![]() |
Enrico Melozzi con i 100 violoncelli del Valle in un momento della performace di Marco Mengoni |
Chi legge questo blog
è certo
interessato
alla musica. Alla musica
di Marco Mengoni, ovvio,
ma
certamente anche
al suo modo di viverla,
ovvero in piena libertà.
Il concetto di “libertà di
espressione” però è parecchio abusato. Se ne fanno manifesti
scambiandolo per protervia: non certo per cattiveria, ma solo perché
è un concetto difficile da gestire, da comprendere, da accettare.
Ma chi ama la musica, e i lettori di
questo blog amano la Musica, sa perfettamente come si gestisce la
propria “libertà di espressione”. Perché sa – perchè ha
visto almeno una volta – come funziona un progetto artistico: si
dice la propria, accettando con piacere le critiche altrui,
trasformando un dibattito in dialogo costruttivo, traendone forza per
crescere ancora un po'.
Chi legge questo blog sa che la
situazione artistica in Italia non è tra le più felici del mondo.
Noi, poi, sappiamo fin troppo bene quanto è difficile per i prodotti
artistici di qualità approdare su un palcoscenico o - peggio ancora
– in tv o in radio. I perchè di tutto ciò sono così tanti che
non basterebbe un dizionario...
Per fortuna, ecco che ogni tanto si
incontrano artisti coraggiosi che sposano un'idea, ci costruiscono su
un progetto e si danno da fare per realizzarlo e per farlo conoscere,
con ogni mezzo a loro disposizione.
Così, anche se il progetto
nasce sotto ai palchi settecenteschi di un teatro “classico”, l'idea arriva persino a uno stuolo di fans della più giovane
star della musica italiana. Fans che accorrono lì dove probabilmente
mai avrebbero messo piede altrimenti, e scoprono Debussy, Tristano e
Isotta, ma anche Sollima e la voce magica del violoncello. Persino
come si costruisce uno strumento musicale.
Il progetto, poi, è davvero bello.
Pensate: un teatro, ovvero la “casa” per antonomasia dell'Arte,
che diventa Bene Comune. Che diventa “di tutti”, così da tenere
fuori ogni sorta di padre-padrone che finisce, volente o nolente, per
far passare l'Arte che più gli garba (che in genere equivale a
quella più economicamente vantaggiosa, innescando un pericolosissimo
gioco al ribasso per poter accontentare tutti con il minimo
sforzo).
Un Bene Comune è libero. Libero di proporre, di
accettare o di rifiutare. Libero di provare. Libero di far scuola e
decidere di impiegare molta parte della sua energia a insegnare, a
far crescere.
E se “L'Arte rinnova i popoli”,
trasformando l'Arte in Bene Comune chi vorrà potrà accedervi più
facilmente, misurandosi con Lei, imparando a guardare al mondo in
modo più ampio, “allargando gli orizzonti della propria
conoscenza”, magari trovando anche una chiave di lettura diversa,
certo toccando con mano che un sogno non è detto che debba per forza
restare tale perchè “nessuno ascolta”.
Il progetto del Teatro
Valle Occupato ci piace. Ci piace tanto. Almeno quanto questa “Sonata a due” che forse meglio di ogni parola esprime il significato di
partecipazione artistica.
Ascoltatela (dura pochi minuti). Magari
vi piace!
P.S. Un'ultima cosa: chi volesse diventare socio di questo progetto può farlo con soli 10 euro e questo link.
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta qui....