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Marco Mengoni - Torino - MTV Days 2012 - foto per gentile concessione
di © Germano Pozzati (tratta da www.flickr.com/photos/gerrypozz) |
Marco Mengoni
ha incantato giovani
e meno giovani,
che si lasciano
trascinare nel mondo
in cui poche sillabe
diventano
quattro ruote
su cui percorrere
un viaggio
senza limiti e confini
Non
è colpa nostra, è stato lui a cominciare!
Noi
“pubblico di lungo corso” siamo andati ai primi concerti di Marco
Mengoni con tutte le intenzioni di lasciare da parte i decenni di
musica di ogni genere -amata, sofferta e vissuta- e di ascoltare
questo giovanissimo artista con lo spirito più neutro possibile, con
la certezza della sua voce straordinaria, ma senza attese o pretese
di sorta.
Già
dopo le prime date del Re Matto Tour del 2010 si avvertiva che il
cantante mordeva il freno nel restare all'interno dello schema
standard dei pezzi (strofa-strofa-bridge-strofa-bridge-finale) e che
ad ogni concerto trovava il modo per aprire parentesi sempre più
ampie alla Grande Assente della musica pop italiana:
l'improvvisazione.
Si
perché, a parte l'immensa Mina, sembra che i nostri interpreti siano
un po' allergici ad uscire dal “racconto” che un brano propone
per girovagare nell'universo della pura emozione musicale.
Quando
il ventenne di Ronciglione nominò Ella Fitzgerald tra i suoi numi
tutelari, le nostre vecchie ossa ebbero un fremito e le nostre
orecchie assunsero forma appuntita. Non che i giovani siano tutti
ignari di ciò che esisteva prima di i-Tunes, ma insomma... la cosa
ci colse di sorpresa, di graditissima sorpresa.
Così
tra un vocalizzo carnatico e l'esplorazione delle mille e una
possibilità di risolvere una cadenza, Marco ha incantato giovani e
meno giovani, che si lasciano trascinare nel mondo in cui poche
sillabe diventano quattro ruote su cui percorrere un viaggio senza
limiti e confini. In parte, però, perché il cantante sul palco non
è solo, bensì è fiancheggiato da musicisti che creano con i loro
strumenti la trama fondamentale su cui si basa il momento
musicale.
Ma come si conciliano le “fughe in libertà” di un solista improvvisatore con la continuità armonica e melodica del pezzo?
Un
po' con lo stesso concetto per cui uno chef può azzardare ricette
fantasiose pur rimanendo nei limiti del gusto: gli ingredienti base e
le regole di cottura.
L'ingrediente
base di tutta la musica è il tempo: si può rallentare, accelerare,
sospendere, “rubare” , sincopare, ma la scansione in due - in tre
o in quattro rimane rigorosamente la stessa; e tutti i musicisti
sanno che per quanto lunga possa essere un'improvvisazione, ci si
ritroverà alla fine di una battuta e si riprenderà insieme
dall'inizio della sezione precedente, come se si fosse chiusa una
parentesi.
Le
regole di cottura sono quelle della tonalità. Ogni brano nasce in
una tonalità che poi, normalmente, segue un certo giro, cioè ha
degli accordi che vengono ripetuti per un certo numero di battute.
L'improvvisatore può restare nella tonalità iniziale o spaziare
anche in altre (fino ad inserire brani di altre canzoni), ma anche lì
sa che prima della fine dell'improvvisazione dovrà “tornare a
casa”, ovvero rientrare nella tonalità di partenza.
Naturalmente
la confidenza tra musicisti permette una maggior elasticità e quindi
una maggiore libertà per chi sta improvvisando, ma anche chi non si
è mai visto né conosciuto sa come funzionano le cose e può
cavarsela onorevolmente, come succede nelle jam sessions.
Che
la faccenda funzioni non è proprio una novità: già ai tempi del
canto gregoriano – mille anni fa - i frati cantori si divertivano
a prolungare a piacere alcune sillabe degli inni mentre gli altri
tenevano una nota fissa di base. Dai “melismi” di allora alle
improvvisazioni di oggi il fascino della creatività individuale in
rapporto ad una base comune condivisa non è cambiato, e crea
nell'ascoltatore un momento di sospensione magica.
Piccolo particolare: per i cantanti è richiesta intonazione praticamente perfetta oltre che senso del tempo a dir poco inattaccabile.
E dato che è stato proprio Marco a nominarla, lasciamo ad Ella il compito di farci un esempio di improvvisazione facile facile... per chi puode! (mlml)
grazie! Mi sono sempre chiesta come facessero i musicisti ad essere così sincronizzati con i "voli" di Marco, ora ho capito!
RispondiEliminaQuesto articolo è davvero una vera e propria perla da ricordare e custodire nel cuore.Grazi per le spiegazione musicali e per aver rappresentato in maniera esemplare questo grande giovane artista capace di trascinare i suoi seguaci ascoltatori nel mondo in cui poche sillabe diventano quattro ruote
RispondiEliminasu cui percorrere un viaggio senza limiti e confini!
Grazie di cuore!