo è ancora accesissima; ponendoci però,
semplicemente questo interrogativo, possiamo affermare, senza paura
di essere assaliti, che la musica è emozione, un moto interiore
dell’anima, che sembra voler scalpitare e venire fuori nota dopo
nota. Valga per la classica, come per la leggera, perché i tempi
cambiano ed anche l’uomo, ma ciò che è bello è una gioia per
sempre, diceva Keats.
Spostando l’attenzione
su ciò che quest’Arte oggi propone, nel mare magnum della
mediocrità, spicca sempre un piccolo bagliore di speranza. Marco
Mengoni con i suoi soli 23 anni, è senza ombra di dubbio la promessa
e il futuro della musica leggera italiana. Non è una considerazione
fatta su ciò che umanamente mi trasmette la sua musica, ma una
constatazione oggettiva, che si fonda su un’analisi di ciò che il
panorama italiano offre e ciò che più si avvicina, oltre alla
quantità (Marco ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, basti
guardare le sue informazioni di presentazione) , alla qualità.
Far
musica è difficilissimo, arrivare ad un pubblico dagli 0 ai 99 anni,
ancor di più. Eppure, lui, con la sua semplicità e la sua umanità
così tangibile, ci riesce. Non è un fenomeno mediatico, ha già
abbandonato da tempo la strada televisiva che l’ha lanciato
(Xfactor e SanRemo), per seguirne una più dura, più difficile ed in
salita. Non sappiamo quali sentieri verranno percorsi, ma senza
dubbio, alla fine della strada, avremo la risposta. Una carriera
ancora breve, ma molto intensa, che già lascia candidamente vedere
verso quali margini di esplorazione sia Mengoni. Dal calderone del
talent show, al tour teatrale, Marco ha fatto un passo della gamba
molto lungo e rischioso, ma con risultati davvero sorprendenti.
L’Xfactor di Marco, non è solo un concetto legato al programma
televisivo che con una formula breve vuole lanciare il suo format, ma
è qualcosa che ha a che fare con la sua parte più personale. Uno
scrittore usa i libri, la carta per tirare fuori la sua anima; un
cantante usa la musica, la voce per far prender corpo a ciò
che inizialmente è solo una necessità di sfogo, una personale
necessità, ma che nella pienezza dell’Arte, diventa un cum
sentire.
Il Tour teatrale,
cominciato poco meno di un mese fa, è una nuova riproposizione del
tour invernale lanciato con due anteprime (Milano e Roma) lo scorso
novembre e che ha cambiato forma nel suo divenire, per mostrare,
ancora una volta un aspetto inedito del giovane cantante. Se l’album
Solo 2.0, oltre ad illustre collaborazioni, può contare su un sound
ed una voce più raffinata e matura, se il tour nei palazzetti è
stato un’estenzione del disco, con scenografie in chiave futurista;
il tour teatrale si discosta dall’eccentricità, dall’estrosità,
dall’eccesso, per porsi in chiave più intimista, più riservata,
più personale. Ed è stato esattamente così ieri sera a
Catania per la prima tappa siciliana che impegna in questi mesi il
giovane artista. Un’esperienza che le sole parole possono a mala
pena descrivere, perché bisogna provare per credere. Le mie
aspettative, molto alte perché direttamente proporzionali all’attesa
(durata quasi 3 anni) di un evento simile, sono state clamorosamente
smentite. Mi aspettavo qualcosa di sorprendente, fantastico,
accattivante, superbo, incredibile etc. etc.; ed invece tutti questi
aggettivi sono al di sotto della media di ciò che effettivamente è
stato.
Sul palco è salito un
ragazzo che con la febbre addosso, ha promesso che si sarebbe
“spaccato le vene” pur di farci divertire. Condizione fisica non
ottimale, eppure, se questa indisposizione è stata incisiva nel suo
rendimento, ben venga la febbre. L’introduzione al concerto, in cui
la voce di Marco e le immagini che sui due piccoli pannelli posti in
alto scorrono, sintetizzano come ci si trovi in una condizione in cui
l’effimero, il passeggero, rubi e risucchi gran parte della vita
dell’uomo, facendolo nascere vecchio e di come invece, un
progressivo tornare indietro, all’origine ed alla nascita, sia
indispensabile per poter cogliere il senso più alto della vita.
Ripartire dall’orgasmo che c’ha generato. Il concerto comincia
con il brano riarrangiato, (come tutti i pezzi a cura di Elisa),
Tonight, ma Marco non si mostra se non con la sua ombra riflessa su
un telo, non ci sono condizionamenti di alcun tipo, distrazioni di
alcun genere, occhi ed orecchie in perfetta sintonia per lasciarsi
guidare da una voce calda, potente e seducente. Gli acuti e gli
eccessi, che hanno spesso fatto indignare critica e giornalisti, sono
assenti. Non ci sono sbavature nella sue performance.
Non c’è
traccia di qualcosa di impuro, ma le aggiunte, i cambiamenti delle
parole dei testi, sono spontanei e lasciano intravedere senza ombre
un giovane che fonda la sua vita sull’amore, da intendere in senso
lato, come il sentimento più profondo e difficile con cui l’essere
umano si rapporta. Un trasporto intenso, accresciuto dalla calorosa
partecipazione attiva del pubblico siciliano ed in particolare, per
lo più, catanese. Una partecipazione avvolgente e non invadente che
ha saputo rispondere prontamente alle sollecitazioni dell’artista
nel seguirlo verso la magia della musica, esattamente come farebbe il
pifferaio magico. La comunicazione anche verbale, mostra l’indole
istrionica e altamente accattivante di Mengoni. Concerto diviso
in due parti, dunque. Dopo una breve pausa, si è ripreso con
brani più adatti ad un pubblico che ha voglia di ballare e che sotto
invito è accorso sotto il palco. Richiamo della sicurezza a cui
nessuno voleva stare ma che con una sollecitazione di Marco “fatelo
per me”, ha riscosso successo.
Una serata all’insegna della
musica e del divertimento spontaneo, in cui non vi è distanza tra
chi canta e chi ascolta, l’ambiente del teatro è congeniale alla
necessità di Marco di avere il pubblico con sé e del contatto
umano. Toccare le emozioni per assorbirle, per affrontare la
difficoltà iniziale dell’influenza, per dare il meglio di sé con
una carica ed una grinta straordinaria. Un Mengoni non solo cantante,
ma che si riscopre scenografo, regista e anche arrangiatore, che ci
porta in un viaggio di circa quarant’anni di musica, per
riscoprirla e rivalorizzarla. Un vero e proprio fac totum. Strappare
la bellezza ovunque essa sia e Marco lo fa prendendo spunto dai
Beatles, per poi passare dall’altra parte del mondo con Elvis, fino
ad arrivare ai nostri giorni, con un ricordo ancora acceso e per
nulla appassito di Amy Winehouse. Un’esperienza
straordinaria, che sicuramente ha commosso Marco che come sempre ha
ringraziato il suo pubblico, apostrofandolo con l’aggettivo caldo.
E non poteva essere diversamente l’accoglienza che si sarebbe
potuto aspettare da questa terra e dai suoi abitanti, dove il calore
ci arriva direttamente dal sole. A chi ancora oggi, nutrisse dubbi
sulla qualità artistica ed umana di Marco Mengoni, propongo,
sollecitamente di provare una tappa del suo Tour che lo terrà
impegnato fino alla fine di maggio in giro per l’Italia.
Prima di storcere il
naso, drizzare le orecchie.
Ripreso da: http://symposium-somniumscipionis.blogspot.it/2012/05/marco-mengoni-da-re-matto-re-solo.html
Marco e' unico.. ancora in erba ma...Dio ce ne mandi cosi'... arte pura..prima o poi riusciro' a dipingerlo..ma non e' facile...e' imprevedibile,, e' Marco..... <3
RispondiEliminaBellissima recensione! Grazie!
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