Riceviamo e volentieri pubblichiamo
(Marco Mengoni, Solo - Trento, 4 luglio 2013)
Velocizzare un passaggio… usare una intonazione diversa dalla precedente… un respiro fra una frase e l’altra per allungare di poco il ritmo… usare la musica per una parola soppesandola, rendendola più importante, più piena…
Un concerto da ascoltare, da guardare, da gustare: sì perché mi piace ascoltare le parole, mi piace ascoltare la “fisicità” e i gesti; mi piace ascoltare solo una corda di chitarra o tutte insieme, il tasto per un accordo, i piatti della batteria che si baciano.
Mi piace ascoltare la goccia di sudore che percorre tutto il corpo indice di fatica, di passione, di comunione; mi piace ascoltare tutto ciò che la musica e l’arte producono: il totale abbandono, lasciarsi cadere tutto addosso e assorbire tutto il colore del miele e dell’ambra.
Questo e molto altro ancora lasciano segni indelebili, che come un tatuaggio non saranno cancellati via dalla mia anima che tonerà ad essere stropicciata o zuccherata ogni volta che mi troverò davanti alla musica, a tutto quello che su un palcoscenico viene rappresentato.
In confronto di un cuore che si ferma, di un cuore che schizza fuori, di un cuore che fatica a tornare al suo posto... cosa volete che siano un paio di bermuda o un paio di calzini arrotolati? (nunzia fontana)
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